Appello Donne e Media: nel nuovo Contratto di servizio la Rai accolga le riforme proposte

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L’Appello, promosso da Gabriella Cims, ha raccolto migliaia di adesioni, tra le richieste anche quella che la Rai svolga un ruolo esemplare contro il ‘femminicidio mediatico’.

Italia


Gabriella Cims

Nel giorno in cui il Cda Rai ha approvato ila bozza del nuovo Contratto di servizio, l’Appello Donne e Media sottolinea il ruolo che la tivù pubblica può esercitare per dare avvio ad una più corretta rappresentazione delle donne. L’Appello, promosso da Gabriella Cims e diffuso da key4biz da novembre 2009, ha raccolto migliaia di adesioni e si basa sul presupposto che solo attraverso un rinnovato approccio culturale, fortemente guidato dai media, sarà possibile contrastare l’insopportabile prezzo di violenza e morte subìto dalle donne.

 

La Rete di associazioni e rappresentanze professionali che, aderendo all’Appello Donne e Media, ha reso possibile la prima riforma del Contratto di servizio pubblico televisivo inserendo ben 13 clausole sul rispetto della dignità umana, culturale e professionale delle donne, si è nuovamente rivolta al Presidente della Repubblica con una lettera inviata a ferragosto (Testo della lettera). A Napolitano, che aveva già espresso il suo sostegno all’iniziativa, e alle altre autorità, l’Appello Donne e Media ha ricordato la tragica morte della sedicenne calabrese bruciata ancora viva dal suo coetaneo fidanzato, celebrata con un minuto di silenzio dai Deputati nel mentre approvavano la Convenzione di Istanbul promossa dal Consiglio Europeo contro la violenza sulle donne.

Brucia la pelle. Sferza le nostre coscienze questa aspra dicotomia tra l’uno e l’altro accaduto. Ci induce a prendere atto del grande divario esistente tra gli intenti della classe politica e dirigente del Paese e i fatti di cronaca che quasi ogni giorno ci hanno abituato a registrare l’omicidio di una donna, anche in presenza di denunce cadute nel vuoto, come accaduto pure nei giorni scorsi. La drammaticità e l’emergenza dei fatti ci impongono di correggere la rotta, di andare oltre le Convenzioni sovrannazionali e chiederci quali “azioni” ulteriori porre in essere con urgenza, posto che quelle esistenti evidentemente non sono sufficienti a contrastare un fenomeno dilagante.”

 

Nella lettera, Gabriella Cims e gli altri firmatari, sottolineano che “sarebbe ancora velleitario illudersi che i pur buoni propositi contenuti nel decreto sul “femminicidio”, possano arginare questa onda di orrore se non si riesce a puntellare ogni iniziativa con una profonda evoluzione culturale. Vi è infatti un “femminicidio” altrettanto grave compiuto ogni giorno dai mezzi di comunicazione i quali offrono in prevalenza modelli ornamentali di femminilità, eliminando brutalmente dalla narrazione collettiva la stragrande maggioranza delle donne che vivono e operano nel nostro Paese, dando un grande contributo di crescita a tutta la società. E’ una ferita mortale, una grave violazione dei diritti fondamentali di cittadinanza.”

 

Occorre considerare che oggi un medesimo “contenuto audiovisivo” per esprimersi può viaggiare attraverso molteplici piattaforme tecnologiche ed essere fruito migliaia di volte attraverso i diversi terminali, dalla tivù, al pc, all’Ipad, allo smartphone, di cui ormai siamo in gran parte dotati. Quindi lo stesso contenuto, o “servizio di media audiovisivo”, ha una potenza assolutamente maggiore rispetto agli anni addietro, proprio in virtù della diffusione dell’innovazione tecnologica che lo rende “multimediale”. Il tempo della tivù senza confini, come declamava la vecchia normativa europea prima del 2007, è finito. Ma sembra ancora difficile assumere le conseguenze che ciò determina sull’aumentata influenza che i nuovi “servizi di media audiovisivi” hanno nella formazione dei bambini, dei giovani, degli stessi adulti, insomma della società.

 

La riforma attuata dall’Appello Donne e Media ha avviato un processo di rinnovamento fondamentale, “una nuova linea editoriale”, come evidenziato dalla Presidente della Rai Anna Maria Tarantola nella sua missiva del 29 maggio scorso in risposta alle nostre sollecitazioni (Leggi Articolo Key4biz), in cui si è impegnata sull’attuazione di “un proficuo ‘nuovo corso’ per una rappresentazione mediatica non stereotipata delle donne“, convenendo che il nuovo Contratto di Servizio 2013-2015 diventi “un’utile occasione per progredire ulteriormente sul percorso di bilanciamento della rappresentanza delle donne in ogni ambito sociale“.

Nella lettera a Napolitano si sottolinea che “non è più rinviabile la realizzazione delle riforme che la Rete composita dell’Appello Donne e Media ha sostenuto in questi anni. Riforme che hanno come obiettivo finale l’effettiva parità di percezione, di valutazione e di apprezzamento che è la conditio sine qua non per edificare la parità di trattamento sostanziale e non solo formale tra gli uomini e le donne, come sancito dalla Costituzione”.

 

Le sostenitrici e i sostenitori dell’Appello chiedono al Presidente, e alle Autorità in nota, di proseguire nell’attuazione delle riforme proposte, ritenendo necessario:

 

•          Confermare, nel Contratto di Servizio Pubblico in via di rinnovo, la portata integrale dei 13 articoli proposti dall’Appello Donne e Media, già in vigore nel Contratto scaduto a dicembre 2012, e la citata “nuova linea editoriale” da essi introdotta;

•          Istituire un “Gruppo di lavoro ad hoc“, con risorse interne ed esterne alla Rai, in grado di svolgere sia funzioni propositive, per la formazione di genere, la formulazione di contenuti audiovisivi idonei a rispondere ad una rappresentazione realistica e plurale delle donne, anche individuando le risorse produttive e finanziare atte alla realizzazione; sia funzioni consultive per la verifica dei dati prodotti attraverso il monitoraggio dei contenuti, con un coinvolgimento della Rete di associazioni e rappresentanze attive nell’affermazione dei diritti delle donne;

•          Monitorare l’effettiva presenza delle donne non solo nel consiglio di amministrazione ma anche nelle posizioni apicali direttamente in grado di influire sull’innovazione delle scelte editoriali nella programmazione Rai;

•          Dare attuazione all’impegno pubblicamente assunto dalla dirigenza Rai e dal Governo ben 18 mesi fa, il 7 marzo 2012, per la programmazione sperimentale di una serie di puntate sul “Talento delle Donne“, quale segnale concreto di attuazione della nuova “linea editoriale”;

•          In relazione alla richiesta del Codice Deontologico Donne e Media, affinché esso superi i limiti aleatori del buon intento, occorre un emendamento al Testo Unico Radiotelevisivo che ne sancisca il rispetto, similmente a quanto già adottato per il Codice Media e Minori. 

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