La quantità e la dispobilità di oggetti intelligenti in grado di connettersi in rete (smart city device) aumenterà in maniera decisa nei prossimi anni e, secondo il nuovo “Smart Cities Devices Report“ di IHS, nel 2025 saranno 1,2 miliardi i device attivati nelle smart cities di tutto il mondo (sono stati 115.4 milioni nel 2015).
Se durante lo scorso anno il numero di oggetti interconnessi dell’Internet of Things attivati in Europa, Nord America e Asia è stato più o meno simile, circa un terzo del totale per ciascuna macro area, nel 2025 alle città asiatiche sarà destinata più della metà di tali dispositivi IoT.
Due i motivi di questa evidente disparità tra mercati, secondo la ricercatrice IHS Roz Euan-Smith: “In primo luogo l’Asia tutta vedrà aumentare drasticamente il numero di abitanti delle sue città, aprendo di fatto l’emergenza nel rapporto domanda-offerta di materie prime e risorse alimentari, in secondo luogo, perché i Governi nazionali di questi Paesi hanno annunciato imponenti progetti smart city e relative risorse finanziarie per far fronte alla complessità delle sfide”.
Sono portati ad esempio il mega progetto delle 100 smart cities in India, il programma Singapore Smart Nation e altre iniziative in Cina e Giappone.
Ovviamente, anche se in posizione defilata, gli Stati Uniti continuano a rappresentare il mercato con le potenzialità maggiori, sia in termini di investimenti, sia di ricavi. Lo scorso settembre, ricorda l’analista IHS, la Casa Bianca ha annunciato investimenti per 160 milioni di dollari dedicati all’imlementazione di progetti smart city e IoT in tutto il Paese.