Telecom: il titolo riprende quota. Dai consiglieri indipendenti sostegno alla proposta di aumento di capitale

di Alessandra Talarico |

In America Latina, i governi di Brasile e Argentina pronti a intervenire per imporre la cessione di asset ed evitare la concentrazione del mercato. In pole position per l’acquisizione ci sarebbero Vodafone e AT&T.

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Viaggia in territorio positivo Telecom Italia che, in controtendenza rispetto al segno meno che caratterizza la mattinata di Piazza Affari, segna una crescita superiore al 3% (le contrattazioni sono state sospese nel pomeriggio per eccesso di rialzo) sulla scia dell’impegno del Governo sulla golden share e del sostegno degli amministratori indipendenti alla proposta di aumento di capitale che dovrebbe essere presentata al prossimo cda del 3 ottobre. La riunione, al momento, non è ancora stata convocata.

Nell’eventualità che Bernabè proponesse un aumento di capitale, “noi lo appoggeremmo”, ha fatto sapere il consigliere indipendente Massimo Egidi.

“Noi come indipendenti rispecchiamo quello che i fondi e i piccoli azionisti chiedono, facciamo gli interessi di quasi l’80% del capitale che è mal rappresentato”, ha aggiunto, spiegando che questa posizione è volta a difendere sia gli interessi “degli azionisti di minoranza che di Telecom stessa”.

Ieri era stata la volta di un altro consigliere indipendente, Luigi Zingales, ad alzare la voce, criticando a nome di tutti gli amministratori indipendenti l’accordo con Telefonica e deplorando il fatto che “l’ordinamento italiano non contempli strumenti di tutela della maggioranza degli azionisti, quando pacchetti in grado di conferire il controllo di fatto finiscono nelle mani di azionisti in conflitto con l’interesse sociale”.

Ancora una volta e sempre nell’indifferenza generale, Zingales ha osservato come “la partecipazione di maggioranza relativa di Telecom venga trasferita a sostanziale vantaggio di pochi, senza alcuna considerazione per la maggioranza degli azionisti”.

L’amministratore indipendente ha poi sottolineato che tra le varie gravi ripercussioni dell’accordo ci sarà la dismissione di asset preziosi per il rilancio dell’azienda come Tim Brasil, al momento l’attività più redditizia.

In Brasile, infatti, Telecom e Telefonica sono diretti concorrenti poiché controllano il primo e il secondo operatore mobile del Paese.

Il ministro brasiliano delle comunicazioni, Paulo Bernardo, ha già fatto sapere che l’antitrust potrebbe imporre la vendita di uno dei due asset quando la società spagnola arriverà al controllo del 100% di Telco.

 

“Due operatori tanto importanti non possono essere controllati da una sola azienda, che andrebbe a detenere più della metà del mercato”, ha detto il ministro, sottolineando che il regolatore valuterà la situazione appena riceverà comunicazione ufficiale del deal.

L’antitrust carioca aveva già imposto rigidi paletti nel 2007, quando il gruppo iberico entrò in Telco e all’epoca comunicò che anche “il più piccolo cambiamento nei rapporti tra le due aziende…potrebbe compromettere l’equilibrio del mercato rendendo necessari ulteriori interventi”.

Vivo e Tim Brasil controllano rispettivamente il 28,69% e il 27,22% del mercato mobile brasiliano. Il restante è suddiviso tra Claro (America Movil) con il 24,97% e Oi col 18,66%.

Ma, ha puntualizzato Bernardo, nessuno dei concorrenti potrà mettere le mani su Tim Brasil per evitare ulteriore concentrazione del mercato. Ecco allora che sta cominciando il toto-pretendenti, con Vodafone e AT&T tra i nomi più gettonati per rilevare le attività brasiliane di Telecom.

 

Anche il governo argentino sta comunque ‘studiando’ la vicenda, visto che anche nel paese si profila un conflitto d’interesse: Telefonica controlla Telefonica de Argentina, mentre Telecom Italia controlla indirettamente Telecom Argentina.

Il Governo ha quindi chiesto all’antitrust di “stabilire se la modifica della struttura azionaria di Telco viola in qualche modo gli impegni che entrambe le aziende hanno sottoscritto nell’ottobre 2010″ (Leggi articolo Key4biz).

“Qualsiasi cambiamento dev’essere pro-competitivo ed espressamente approvato dal governo argentino”, sottolinea l’esecutivo in una nota. 

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