Protocollo

Dal Bitcoin all’Internet of Things: ecco perché le Blockchains cambieranno il mondo

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Le Blockchains sono libri mastri digitali distribuiti in rete, in grado di registrare senz database centrale blocchi di dati accessibili a tutti.

Oggi è il Bitcoin, domani l’Internet of Things. Ma la vera rivoluzione che sta dietro a entrambe queste nuove tendenze digitali si chiama Blockchain, ovvero il libro mastro fatto di blocchi di dati concatenati e distribuiti in rete che consente di mantenere “l’indipendenza” della moneta virtuale da un lato e dei miliardi di oggetti connessi dal controllo di terze parti. La Blockchain è considerata la vera rivoluzione tecnologica del futuro, perché in grado di garantire l’integrità degli scambi in criptovaluta dal controllo centralizzato delle banche e lo scambio peer-to-peer di pagamenti. In futuro, la blockchain consentirà l’indipendenza dei dati scambiati fra miliardi di dispositivi connessi in ottica IoT, senza il ricorso a un database centrale di terze parti deputato al loro controllo.

Le criptovalute, di cui il bitcoin è la più importante, si distinguono dalla valuta tradizionale perché non sono create né controllate dai singoli stati. L’unicità del bitcoin è basato appunto sulla fiducia che si crea in rete, garantita da un protocollo informatico che consente di immagazzinare e aggiornare le transazioni in bitcoin in tempo reale, aggiornando i “blocchi” di dati della blockchain per ricostruire in ogni momento la storia dei diversi pagamenti che si realizzano in rete.

Ma quello dei bitcoin è soltanto il primo grande caso di applicazione della blockchain, che in futuro si potrà sviluppare in una miriade di catene basate su un codice open source che chiunque potrà scaricare gratis in rete.

Ma come funziona la blockchain?

Ognuno di questi blocchi di dati, come nel caso del bitcoin, è distribuito in rete: è gestito da un network di computer messi a disposizione da volontari sul web; non esiste quindi un database centrale da hackerare, ma una catena aperta e imprendibile dagli hacker.

Ogni blockchain è pubblica, chiunque può consultarla perché è accessibile sul web. Ogni dieci minuti, tutte le transazioni in bitcoin vengono aggiornate e immagazzinate un blocco, concatenato con quello precedente, il che crea appunto una catena, uno storico. Per rubare dei bitcoin in rete, quindi, bisognerebbe riscrivere le catene pubbliche presenti in rete, modificando la concatenazione delle transazioni. Ma sembra un’impresa praticamente impossibile, perché le catene di bitcoin sono pubbliche e accessibili a tutti e modificare le catene di dati in pubblico sarebbe praticamente impossibile.

Ma questo nuovo protocollo di immagazzinamento digitale può essere applicato a qualunque catena di dati, non solo alle transazioni in bitcoin: Ad esempio, nuove blockchain possono essere dedicate a registrare i certificati di nascita e di morte, ai conti finanziari, alle votazioni, alla provenienza del cibo che mangiamo, e a qualunque cosa possa in definitiva essere espressa in codice.

Un protocollo informatico che consente quindi di creare migliaia di “libri mastri” digitali, che in un futuro non troppo lontano saranno capaci di registrare la storia di miliardi di dati figli dell’Internet of Things: l’Internet of Things ha bisogno di un libro mastro dei dati registrati dai miliardi di sensori che saranno presto in circolazione e dai miliardi di condivisioni di dati degli oggetti connessi.

Quindi perché la Blockchain ci deve interessare? Perché è grazie a questo protocollo che i consumatori potranno controllare in rete da dove arriva la carne del loro hamburger; i cittadini potranno controllare la trasparenza e l’accountability dei leader politici; gli utenti dei social potranno sapere dove cercare il modo in cui i loro dati vengono utilizzati. Tutto in rete.

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