Palazzo del Quirinale, 18/04/2016
Un saluto molto cordiale a tutti voi. Benvenuti al Quirinale!
Neppure quest’anno mi avventuro in formule augurali, per rispettare l’attesa dei candidati al Premio.
Permettetemi però di fare – questo sì – gli auguri al cinema italiano. Che li merita. E’ espressione viva e significativa della nostra cultura, della nostra creatività e professionalità. E continua a offrire al pubblico – giovane e meno giovane – emozioni, sorrisi, poesia, immagini che ci sorprendono e ci fanno pensare. E di pensare abbiamo davvero bisogno. Ce lo ricorda, oggi, l’ennesima tragedia nel Mediterraneo dove sono morte – sembra – alcune centinaia di persone nel giorno in cui si compie un anno dal naufragio dove persero la vita ottocento persone.
Pensare è necessario, e il cinema aiuta a pensare.
Siamo nel pieno di un cambiamento epocale, che riguarda le tecnologie come i modi di vivere. Il mondo della comunicazione è rivoluzionato, e al tempo stesso è divenuto motore di innovazione. Tanti si sono chiesti se il cinema sarebbe sopravvissuto ai mutamenti del linguaggio, alla proliferazione dei media e al cambio delle gerarchie dei consumi. Vi vedo in forma e combattivi. Resto convinto che il cinema ha ancora tanto da dare alla società e che continuerà ad avere un ruolo importante, anche se, ovviamente, dovrà compiere nuove scelte creative, migliorare organizzazione e strumenti, sperimentare inedite sinergie.
I numeri dei biglietti venduti nelle sale confermano che il futuro ha la porta aperta davanti a noi. Sta alla nostra intelligenza attraversarla. E sta al sistema Italia favorire chi merita, chi ha idee e coraggio, chi sa mettere l’esperienza e la professionalità al servizio di un buon prodotto.
L’Italia ha bisogno del cinema, di un cinema vivo, non meno di quanto voi abbiate bisogno di strutture, di servizi, di leggi che vi consentano di affrontare a testa alta il mercato e rafforzare le molteplici professionalità che già sono un vanto del settore.
Questa è un’edizione particolarmente importante dei David di Donatello. Sono passati sessant’anni dalla prima cerimonia di premiazione, al cinema Fiamma di Roma. Un compleanno speciale, per il quale è giusto rendere merito a Gian Luigi Rondi, che dei David è stato promotore instancabile e che continua a fornire prova di quell’elisir che, evidentemente, le magie del cinema, per riconoscenza, hanno materializzato in suo favore.
I sessant’anni dei premi David si celebrano proprio nell’anno in cui la Repubblica ne festeggia settanta. C’è un legame molto forte tra il cinema italiano e la Repubblica. Non mi riferisco soltanto alla straordinaria vitalità che si espresse nel secondo dopoguerra, ai capolavori del neorealismo e a quella primavera artistica che tutto il mondo ha apprezzato. Furono, queste, le vette di un paesaggio, la cui bellezza si è comunque manifestata in tanti modi e in tanti dettagli.
Il cinema italiano ha prodotto molti generi di successo e ha accompagnato la crescita del nostro Paese. Crescita democratica, crescita sociale, crescita nelle conoscenze. Rafforzamento della stessa identità nazionale. Dobbiamo ancora andare avanti, insieme. Immaginando uno sviluppo nuovo, sostenibile, solidale, in cui la qualità italiana sia una risorsa di cui tutta la comunità possa beneficiare.
Il cinema può e deve continuare ad accendere le proprie luci su questo cammino, anche osservando in modo disincantato le nostre contraddizioni e i punti di crisi. Non credo a una distinzione netta tra cinema impegnato e non. Il cinema, nel suo complesso, è cultura e alta professionalità. E’, al tempo stesso, memoria e specchio del presente. Radici e immaginazione. Nella società globale, dove le informazioni corrono sempre più veloci, il cinema può aiutare la società a rinsaldare le reti di connessione.
Per il sessantesimo del David vi sono riconoscimenti speciali. I premiati sono un’attrice e due registi, divenuti simboli del cinema italiano: Gina Lollobrigida e Paolo e Vittorio Taviani. Porgo a loro, che hanno appena ricevuto il premio, molte congratulazioni ed esprimo loro la riconoscenza del nostro Paese. E mi congratulo anche con gli organizzatori che hanno compiuto queste scelte. Si ha più forza nel guardare avanti quando si riconosce di avere ricevuto da altri qualcosa di prezioso. Il nuovo non nasce mai dal nulla. E il talento arricchisce soprattutto chi ha la capacità di apprezzarlo.
In questo anno altri premi internazionali sono stati riconosciuti a nostri maestri. Nei festival naturalmente si alternano sempre soddisfazioni e delusioni ma voglio ricordare i successi italiani e complimentarmi, in particolare, ancora una volta, con Ennio Morricone, vincitore dell’Oscar per la colonna sonora, al culmine di una impareggiabile carriera, dopo essere stato a lungo compositore amatissimo di motivi che restano legati a momenti della vita di ciascuno di noi.
Non è fuor di luogo ricordare i riconoscimenti ottenuti in altri Paesi, mentre si celebra il più importante dei premi nazionali. Il cinema, l’arte, la cultura sono per loro natura interdipendenti; e ignorano le frontiere. Il nostro sguardo sugli altri si incrocia con lo sguardo degli altri verso di noi.
Il cinema è anche un’immagine dell’Italia nel mondo, è un vettore di promozione e di conoscenza. Anche per questo profilo il cinema è importante per la società.
C’è una domanda di Italia nel mondo, che dobbiamo ascoltare e a cui dobbiamo rispondere. Il cinema è stato ed è componente di primo piano del gusto e dello stile italiano: è giusto esserne orgogliosi, anche mentre affrontiamo i limiti e le difficoltà.
Saper attrarre le produzioni estere e promuovere – insieme ai film italiani – anche le co-produzioni che utilizzano i nostri stabilimenti può contribuire a rilanciare le nostre immagini, le nostre città, le nostre bellezze, oltre a valorizzare le esperienze, e i tanti mestieri che le maestranze e gli artisti sanno svolgere con eccellenza.
Non dobbiamo aver paura di un confronto in campo aperto. Piuttosto dobbiamo credere nelle nostre capacità e investire con intelligenza nei vari settori della cultura. La cultura premia sempre l’investimento che una società è capace di fare su di essa. Sui saperi e sulla creatività si gioca la partita decisiva di domani: quella di guidare l’innovazione. Chi si limita a subire i cambiamenti, rischia invece la marginalità.
Una nuova legge sul cinema ha avviato il suo iter parlamentare. Il ministro Franceschini ne ha poc’anzi illustrato le linee.
Mi auguro che i risultati portino beneficio agli operatori, che favoriscano la formazione di giovani, e consentano un salto in avanti a un mondo così articolato, che esprime arte ma, al tempo stesso, costituisce una vera e propria filiera produttiva, con competenze e valori tecnici, la cui portata, in termini di occupazione, è tutt’altro che secondaria per il Paese.
Il mio invito è intensificare il confronto, già in corso, tra le istituzioni e i protagonisti del settore per giungere presto a un esito positivo e concreto. Abbiamo bisogno di entrambe le cose: dialogo ed efficienza.
Un piano di rilancio del cinema, com’è nelle ambizioni qui enunciate, del resto, ha bisogno di utilizzare diverse leve: le disponibilità finanziarie, l’accesso migliore ai servizi, i meccanismi fiscali automatici, gli aiuti per le opere degli esordienti e per i film sperimentali, il recupero delle sale storiche. Le risorse pubbliche sono limitate; e vanno utilizzate sempre con rigore e trasparenza. Tuttavia, vorrei che giungesse chiaro il messaggio che i risultati artistici, culturali, economici, di diffusione del cinema italiano ci stanno a cuore, e costituiscono un bene per l’intero Paese.
La scuola stessa è chiamata ad ampliare lo spettro formativo, potenziando, con la cultura musicale e l’arte, anche la conoscenza del cinema e della sua storia. Sempre più il sapere è interdisciplinare, sempre più lo spirito critico ha bisogno di uscire da ambiti settoriali. Questa è la sfida della modernità per la cultura.
Lo spirito di oggi è quello di un incoraggiamento al cinema italiano. La televisione e i nuovi media sono stati spesso visti come concorrenti insidiosi, ma possono diventare alleati, moltiplicando gli spazi e le piattaforme attraverso cui far conoscere le vostre opere. E’ opportuno che televisioni e media audiovisivi italiani ed europei diano uno spazio adeguato alle produzioni italiane ed europee: mi auguro che la nuova legge possa favorire questo comportamento.
Vi ringrazio per questa giornata. I vostri volti, i vostri talenti, le vostre differenze sono parte di un immaginario collettivo, che è un elemento importante della contemporaneità italiana. Abbiamo problemi, certo, ma anche risorse. Morali e culturali. E’ bene saperlo per non cercare alibi. Ecco, voi avete, tra gli altri, questo compito: ricordare a tutti noi, con il vostro bel lavoro, che l’Italia ha tante qualità per affrontare il futuro, per farsi ammirare; e per migliorarsi.