La fibra ottica non decolla: troppi freni agli investimenti e Fondi Ue che non vengono spesi

di Alessandra Talarico |

Solo il 3% delle famiglie Ue usa la banda ultralarga. Per l’FTTH Council, troppo complicato accedere ai finanziamenti e troppo lunghi i tempi per rientrare negli investimenti.

Europa


Fibra ottica

L’Europa deve investire nella fibra ottica per garantirsi un futuro di crescita e competitività, ma le aziende che operano nel settore, fiaccate dal continuo e consistente calo dei ricavi degli ultimi anni, non sembrano nelle condizioni migliori per affrontare gli ingenti investimenti – stimati in circa 200 miliardi di euro – atti a garantire il necessario cambio di marcia. Servirebbe coinvolgere altri investitori, puntare sulle partnership pubblico-privato, ma gli ostacoli su questa strada sono ancora tanti.

 

Secondo recenti stime, la fibra ottica – che offre velocità di 100Mbps rispetto ai 20 Mbps massimi del rame -vale ogni anno il 3% del Pil.

Non si tratta, dunque, solo di scaricare un film in pochi secondi, ma di dare una vera spinta all’economia, attraverso l’abilitazione di servizi di sanità digitale, eCommerce, cloud e tanto altro. Servizi che accrescerebbero la competitività delle aziende e permetterebbero ai Governi e alle famiglie notevoli risparmi di tempo e denaro.

 

Secondo il direttore generale dell’FTTH Council Hartwig Tauber al momento solo il 3% delle famiglie  europee ‘passate’ dalla fibra utilizza effettivamente le connessioni ultra-veloci, ben al di sotto dell’obiettivo del 10%.

 

Le reti in rame, spiega Tauber, difendendo ovviamente le ragioni del settore che rappresenta, “sono dieci volte più lente della fibra, soprattutto in upload, ma la maggior parte delle telco non ha una visione di lungo termine: molti operatori vogliono solo ritorni veloci e dividendi alti”.

Attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il fondo di Coesione, Bruxelles ha assegnato agli Stati membri 347 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Una parte di questa cifra è stata destinata anche al rafforzamento delle infrastrutture di telecomunicazione ma, denuncia Tauber, la maggior parte dei fondi non è stata spesa.

“Le partnership pubblico-privato sarebbero il modo migliore per sfruttare questi soldi, ma ci sono sempre condizioni annesse. Se, per esempio, un operatore accetta dei fondi per realizzare una rete, anche altri devono poter beneficiare di questi lavori e questo è un fatto che a molti operatori non interessa”, ha affermato Tauber.

Attualmente, ha aggiunto, ci sono in Europa circa 200 progetti regionali per lo sviluppo della fibra, per un valore di 60 milioni di euro. Ma questi progetti non trovano finanziamenti perché sono “troppo piccoli per i grandi investitori e troppo grandi per le banche locali”.

Altri fattori che penalizzano l’accesso al credito sono la complessità degli accordi di finanziamento e il tempo – lungo – di ritorno degli investimenti.

“Posare la fibra vuol dire aprire le strade. Questo vuol dire che bisogna aspettare 10-15 anni per vedere i frutti dell’investimento”.

 

La soluzione, secondo Tauber, sarebbe di aggregare i piani regionali così da creare progetti di maggiori dimensioni. E’ quanto accaduto, ad esempio, in Germania, dove 5 progetti regionali sono stati uniti e hanno così potuto ottenere un investimento dal parte della Banca Europea per gli investimenti (BEI).

 

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