Cresce l’attesa, nella comunità mediale e culturale italiana, per la giornata di martedì 12 aprile 2016 (a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, Spazio Expo), ovvero la prima occasione di pubblico confronto promossa in via istituzionale dal Ministero per lo Sviluppo Economico e dalla stessa Rai in relazione al rinnovo della convenzione che regola i rapporti tra lo Stato e il “public service broadcaster” italiano (convenzione che scade il 6 maggio 2016, ma… questo è un altro discorso).
Come è noto ai nostri lettori, il quotidiano telematico “Key4biz” si mostra particolarmente attento alla tematica, sia “motu proprio” (avendo avviato una sorta di pre-consultazione, fin dal 7 marzo scorso, con l’iniziativa editoriale “La Rai che vorrei”, cui hanno partecipato finora oltre una decina di professionisti del settore ed esperti di varia matrice culturale), sia nel monitoraggio dell’evoluzione, ideologica e tecnica, della cosiddetta – secondo l’inedito acronimo coniato dal Mise – “consultazione SPRT” (ovvero “Servizio Pubblico Radiotelevisivo”).
Abbiamo, nell’economia della rubrica “ilprincipenudo”, dedicato due corposi articoli all’iniziativa promossa da Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni: vedi “Key4biz” del 1° aprile (“Partenza last minute per la consultazione Rai: ecco la convocazione”) e successivamente del 4 aprile (“Consultazione Rai: editoria, musica e sociale assenti all’appello?”).
Senza tema di smentita, questo giornale è la testata che in Italia ha finora dedicato maggiore attenzione ad un’iniziativa che è senza dubbio commendevole, sebbene oggettivamente tardiva, e metodologicamente suscettibile di critiche.
Ricordiamo che la consultazione è fortemente voluta anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi: ieri l’altro 5 aprile, nel corso della diretta “#Matteorisponde” su Twitter e Facebook da Palazzo Chigi, il premier, a proposito di Viale Mazzini, ha ricordato che “Rai e Governo hanno lanciato un progetto di consultazione sul contratto di servizio per andare a decidere insieme”. Bene.
Approfondendo la questione, risulterebbero confermati alcuni dei “numeri” dell’iniziativa del 12 aprile prossimo, che pure erano in parte trapelati a margine dell’audizione del Sottosegretario Giacomelli in Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni in Senato il 15 marzo scorso: le 4 “macro-aree” saranno strutturate in 16 “tavoli tematici”; ogni “tavolo” sarà formato da 10 persone, di cui 9 saranno in rappresentanza di associazioni (60 le soggettività coinvolte) e di altre realtà della società civile (accademia, esperti, studiosi…) ed 1 sarà in rappresentanza della Rai; il coordinatore di ogni tavolo sarà un rappresentante istituzionale… Dovrebbero essere quindi coinvolte almeno 160 persone e circa 60 associazioni.
Abbiamo insistito, nel richiedere alla “Segreteria della Consultazione” ulteriori informazioni (sia sulle associazioni coinvolte, sia sui convocati, sia sull’organizzazione dei lavori, sia sul budget allocato per l’iniziativa…), ma ci siamo scontrati con un gentile muro di gomma di… riservatezza.
A fronte dei nostri dubbi su un qual certo deficit di “tematiche sociali”, dall’ufficio stampa del Sottosegretario Giacomelli, ci hanno però cortesemente spiegato che “dai nomi delle associazioni che parteciperanno ai tavoli i lettori della sua rubrica capiranno che non abbiamo affatto trascurato il sociale…”. Ne siamo ben lieti. Attendiamo di leggere l’elenco.
In verità, noi abbiamo scritto che non ci convince l’“atlante tematico” (l’architettura di lettura ideologica della fenomenologia affrontata) ideato da chi dirige la consultazione (un “regista”, per quanto ignoto, deve esserci, o no?!), perché ci sembra una mappatura asimmetrica: l’“economico-strutturale” sembra prevalere sul “culturale-sociale”. Come si evince anche soltanto leggendo le titolazioni dei 16 “tavoli”. Indipendentemente dai “convocati” e dalla rappresentatività delle “associazioni” coinvolte. Paradossalmente, la consultazione riproduce in sé quella che riteniamo essere una patologia della Rai stessa.
Non risultano chiare poi altre questioni: per esempio, l’iniziativa del 12 aprile è forse “a porte chiuse”, o sarà consentita la partecipazione di “uditori” e finanche di giornalisti?! Ci auguriamo veramente che sia a porte aperte, perché una occasione di dibattito di questo tipo merita la massima diffusione e divulgazione.
In effetti, ancora oggi, in questa nostra Italia (poco) “digitale”, le istituzioni promuovono spesso iniziative “consultive” che non godono della massima pubblicità (lo “streaming” è “rara avis”, così come il “download” delle registrazioni audiovideo…), in fasi delicate dei processi normativi e regolamentativi: un esempio, tra i tanti, quello dato dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, che martedì scorso (5 aprile) ha promosso un’occasione di incontro al Collegio Romano – ha scritto la storica Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) – “riservata ai rappresentanti del settore”, nella quale è stato presentato il disegno di legge d’iniziativa del Governo di riforma del cinema e dell’audiovisivo.
Erano presenti anche i Presidenti della VII Commissione del Senato e della Camera, il senatore Andrea Marcucci e l’onorevole Flavia Piccoli Nardelli, oltre alla senatrice Rosa Maria Di Giorgi (prima firmataria del ddl d’iniziativa parlamentare sulla stessa materia cinema). L’incontro è stato anche l’occasione per un primo giro di opinioni sul testo depositato due settimane fa in Senato. Perché questo incontro è stato “riservato” soltanto ai rappresentanti del settore (e, in argomento, si può aprire una querelle sulla “rappresentatività” di ogni associazione…)?!
Si ricorderà che, su queste stesse colonne, abbiamo tante volte lamentato (vedi per esempio “Key4biz” del 29 gennaio 2016, “Rivoluzione Cinema: ma come saranno allocate le risorse?”) come la gestazione del testo del ddl Franceschini-Giacomelli sia avvenuta attraverso una consultazione assai riservata ovvero con il coinvolgimento attivo di alcuni “stakeholder” soltanto (Rai, Mediaset, Sky, Anica, Apt e pochi altri intimi): ancora una volta, totalmente “a porte chiuse”. Nella redazione del testo del ddl Franceschini-Giacomelli, tra l’altro, tutta l’anima “estetica” ovvero autoriale del settore è stata ignorata, e viene coinvolta ora… “ex post”, nella fase di avvio dell’iter della novella normativa prospettata. La dinamica ci sembra anomala, oltre che curiosa. Anche qui un termine sintetizza efficacemente: asimmetria.
È vero che l’Italia è un Paese “sottosviluppato” in materia di “lobbying”, ma forse un esecutivo moderno potrebbe evitare pratiche vetuste. Invochiamo massima trasparenza. Invochiamo compartecipazione diffusa e dal basso.
Immaginiamo quindi che Radio Radicale (oltre alla Rai stessa, ovviamente) possa seguire i lavori di tutti i “tavoli” della kermesse del 12 aprile, e – come da sua storica tradizione – possa quindi renderne disponibile i risultati, a favore della comunità professionale e della collettività tutta.
Sarà molto interessante leggere l’elenco dei convocati per la giornata del 12 aprile. In casi come questi, s’annida sempre, dietro l’angolo, l’inevitabile rischio che qualche eccellente personalità non sia stata coinvolta.
Sia consentito osservare – esemplificativamente – che abbiamo appreso che due dei maggiori esperti italiani delle tematiche del “digitale” (inteso nella sua declinazione multimediale e divulgativa) non sono stati coinvolti. Si tratta di Carlo Infante e di Carlo Massarini, rispettivamente esperto di cross-medialità e story-telling il primo (promotore di iniziative come “Performing Media” ed “Urban Experience”), e giornalista mediologo di livello il secondo (basti citare la sua ottima conduzione dell’indimenticabile “Mediamente”, trasmissione Rai Educational in onda dal 1995 al 2002 killerata dal solito avvicendamento dell’alta dirigenza di viale Mazzini). Non sono stati convocati da Mise e Rai. Perché, di grazia?!
Non abbiamo certo messo in atto un… pre-sondaggio su “chi” ci sarà (e su chi non ci sarà) il 12 aprile, ma ci siamo limitati a verificare… “a campione”: queste due assenze ci sembrano però sintomatiche che il rischio di deficit di rappresentatività (in questo caso, di know-how ed esperienza, non di rappresentanza associativa) si concretizzi, e possa determinare un vulnus concreto dell’iniziativa.
E, ancora, ci domandiamo: perché, a pochi giorni dall’iniziativa, tutta questa perdurante cortina di… riservatezza?! Invochiamo maggiore trasparenza. Si tratta di una consultazione pubblica, non un seminario dell’Aspen Institute. O no?!
E, ancora, ridomandiamo: non sarebbe stato preferibile e più produttivo – e finanche, si consenta, più democratico – avviare la consultazione con una pubblica “call”, ovvero un invito a presentare proposte e suggestioni, e, sulla base degli input pervenuti, “convocare” anzitutto chi s’è magari preso la briga, da buon cittadino (ovvero da operatore del settore o da cultore della materia…), di elaborare delle idee e proposte?! Questa è la tanto invocata (e quasi mai messa in atto, in Italia) dinamica “bottom-up”. Questa procedura avrebbe anche prodotto documenti concreti, “paper” su cui promuovere il confronto…
Ci domandiamo poi se “La Segreteria della Consultazione” ha fatto tesoro di esperienze di dibattito che pure si son sviluppate negli ultimi anni: basti pensare a “think tank” come il festival Eurovisioni (la cui mente prima è rappresentata da Giacomo Mazzone, top manager dell’Ebu – European Broadcasting Union), l’associazione InfoCivica Carta di Amalfi (Bruno Somalvico), l’associazione Articolo 21 (Barbara Scaramucci), la stessa Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Beppe Giulietti), l’associazione Net Left (Sergio Bellucci), il movimento “MoveOn Italia / La Rai ai cittadini” (Marco Quaranta), senza dimenticare il laboratorio promosso dall’Università di Roma “La Sapienza” con l’iniziativa “Pallacorda” (Mario Morcellini)…
In altre parole, non sarebbe stato meglio stimolare un “concorso di idee” e quindi delle auto-candidature, piuttosto che, ancora una volta, cooptare dall’alto (con criteri selettivi ignoti, e peraltro nella perdurante assenza – ad oggi – di un… responsabile della consultazione) una eletta schiera?!
Il Mise ci ha cortesemente spiegato ed ha ribadito che “La Segreteria della Consultazione” è curata dallo staff del Sottosegretario, e si è avvalsa anche dei contributi di altri dicasteri, oltre che ovviamente della Rai. Immaginiamo – vogliamo immaginare – che siano stati coinvolti attivamente soprattutto il Mibact ed il Miur.
Ci domandiamo anche se, in tutta questa procedura, è stata coinvolta attivamente l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione… O forse Agcom è stata considerata un semplice “osservatore”, laddove in altri Paesi (più evoluti del nostro) le “authority” omologhe svolgono un ruolo ben attivo, anzi pro-attivo (non soltanto vigilanza e controllo dei doveri, ma anche elaborazione propositiva sulle prospettive: vedi il “benchmark” britannico dell’Ofcom rispetto a Bbc), in materia di “psb”?!
Ribadiamo: l’iniziativa di Giacomelli (in verità prevista dalla stessa legge di riforma della Rai) è in sé assolutamente commendevole, ma la procedura non ci sembra propriamente all’altezza di logiche di compartecipazione “dal basso” ai processi decisionali, né all’altezza – nell’era della comunicazione digitale – delle migliori tecniche di rappresentazione e sintesi del pensiero della comunità di riferimento.
Siamo curiosi di vedere se il 12 aprile i convocati riceveranno già una bozza del “questionario” che l’Istat andrà a sottoporre a pubblico sondaggio…
Nel mentre, nella certezza di non violare alcuna riservatezza e nella certezza di rispettare anche il diritto d’autore, riteniamo opportuno mettere a disposizione dei lettori di “Key4biz” il link ai documenti che “La Segreteria della Consultazione” ha segnalato ai convocati…
Clicca qui di seguito per leggere i documenti che la Segreteria della Consultazione “SPRT” (“Servizio Pubblico Radio Televisivo”) ha messo a disposizione dei convocati per l’incontro del 12 aprile 2016:
Materiali a supporto dei lavori della giornata:
Compiti del servizio pubblico nel Testo Unico sui servizi media audiovisivi e radiofonici
Protocollo allegato al Trattato di Amsterdam
Raccomandazione Ue sull’interoperabilità dei servizi di televisione digitale interattiva
Documento Ebu 2015 “Contribution to society”
Documento Ebu 2016 “Public Service Media in the 21st Century”
Documento Ebu Vision 2020 “Connecting to a Networked Society”