Città digitali, startup e ICT: la smart economy di New York vale 30 mld di dollari

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Le ICT e le smart technology sono la vera exit strategy dalla crisi economica. Michael Mandel ci illustra la rinascita di New York: nuova occupazione, startup e un mercato in crescita.

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Spesso la cità di New York non compare nelle principali classifiche dedicate alle smart city a livello mondiale. Eppure la grande metropoli americana è a tutti gli effetti una città digitale di massimo rilievo e l’ha confermato lo studio “Building a digital city: the growth and impact of New York city’s tech/information sector“, presentato da Michael Mandel della South Mountain Economics LLC in occasione del recentissimo Bloomberg Technology Summit 2013

 

Nonostante la crisi economica, che ancora è forte e preoccupa per gli esiti incerti, New York mantiene un’ottima performance in campo economico, soprattutto nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nelle nuove soluzioni ICT applicate a settori tradizionali e nuovi, e per il mondo delle startup.

 

Aree ad alto tasso di innovazione tecnologica che danno lavoro a 262 mila impiegati e che contribuiscono alla ricchezza locale per 30 miliardi di dollari l’anno. Rispetto ai dati nazionali e la crisi in corso, dal 2007 al 2012 New York ha visto aumentare il numero di addetti nel settore delle tecnologie digitali e dell’ICT dell’11%, con 26 mila posti di lavoro in più, per un valore economico pari a 5,8 miliardi di dollari.

 

Risultato eccezionale a cui hanno contribuito anche e soprattutto le startup tecnologiche nate negli ultimi anni e concentrate nelle aree di Brooklyn e del Queens tra cui: Shapeways, Fab.com, Relationship Science, AppNexus, Gilt Groupe ed Ets. Aziende che hanno lanciato nuovi servizi e applicazioni nei settori dell’ecommerce, del 3D, della moda, dei servizi di comunicazione, nell’advertising, nella ricerca online, nei contenuti digitali e del networking business.

 

Aree strategiche, a cui anche l’amministrazione pubblica ha dato un forte contributo favorendo gli investimenti delle big company del web, da Google a Facebook, da Amazon a Twitter, compreso il mondo dell’informazione, con gli operatori storici Bloomberg, Reuters, Viacom e Time Warner.

 

Un circuito di imprese e startup che presto ha coinvolto anche università e centri di ricerca, con rilevanti ricadute sul territorio metropolitano, tra posti di lavoro e servizi al cittadino. Esempi sono le diverse iniziative lanciate, come NYC Tech Talent Draft e l’Open Data Initiative, che hanno consentito l’avvicinamento di giovani ingegneri e neolaureati al mondo del lavoro.

  

A febbraio di quest’anno il sindaco della città, Michael Bloomberg, ha presentato la campagna di markerting pubblico “Made in NY“, con l’obiettivo  di dare evidenza e spazio alle aziende che lavorano a New York per attrarre nuovi fondi e personale qualificato. Fine già raggiunto anche nel precedente programma New York City Digital, che ha consentito l’aumento della copertura a banda larga e ultra larga dell’area urbana, la copertura WiFi, il potenziale di connettività generale, con un sostegno concreto all’imprenditorialità e lo sviluppo di smart community.

 

Uno studio che ha il pregio di riportare le città al centro dell’economia nazionale e di dimostrare come e quanto i settori delle nuove tecnologie dell’informazione e quelli ICT based, tra cui rientra certamente il mercato delle tecnologie e dei servizi per Smart city, hanno e avranno sempre di più un impatto fortissimo sul mercato del lavoro e sullo sviluppo economico dei territori metropolitani e delle nazioni. Una strada per il rinnovamento e un modello di sviluppo che anche il nostro Paese dovrebbe valutare.

 

Qui il documento originale: http://www.mikebloomberg.com/files/BuildingaDigitalCity.pdf

 

(F.F.)

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