eSECURITY: Anonymous all’attacco di ENI, pubblicato materiale riservato

di Flavio Fabbri |

VINTI

Lo avevano annunciato su tutti i canali di comunicazione online, da Facebook a Twitter, nonché attraverso il loro blog ufficiale, e alla fine Anonymous ha dato il via all’operazione Green Rights.

 

Da stanotte, diverso materiale riservato e sensibile (mail, account, documenti, file di varia natura) appartenente all’ENI, ex Ente Nazionale Idrocarburi, è stato riversato in rete e offerto alla libera consultazione.

 

In particolare, i militanti di Anonymous hanno ‘hackerato’ la Saipem, controllata ENI, con il rilascio progressivo di leaks online che contengono dati in gran parte di poca importanza, ma allo stesso tempo relativi alle infrastrutture, alla logistica, alle basi operative della compagnia, ai suoi dipendenti, alle valutazioni tecniche, alle aziende partner di progetti.

 

Una gran quantità di informazioni in decine di MB che, messe insieme, danno un quadro molto ordinato sull’ENI e il suo operato a livello globale, che magari possono nascondere qualche dato più riservato, facilmente individuabile da occhi esperti.

 

Dalla pagina del blog, Anonymous accusa l’ENI e la sua controllata di aver sistematicamente devastato diversi Paesi e causato la morte di milioni di persone per avvelenamento ambientale (acqua, animali, piante, terreni, aria): “Molti non conoscono il vero volto di ENI, società assetata di denaro, insanguinata, che porta con sè uno strascico di disastri ambientali e umani“.

 

In un lungo post sono ricordati tutti gli orrori di cui è accusata la multinazionale italiana, da Molfetta a Taranto, dalla Toscana a Porto Torres. Numerosi anche gli esempi internazionali, tra cui il Congo e il Mar Caspio (Filanovsky Project).

 

A chiudere, gli attivisti ricordano: “Anonymous si batterà sempre contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo del quale ENI ed altre industrie sono responsabili, perciò pubblichiamo i vostri documenti con l’intento di dare un contributo alla lotta dei molti che rifiutano la vostra  brutale oppressione!“.

 

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