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Nuovo CAD, i rilievi delle Regioni: ‘Troppi dettagli tecnici’

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La commissione speciale Agenda Digitale delle Regioni ha espresso il suo parere sul nuovo CAD, i rilievi saranno discussi in Conferenza Stato Regioni il 25 febbraio alla presenza del ministro Madia

Dopo le critiche degli esperti, anche le Regioni esprimono i loro rilievi e presentano i loro emendamenti allo schema di decreto legislativo sul nuovo CAD (Codice dell’amministrazione digitale). La Commissione per l’Agenda Digitale della Conferenza delle Regioni, presieduta da Paolo Panontin, Assessore alle autonomie locali e coordinamento delle riforme della Regione Friuli Venezia Giulia, ha elaborato un testo ad hoc con le sue proposte di emendamento. Il parere sullo schema di decreto legislativo che modifica il vecchio CAD è sostanzialmente positivo, anche se sono state richieste alcune modifiche, trasmesse alla Commissione Affari istituzionali e generali. Rilievi che saranno discussi il prossimo 25 febbraio in Conferenza Stato-Regioni, alla presenza del ministro della Semplificazione e Pubblica Amministrazione Marianna Madia.

 

Principali criticità individuate dalle Regioni

 

Le Regioni e Province Autonome ritengono che il nuovo testo proposto di codice dell’amministrazione digitale debba rispondere ad alcune criticità fondamentali per cogliere appieno gli obiettivi prefissati dalla delega:

  • l’attuazione in tutte le amministrazioni del codice richiede l’individuazione di un modello organizzativo e tecnologico chiaro e agile che coinvolga i diversi livelli istituzionali, soprattutto in considerazione della riorganizzazione in atto degli enti sul territorio come le città metropolitane, le aree vaste e più in generale la riorganizzazione imposta dalla legge “Delrio” di riforma delle province (legge 7 aprile 2014, n. 56 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”), in questo senso le modifiche hanno eliminato alcuni ruoli istituzionali che il precedente CAD prevedeva a cominciare dal ruolo delle Regioni e Province Autonome all’interno di un modello tecnologico policentrico, federato e non gerarchico. L’assenza di ruoli chiari e definiti pregiudica la possibilità di darne piena attuazione come del resto previsto dalla delega al comma lettera i);
  • il codice per essere attuato e attuabile dovrebbe attenersi ai principi di un corretto utilizzo del digitale e non ai dettagli tecnici che, in quanto soggetti a repentine e continue modifiche, andrebbero demandati ad una procedura agile di definizione e manutenzione di tali regole tecniche. Il testo attuale, pur apportando migliorie, come il precedente è ancora eccessivamente permeato di specifiche tecniche, in alcuni casi ancora più dettagliate di quanto previsto dal testo precedente, ed individua ancora l’emanazione di decreti di regole tecniche come procedura attuativa, eliminando la commissione di coordinamento SPC che aveva il compito di facilitare l’aggiornamento e l’emanazione di alcune nuove regole tecniche legate ad SPC, senza ri-attribuire le relative funzioni ad altri organi collegiali (l’unico rimasto è il comitato di indirizzo), come previsto dalla delega ai commi lettere l) e m).

Coerentemente con i principi sopra menzionati sono stati proposti alcuni emendamenti che potrebbero facilitare l’attuazione del CAD nei prossimi anni.

L’assessore Panontin ha sottolineato che, benché spetti al Governo l’emanazione del Decreto legislativo, saranno le Amministrazioni regionali a farsi carico dell’applicazione del rivisto Codice dell’amministrazione digitale nel contesto delle rispettive realtà locali. “Ci auguriamo che la posizione unitaria delle Regioni, ribadita anche oggi (ieri ndr), possa essere presa in debita considerazione dal Governo”, ha osservato Panontin.

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