Bye bye Argentina? Telecom Italia pronta a cedere pezzi di business, ma il Brasile non si tocca

di Alessandra Talarico |

L’incertezza regna sovrana e, in attesa del consiglio di domani, si aspettano oggi le contromosse di Marco Fossati, che propone di azzerare l’attuale cda. Michele Azzola (Slc):

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Telecom Argentina

La stampa spagnola dà per certa l’uscita di Telecom Italia dall’Argentina, mentre conferma l’intoccabilità della divisione brasiliana, dalla cui vendita la società italiana potrebbe guadagnare qualcosa come 10 miliardi di euro, a fronte dei 600 milioni che proverrebbero dalla cessione della controllata Telecom Argentina.

 

Il quotidiano economico El Economista definisce quella di domani come la “giornata più importante della storia recente di Telecom Italia”, che pure negli ultimi tempi di giornate campali ne ha vissute non poche.

 

Sempre El Economista sottolinea che il cda di domani potrebbe approvare l’emissione di un prestito obbligazionario da 1,8 miliardi di euro. Strategia che, unita alla cessione di Telecom Argentina, potrebbe evitare di ricorrere all’aumento di capitale di 1,3-2 miliardi di euro. Opzione che pure non può essere ancora esclusa, visto che sarebbe stata la ‘moneta di scambio’ offerta dal presidente di Telefonica Cesar Alierta nel corso del suo incontro con il premier Enrico Letta (Leggi articolo Key4biz). Come contropartita, gli spagnoli avrebbero chiesto al Governo italiano di bloccare le modifiche alle norme sull’OPA, su cui lo stesso esecutivo è apparso diviso (Leggi articolo Key4biz).

 

La stampa iberica è comunque chiara: Telecom Italia sta cedendo alle richieste di Telefonica, il cui piano originale prevedeva la dismissione delle divisioni sudamericane: questo permetterà alla società di Alierta di recuperare forza senza compromettere il debito e gli obiettivi di fatturato.

Una dimostrazione, sottolinea infine El Economista, che “la strategia del manager spagnolo per la gestione dell’operatore italiano si è rivelata vincente”.

 

Tra le altre opzioni sul tavolo di domani, messe a punto dall’ad Marco Patuano e approvate ieri dal comitato esecutivo, potrebbe rientrare anche la vendita delle torri wireless: allo studio, la creazione di una società in cui confluirebbero circa 12 mila torri, dalla cui vendita si potrebbe recuperare una cifra tra 500 milioni e 1 miliardo di euro.

Un altro miliardo potrebbe provenire dalla vendita di quel che resta del patrimonio immobiliare del gruppo, il cui valore, a fine 2006 era di circa 4 miliardi di euro.

 

L’incertezza, insomma, regna sovrana e, in attesa del consiglio di domani, si attendono oggi le contromosse di Marco Fossati, che attraverso Findim controlla il 5% della società telefonica e starebbe cercando di convogliare un ‘nocciolo duro’ di azionisti verso la sua proposta di azzeramento dell’attuale cda. Per questo ha richiesto la convocazione di un’assemblea la cui data dovrebbe essere decisa sempre dal cda di domani.

Fossati non ha lasciato trapelare nulla del piano che sarà presentato oggi a Londra agli analisti italiani e stranieri e che è incentrato sulle  “Performance di Telecom Italia e la necessità di un piano strategico”.

 

Il sindacato non resta a guardare. “Se le indiscrezioni sul Cda di domani circolate in queste ore, relative all’ipotesi di societarizzazione di alcuni rami di business (vendite, torri e immobili ndr) dovessero essere vere, il sindacato sarebbe contrario”. Lo ha detto a Key4biz Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, che aggiunge: “Una scelta di questo tipo significherebbe fare cassa oggi per ipotecare il futuro e il domani dell’azienda. Ritengo che il Governo sarebbe obbligato a intervenire entro il primo gennaio, per conoscere il ruolo di Telefonica anche facendo le modifiche del caso in relazione alle norme sull’Opa. E’ questo l’unico strumento per negoziare alla pari con Telefonica”.  

 


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