La Conferenza sul clima di Parigi, passata alla storia col nome di COP21, si è conclusa con un accordo (non vincolante) sulle misure che ogni Paese membro dovrebbe adottare per ridurre il processo di surriscaldamento globale.
Tra queste, certamente, la promozione della mobilità sostenibile attraverso il taglio delle emissioni di CO2 e di tutti quegli inquinanti climalteranti che concorrono all’innalzamento della temperatura media del pianeta. In questo contesto va inserita la proposta della Commissione europea di riforma del sistema di norme che regola il settore automobilistico, relativamente all’omologazione e alla vigilanza del mercato dei veicoli a motore. Un passo dovuto, alla luce dei cambiamenti climatici in corso e a seguito dello scandalo Volkswagen.
In base all’attuale normativa è responsabilità esclusiva delle autorità nazionali certificare che un veicolo soddisfi tutti i requisiti per l’immissione sul mercato e sorvegliare che i costruttori ottemperino alla legislazione dell’UE. Le proposte odierne renderanno più indipendenti le prove sui veicoli e aumenteranno il controllo sui veicoli già in circolazione. Una maggiore sorveglianza da parte dell’UE rafforzerà l’intero sistema, a partire da controlli più efficaci e affidabili delle emissione (magari misurate in condizioni di guida reali).
La proposta di regolamento persegue tre obiettivi:
- aumentare l’indipendenza e la qualità delle prove per l’immissione dei veicoli sul mercato: la maggior parte degli Stati membri designa servizi tecnici, pagati direttamente dai costruttori di automobili, per effettuare prove e ispezioni al fine di verificare la conformità del veicolo alle prescrizioni in materia di omologazione UE. La Commissione propone di modificare il sistema di remunerazione per evitare legami finanziari tra servizi tecnici e costruttori che potrebbero determinare conflitti di interessi e compromettere l’indipendenza dei controlli. Le autorità nazionali di omologazione saranno oggetto di valutazioni al fine di garantire che le norme pertinenti siano e attuate e applicate rigorosamente in tutta l’UE;
- introdurre un efficace sistema di vigilanza del mercato per verificare la conformità dei veicoli già in circolazione: in futuro gli Stati membri e la Commissione effettueranno verifiche a campione sui veicoli già presenti sul mercato. Ciò consentirà di individuare precocemente i casi di non conformità e di garantire che siano adottate misure correttive immediate e incisive nei confronti dei veicoli giudicati non conformi e/o gravemente rischiosi per la sicurezza o per l’ambiente. Tutti gli Stati membri dovranno adottare sul loro territorio misure di salvaguardia nei confronti dei veicoli non conformi, senza dover attendere l’intervento dell’autorità che ha rilasciato l’omologazione, e dovranno riesaminare periodicamente il funzionamento delle loro attività di vigilanza del mercato e renderne pubblico l’esito;
- rafforzare il sistema di omologazione con una maggiore sorveglianza da parte dell’UE: la Commissione avrà il potere di sospendere, limitare o ritirare la designazione di servizi tecnici scarsamente efficienti e troppo negligenti nell’applicazione delle norme. In futuro la Commissione sarà in grado di effettuare prove di verifica ex post (tramite il Centro comune di ricerca) e, se necessario, avviare procedure di richiamo. Permettendo alla Commissione di imporre sanzioni pecuniarie, la proposta mira a dissuadere i costruttori poco corretti e i servizi tecnici scarsamente efficienti dall’immettere o ammettere sul mercato veicoli non conformi.
La Commissione presiederà inoltre un forum sull’applicazione che definirà insieme agli Stati membri strategie comuni per la verifica della conformità e organizzerà audit congiunti dei servizi tecnici e valutazioni inter pares delle autorità di omologazione.
In base al progetto di regolamento, il costruttore dovrà fornire l’accesso ai protocolli software del veicolo. Questa misura integra il pacchetto sulle emissioni in condizioni di guida reali, che ostacolerà l’elusione dei requisiti in tema di emissioni e prevede l’obbligo per i costruttori di rendere pubblica la propria strategia di riduzione delle emissioni, come avviene negli Stati Uniti.
Il documento sarà ora trasmesso al Parlamento europeo e al Consiglio per l’approvazione e l’adozione finale.