Il primo calo delle vendite di iPhone dal 2007. Una frenata per quella che sembrava una crescita inarrestabile delle vendite. Un allarme che pure coincide con un nuovo trimestre record per la società di Cupertino.
Con un utile netto di 18,4 miliardi di dollari (pari a 3,28 dollari per azione diluita) su un fatturato di 75,9 miliardi di dollari, Apple batte infatti il suo stesso primato – raggiunto un anno fa – del trimestre più redditizio della storia.
Lo scorso anno di questi tempi, con un utile netto di 18 miliardi di dollari (3,06 dollari per azione diluita, +48% rispetto all’anno precedente), Apple aveva registrato il risultato più alto non solo della sua storia, ma di quella di qualunque settore, anche quello energetico, battendo, per dire, il record del colosso petrolifero Exxon, che nel secondo trimestre 2012 aveva registrato utili per 15,9 miliardi di dollari.
Eppure, pur avendo superato se stessa, molti analisti parlano della ‘fine di un’era’ perché sì, le crescite di iPhone sono cresciute ancora – seppure lievemente – passando dai 74,5 milioni dello scorso anno a 74,8 milioni (per un aumento dei ricavi pari all’1%), ma Apple ha annunciato di aspettare un calo delle vendite dello smartphone, per la prima volta dal suo lancio, nel 2007.
Nel trimestre in corso, dunque, le vendite dovrebbero attestarsi tra 50 e 53 miliardi di dollari, ha spiegato Tim Cook, per la crescente volatilità di alcune economie, Cina inclusa, e le turbolenze in corso sui mercati finanziari e valutari.
“Riteniamo che le unità vendute caleranno nel trimestre” ha detto Cook, pur precisando che il tracollo non dovrebbe essere così estremo come previsto da alcuni analisti.
Secondo RBC Capital Markets, ad esempio, un fatturato ‘fermo’ a 50 miliardi vorrebbe dire 45 milioni di iPhone venduti, pari a un calo del 26% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. Bernstein Research prevede invece un calo del 15-20%.
“Siamo in un ambiente drammaticamente diverso” rispetto al secondo trimestre fiscale del 2015. “Ovunque guardiamo – ha aggiunto Cook – vediamo condizioni estreme, diverse da qualsiasi cosa abbiamo mai visto prima”
Altri segnali del netto rallentamento di Apple: innanzitutto il dato del fatturato, che lo scorso anno segnava un aumento del 30% rispetto a un anno prima, mentre quest’anno è cresciuto soltanto del 2%, per via del calo delle vendite in Giappone (-12% su un anno fa) e negli Usa (-4%).
Poi, anche le vendite di iPad: nel primo trimestre di quest’anno fiscale ne sono stati venduti 16,1 per un corrispettivo di 7 miliardi di dollari. Unità e fatturato sono scesi, rispettivamente, del 25% e del 21%.
Anche la Cina, che rappresenta ormai il secondo mercato per Apple dopo gli Usa, comincia a segnare un rallentamento: se nell’ultimo trimestre il fatturato nella regione è quasi raddoppiato da 6,29 a 12,5 miliardi di dollari surclassando quello registrato in Europa, con le vendite di iPhone in Cina, Hong Kong e Taiwan cresciute del 120%, la crescita complessiva si è fermata questo trimestre al 14%.
A usa carico, Apple ha rivelato che il numero complessivo di dispositivi (iPhone, iPad, Apple Watch, Apple TV, Mac e iPod Touch) ‘attivi’ – connessi cioè ai servizi quali App Store, iTunes e iCloud – è cresciuto del 25% a quota 1 miliardo.
Certo, ce ne vuole a parlare di crisi con numeri così, ma è evidente che qualcosa sta cambiando, come confermano anche alcuni analisti che nelle scorse settimane hanno evidenziato le preoccupazioni degli investitori sulla sostenibilità di un business evidentemente troppo dipendente da un solo dispositivo, seppure dal successo stratosferico (al momento).