Nativi digitali, odio-amore per l’hi-tech: il 76% pensa che li renda meno umani

di Raffaella Natale |

Secondo i dati del barometro Intel, l'86% dei giovani è, tuttavia, convinto che l'innovazione tecnologica possa migliorare la vita.

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Generazione Y

Gli italiani sono tra i primi al mondo per passione tecnologica, la metà, infatti, non vede l’ora di mettere le mani sull’ultimo dispositivo hi-tech arrivato sul mercato, ma ultimi per innovazione. Un dato poco lusinghiero, considerando anche che Il 77% degli intervistati in Italia crede che la propensione all’innovazione di una nazione sia un fattore importante di benessere sociale.

All’Italia spetta un altro primato negativo: solo 7 italiani su 100 riconoscono nel Governo una forza trainante per l’innovazione tecnologica nel Paese.

 

E’ la fotografia scattata dal primo Barometro Intel dell’innovazione tecnologica che ha coinvolto, con il supporto dell’istituto di ricerca internazionale Penn Schoen Berland, Italia, Stati Uniti, Giappone, Francia, Brasile, Cina, India e Indonesia. Il sondaggio è stato condotto online dal 28 luglio al 15 agosto 2013 su un campione rappresentativo di 12 mila adulti a partire dai 18 anni di età.

 

Dai dati raccolti emerge, a sorpresa, che in Italia sono i più giovani a guardare con sospetto le nuove tecnologie. Un giovane su due della cosiddetta ‘generazione Y’ dei nativi digitali, o generazione del millennio (coloro che la tecnologia la conoscono meglio convivendoci fin dalla nascita, di età compresa tra i 18 e i 24 anni), pensa, infatti, che la società attuale si basi troppo sulla tecnologia, mentre la maggioranza, il 76%, ritiene che ci renda meno umani.

L’86% di loro è, tuttavia, convinto che l’innovazione tecnologica renda la vita migliore e addirittura quasi il 60% che aiuti i rapporti personali. Gli italiani hanno inoltre più fiducia dei coetanei di altri mercati sviluppati nel resto del mondo sul fatto che le innovazioni avranno un impatto positivo su istruzione (40%), trasporti (41%) e assistenza sanitaria (41%).

 

Genevieve Bell, antropologa e Director of Interaction and Experience Research presso gli Intel Labs, ha commentato: “A prima vista sembra che i giovani della generazione Y rifiutino la tecnologia, ma sospetto che la realtà sia molto più complessa e interessante“. “Un diverso tipo di lettura suggerisce che i giovani della generazione Y desiderano che la tecnologia faccia di più per loro, e dobbiamo impegnarci a renderla molto più personale e meno ingombrante“.

 

I nativi digitali vogliono che la tecnologia futura renda la vita migliore, più semplice e divertente. E quasi la loro metà ritiene che la tecnologia dovrebbe riconoscerli, imparando comportamenti e preferenze. Proprio per questo, in Italia, la generazione Y è più propensa a condividere le informazioni personali rispetto ai concittadini più anziani, con il 59% disposto a condividere la data di nascita, il 46% i dati GPS, il 59% le e-mail, il 51% lo storico degli acquisti e addirittura il 44% i dati genetici. Vogliono avere insomma esperienze che li aiutino a vivere il momento e a dare il meglio di sè.

 

Le donne italiane con più di 45 anni di età invece si dichiarano tecno fan incrollabili e sono più numerose rispetto agli altri Paesi maturi oltre che nei mercati emergenti come la Cina. Più propense inoltre rispetto alle più giovani ad affermare che non utilizziamo abbastanza tecnologia nelle nostre vite.

Le donne italiane ritengono in particolare che le innovazioni porteranno a miglioramenti nel campo dell’istruzione (56%), dei trasporti (42%), del lavoro (53%) e dell’assistenza sanitaria (51%), e sono inoltre maggiormente disposte ad accettare tecnologie che per le coetanee di altre nazioni potrebbero essere considerate troppo personali, come software che osservano le loro abitudini lavorative (70%) e monitorano le abitudini di studio degli studenti (70%), e persino bagni intelligenti che tengono sotto controllo la loro salute (74%).

 

Storicamente – ha aggiunto Bell – le donne sono diventate utenti accanite di tecnologia quando la stessa si è dimostrata in grado di risolvere i loro problemi, aiutandole a organizzare la loro vita e quella della loro famiglia, oltre che a risparmiare del tempo prezioso“. “Mi chiedo se ciò che i dati raccolti ci dicono è che le donne sono ottimiste perché riscontrano che l’innovazione tecnologica sta iniziando a trasformare in realtà la promessa di inserirsi meglio nei ritmi dei nostri giorni, aiutandoci a risolvere problemi e bisogni specifici e creando nuove esperienze coinvolgenti, che saranno preziose allo stesso modo per uomini e donne”.

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