I sistemi furbetti ai quali ricorrono le multinazionali per bypassare il fisco continuano a restare sotto la lente dell’Unione europea.
L’ultimo Consiglio Ue dell’8 dicembre si è occupato di tassazione, erosione della base imponibile e trasferimento degli utili (BEPS) e ha caldeggiato anche un intervento da parte degli Stati membri nell’applicazione di disposizioni nazionali o convenzionali per prevenire simili atteggiamenti da parte delle aziende.
Forse un modo come un altro per sollecitare i Paesi Ue a intervenire. Un invito anche all’Italia finora rimasta alla finestra, aspettando che sia proprio la Ue a fare il primo passo, altrimenti ha detto il premier Renzi ‘lo faremo noi nel 2017′.
Al momento da noi è entrata in vigore dal 2014 la Web Tax solo per la parte riguardante il ruling per la pubblicità online, promossa dall’on. Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera. Ma resta ancora tanto da fare.
Tax ruling
Secondo lo Studio ‘Gafanomics’ di FaberNovel nel 2020, anche grazie ai loro sistemi furbetti, Google, Apple, Facebook e Amazon saranno la prima potenza economica mondiale.
Volete sapere quanto costa l’elusione e l’evasione fiscale ai contribuenti europei ogni anno?
Mille miliardi di euro.
Questa la ragione per la quale, la Ue sta ragionando sull’opportunità o meno di adottare regole più stringenti per i giganti di internet che adottano pratiche di profit shifting per pagare al minimo le tasse.
Sotto la lente ci sono soprattutto gli accordi di tax ruling concessi in Lussemburgo e Irlanda, ma non solo.
Stando alle ultime notizie, la Commissione Ue sarebbe pronta a multare pesantemente Apple, che si sarebbe avvantaggiata di aiuti di Stato non dovuti concessi dall’Irlanda. Una decisione che avrà un notevole peso politico visto che probabilmente arriverà giusto a ridosso delle elezioni del Paese.
Nel mirino c’è anche Amazon per le agevolazioni fiscali avute in Lussemburgo.
E se da una parte ci sono gli interessi economici di molti paesi Ue e anche gli Stati Uniti che hanno cominciato ad attaccare l’Europa parlando di ‘protezionismo digitale’, dall’altra ci sono anche tanti Paesi membri, Francia e Germania in primis, che chiedono interventi drastici per mettere un freno alle pratiche di ottimizzazione fiscale di molte multinazionali.
La Ue ha avviato un piano di azione e il Parlamento europeo ha sentito il mese scorso i rappresentanti delle principali aziende per discutere di tasse. Presenti anche i rappresentanti di Facebook, Amazon e Google.
Concorrenza fiscale
Uno degli aspetti principali e forse il più spinoso resta la concorrenza fiscale all’interno della Ue.
Se non si interviene su questo con regole comuni e condivise difficile risolvere il problema alla radice.
Spesso, infatti, come abbiamo visto con i casi Apple e Amazon sono gli stessi Paesi Ue ad accordare vantaggi fiscali notevoli alle multinazionali.
Il Consiglio europeo, pur riconoscendo l’importanza dell’imposizione per la competitività, ha evidenziato che “una concorrenza fiscale sleale tra gli Stati membri nonché tra Stati membri e paesi terzi potrebbe incidere sul funzionamento del Mercato Unico”.
In questo senso, diventa importante lo scambio automatico di informazioni in materia di accordi fiscali oltre che la necessità di una stretta cooperazione con l’OCSE e il G20 per sviluppare norme concordate a livello internazionale.
Il Consiglio ha accolto con favore le conclusioni del piano d’azione dell’OCSE – recentemente approvato dai ministri delle finanze del G20 a Lima e dai capi di Stato del G20 ad Antalya – contro l’evasione fiscale delle multinazionali che chiede maggiore trasparenza e scambio di informazioni automatico tra i Paesi entro il 2018.
Attualmente sono in discussione in sede di Consiglio varie proposte legislative collegate all’agenda BEPS, in particolare la proposta relativa a una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB) e la rifusione della direttiva sugli interessi e sui canoni.
Bisogna pertanto trovare soluzioni comuni, seppur flessibili, a livello dell’Ue in linea con le conclusioni dell’OCSE sul BEPS. La Commissione dovrebbe presentare una proposta specie sulla base imponibile.
Secondo il Consiglio, le direttive Ue dovrebbero essere, se del caso, lo strumento preferenziale per l’attuazione delle conclusioni dell’OCSE sul BEPS nell’Ue, “al fine di assicurare la certezza giuridica e la proporzionalità nel livello di armonizzazione richiesto dal Mercato Unico”.26