Italia
Arriverà all’attenzione di Palazzo Chigi il prossimo 15 gennaio la prima bozza del lavoro del comitato Reti, il rapporto redatto da Francesco Caio, Gerard Pogorel e Scott Marcus per fotografare la situazione della rete in Italia. Il lavoro di questo comitato ‘ristretto’ è stato voluto dal premier Enrico Letta ad analizzare lo stato attuale dell’infrastruttura di banda larga in Italia, degli investimenti sin qui fatti e dei piani di sviluppo dei principali gestori, oltre a fornire un quadro preciso sulla situazione delle tlc italiane, servirà come base al Governo per dettare la linea in termini di investimenti.
Non è la prima volta che Caio si occupa di banda larga, occupandosi di realizzare un dossier sulla banda larga. Già nel 2009 gli fu affidato questo compito dall’allora ministro Paolo Romani.
Secondo le anticipazioni del Corriere della Sera, dal report si evince un’accelerazione degli investimenti nella fibra ottica FTTC (ossia fino agli armadietti sulla strada, escluso il cosiddetto ‘ultimo miglio’). Investimenti che però si concentreranno da qui al 2016 nelle aree ad alta densità di popolazione, lasciando ancora una volta escluse le periferie già penalizzate e che difficilmente, quindi, permetteranno all’Italia di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Digital Agenda europea per il 2020.
Tali obiettivi prevedono che entro il 2020 la copertura a banda ultralarga fissa (FTTx) sopra i 30 MB raggiunga tutta la popolazione, mentre in Italia, come è noto, restiamo fermi al 14%. Il nostro Paese, inoltre, risulta in ritardo non solo a livello infrastrutturale, ma anche di ‘alfabetizzazione’ digitale: solo poco più della metà della popolazione italiana (53%), infatti, usa internet regolarmente e il 37% non lo ha mai usato. Molto bassa (8%) anche la percentuale di italiani che interagisce online con la Pubblica Amministrazione e quella delle PMI che vendono i loro prodotti in rete (4%).