Se ne parla da due o tre anni, dai tempi del Governo Monti, e finalmente sta per partire la sperimentazione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) uno dei tre pilastri della digitalizzazione della PA, dei cittadini e delle imprese insieme a Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e fatturazione elettronica.
L’annuncio arriva dall’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale), che precisa come il progetto partirà a dicembre dai comuni di Cesena (quasi 98 mila abitanti) e Bagnocavallo (quasi 17 mila abitanti) in provincia di Ravenna, per poi estendersi ad altri 24 comuni a gennaio.
L’obiettivo della fase pilota, aggiunge l’Agid, è coprire una popolazione di 6,5 milioni di abitanti sull’intero territorio nazionale, coinvolgendo tutte le diverse tipologie di enti rappresentati. L’obiettivo finale è arrivare in tutti gli oltre 8 mila comuni italiani entro il 2016, per far confluire in una banca dati unica centralizzata a livello nazionale le oltre 8 mila banche dati anagrafiche dei comuni italiani, “semplificando e ottimizzando il sistema anagrafico comunale”.
Quindi tutto bene? Non del tutto. Alcune domande restano aperte per cittadini e addetti ai lavori, ad esempio: perché la sperimentazione dell’ANPR comincia a Bagnocavallo e Cesena e non altrove?
Quali sono gli altri 24 comuni che completeranno la fase pilota, per un totale di 6,5 milioni di abitanti?
Entro quando sarà completata la fase pilota?
I comuni coinvolti in fase di test saranno anche nel Sud Italia?
In fase di test i cittadini di Cesena, Bagnocavallo e degli altri 24 comuni selezionati saranno muniti di un codice Spid?
Un altro nodo riguarda la platea di fruitori della nuova Anagrafe Nazionale dei residenti che, senza il varo contestuale dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale), rischia di restare uno strumento utilizzabile soltanto per la condivisione di dati anagrafici dei cittadini fra amministrazioni pubbliche. Il che sarebbe già un enorme passo in avanti, visto che ad oggi le anagrafiche dei comuni italiani non parlano fra loro in digitale e sono come silos isolati.
Ma l’obiettivo dell’Agid è un altro, molto più ampio, perché coinvolge tutti i cittadini: l’ANPR secondo l’Agid “consentirà ai cittadini di effettuare cambi di residenza da qualsiasi comune italiano e di richiedere certificati anagrafici anche in comuni diversi da quello di residenza”.
L’Anagrafe dei Residenti e lo Spid sono quindi due facce della stessa medaglia: senza Spid – lo strumento che dovrebbe sostituire la firma elettronica – i cittadini non potranno accedere all’ANPR. Senza autenticazione dell’identità digitale (Spid) i cittadini non potranno fare istanze di richiesta per documenti né chiedere un cambio di residenza online.
Il rischio secondo alcuni è che i due progetti (ANPR da una parte e Spid dall’altra) non procedano in maniera parallela e contestuale e che i cittadini e le aziende private (se non si muniranno di Spid in tempi rapidi) debbano continuare a rivolgersi allo sportello fisico in Comune, per chiedere un cambio di residenza o un certificato qualsiasi, con la vecchia Carta d’Identità o con la Patente di guida, come hanno sempre fatto e come continuano a fare.
Una soluzione per velocizzare la diffusione dello Spid? Potrebbe essere l’utilizzo della Carta Regionale dei Servizi (Tessera Sanitaria), già nelle tasche di gran parte della popolazione e per di più munita di chip. In questo modo si eviterebbe la moltiplicazione delle card. Fattibile? Vedremo.