Domani, in occasione della riunione del consiglio di amministrazione, Telecom Italia riaprirà il dossier Metroweb. Le trattative per l’acquisizione della società si erano arenate la scorsa primavera e non è ancora chiaro quali siano le basi per una nuova intesa, se non che nel nuovo accordo formulato dai due fondi che controllano Metroweb, F2i e FSI, sarebbe inclusa un’opzione che consentirebbe alla compagnia telefonica di salire al 100% della rete una volta completati i lavori.
Nel mirino di Telecom Italia c’è Metroweb Sviluppo, una società operativa controllata al 100% dal gruppo Metroweb Italia e costituita il 1 Luglio 2014 con l’obiettivo di replicare il business model implementato da Metroweb Italia a Milano, ossia realizzare e gestire reti metropolitane in fibra ottica, utilizzate dagli operatori telecom per offrire i propri servizi attivi di connessione a tutte le tipologie di clienti.
Nel perimetro dell’intesa, non rientra invece al momento Metroweb Milano, su cui Fastweb, che controlla il 10,6%, ha potere di veto fino al 2017.
I nodi da sciogliere
Nel 2014, dopo che Telecom Italia aveva ufficializzato la proposta d’acquisto per Metroweb e l’accordo sembrava imminente, il presidente dell’Autorità antitrust, Giovanni Pitruzzella, pur non ponendo un diktat sulla vicenda, avvisava però che la questione non sarebbe sottovalutata, considerando da un lato la necessità di “assicurare la concorrenza”, dall’altro quella di “mantenere la capacità d’investire.”
La posizione di Agcom e Antitrust veniva però chiarita con forza in un rapporto congiunto sullo sviluppo della banda larga in Italia, in cui venivano di fatto evidenziate le criticità concorrenziali di “eventuali operazioni di concentrazione” nel settore ancora in fase di sviluppo della fibra ottica, dal momento che “verrebbe meno sia la concorrenza statica che la concorrenza dinamica tra l’operatore incumbent e l’unico operatore wholesale proprietario di un’infrastruttura end-to-end alternativa che, sebbene circoscritta ad alcune città, costituisce l’unica piattaforma “aperta” e non verticalmente integrata potenzialmente estendibile ad un parte rilevante del territorio nazionale.”
“Un eventuale progetto di tale natura richiederebbe una valutazione sotto il profilo antitrust particolarmente accurata”, hanno sottolineato Agcom e Agcm.
Ora che il dossier sta per essere riaperto, Agcom potrebbe essere investita di un altro aspetto di un eventuale accordo: quello dei prezzi che l’eventuale società dovrebbe praticare agli operatori alternativi. Come riporta Il Sole 24 Ore, infatti, Metroweb offre attualmente la fibra fino alla casa (FTTH) a 12,5 euro al mese per linea, mentre la tariffa praticata da Telecom, che recepisce le indicazioni dell’Agcom, supera i 20 euro.
Come si troverà la quadra?
Cos’è cambiato dalla scorsa primavera
Innanzitutto è stata sbloccata una tranche di incentivi pubblici per 2,2 miliardi nell’ambito del Piano strategico per la Banda Ultra Larga a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020.
La cifra servirà ad aprire i cantieri sulle zone rientrati nei cluster C e D, (pari al 65% della popolazione), contribuendo alla copertura delle aree a fallimento di mercato dove gli operatori non sono interessati ad intervenire.
In queste aree si è detta disponibile a collaborare con gli operatori anche Enel, mettendo a disposizione della fibra le infrastrutture esistenti, semplificando la posa delle nuove reti ultrabroadband con notevoli risparmi, fino a un quarto in meno rispetto a stime precedenti che fisavano a 16 miliardi i costi per la copertura in fibra dell’intero paese.
Le trattative tra Enel e Metroweb vanno però per le lunghe: le due società si stanno studiando per capire se esistono le condizioni per lavorare insieme.
Starebbe intanto per scadere, a fine mese, la lettera d’intenti siglata da Metroweb con Wind e Vodafone che potrebbe non trasformarsi in un accordo vincolante se Telecom Italia – da sempre ostile ai condomini – dovesse entrare in partita.