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Frequenze 700 Mhz: in Francia l’asta parte il 16 novembre. Quando si muoverà l’Italia?

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L’Italia, in teoria, potrebbe ritardare il passaggio al nuovo utilizzo della banda 700 fino al massimo al 2022 ma viaggerebbe in questo modo in netto ritardo rispetto ai principali paesi europei, che completeranno lo switch tra il 2018 e il 2020.

La Francia ha ufficializzato la data d’inizio dell’asta per la banda 700 MHz: si partirà coi rilanci il prossimo 16 novembre con la previsione di attribuire le frequenze entro la fine dell’anno.

All’asta parteciperanno presumibilmente tutti e 4 gli operatori che hanno presentato domanda prima del 29 settembre: Orange, Free, Bouygues Telecom e Numericable-SFR. L’Arcep sta vagliando le candidature, ma con ogni probabilità tutti saranno ammessi a partecipare al processo di assegnazione delle frequenze.

Il passaggio dei 700 Mhz dal digitale terrestre alla banda larga mobile dovrà avvenire in tutta Europa entro il 2022, come stabilito dal Rapporto Lamy adottato dalla Commissione Ue. Obiettivo di Bruxelles è quello di ottimizzare e armonizzare l’uso dello spettro radio e riassegnare la banda 700MHz (694-790 MHz) alla banda larga mobile in un tempo sufficiente per assicurare una transizione che sia il meno costosa possibile per gli utenti dello spettro e i cittadini e per tenere in conto la diversità dei livelli di penetrazione della trasmissione terrestre in Europa.

In Germania l’asta per i 700 Mhz c’è già stata e il Governo ha incassato ‘solo’ 1 miliardo da questa banda, nell’ambito della gara da 5 miliardi complessivi per la vendita di 270 MHz di spettro nei 700 MHz, 900 MHz, 1500 MHz e 1800 MHz.

Mentre Francia e Germania, dunque, hanno anticipato i tempi del passaggio dei 700 Mhz alle telco, l’Italia rischia di arrivare in ritardo alle scadenze europee, poiché – come ha spiegato Vincenzo Lobianco della Direzione Reti e Servizi di Comunicazione Elettronica dell’Agcom – “con una tv digitale terrestre che dipende strettamente dai 700 Mhz, il passaggio alla più efficiente tecnologia DVBT2 potrebbe essere più lungo e costo del previsto”.

Per il Commissario Agcom Antonio Nicita, l’abbandono della banda 700 segnerà per tutta l’industria televisiva italiana “un cambio di modello, paragonabile al passaggio da analogico a digitale realizzato tra il 2006 e il 2012”.

L’Italia, in teoria, potrebbe ritardare il passaggio al nuovo utilizzo della banda 700 fino al massimo al 2022 ma viaggerebbe in questo modo in netto ritardo rispetto ai principali paesi europei, che – come nel caso della Francia – stanno già programmando lo svolgimento dell’asta, e completeranno lo switch tra il 2018 e il 2020.

Le frequenze in questione permetteranno agli operatori mobili di aumentare la copertura 4G: un passaggio molto importante anche per il nostro Paese, dove la banda larga mobile è molto richiesta.

Tornando alla Francia, lo Stato ha messo in vendita 30 Mhz della banda 700 divisi in 6 lotti di 5 Mhz.

Per ciascun lotto, il prezzo minimo è di 416 milioni di euro. Lo Stato incasserà dunque un minimo di 2,5 miliardi.

Dopo l’asta, nessun operatore potrà detenere più di 30 Mhz nella banda bassa (700, 800, 900 MHz).

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