Telecom Italia vuole carta bianca sulla fibra ottica e, con una tempistica forse poco casuale, chiede una ‘pax regolatoria’ con i competitor, alcuni dei quali, come Vodafone e Fastweb, hanno intentato delle cause miliardarie in seguito al riconoscimento, da parte dell’Antitrust, dell’esistenza di ostacoli frapposti dall’operatore all’accesso alla rete.
Gestire una rete è complesso, e non è possibile pensare che a farlo sia un ‘condominio’ di operatori, ha ribadito ieri il presidente Giuseppe Recchi. Più volte in passato si è pensato a un progetto per la fibra che mettesse insieme tutti gli operatori del paese. Ogni volta il tavolo è saltato.
Nei giorni scorsi, però, Telecom ha deciso di riaprire il dossier Metroweb, con la possibilità, stavolta, di mantenere il 100% della rete al completamento dei lavori, sulla base di quanto avvenuto nei Paesi Bassi con Reggefiber. Modello, comunque, contestato dai competitor di KPN: dopo che l’operatore storico ha acquisito la piena proprietà della rete FTTH in Olanda, Vodafone ha infatti presentato ricorso presso il Tribunale di Rotterdam contro il regolatore del mercato (ACM) che ha approvato l’operazione.
Nel frattempo, quindi, mentre sta per andare a scadenza la lettera d’intenti siglata da Metroweb con Wind e Vodafone, l’ad di Telecom Marco Patuano lancia un messaggio di pace ai concorrenti, per risolvere le cause pendenti in tribunale e giungere a un accordo che fissi regole certe per l’accesso alla rete.
Due anni fa, l’Antitrust ha comminato a Telecom una multa da 103,7 milioni di euro per abuso di posizione dominante nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso alla rete a banda larga.
Sulla scia di questa sanzione, confermata dal Consiglio di Stato, i competitor – Vodafone e Fastweb – hanno chiesto risarcimenti miliardari.
Pensare di poter risolvere queste cause miliardarie “senza risolvere i motivi del contendere è inutile, così come risolvere i motivi del contendere senza trovare un accordo con chi ti ha fatto causa, diventa inefficace”.
È essenziale, quindi, “…trovare un accordo a entrambi i livelli, dobbiamo trovare un accordo che fissi le regole per il futuro perché il futuro abbia regole più certe per tutti e anche obblighi più facilmente misurabili e dall’altro lato trovare un percorso che ci permetta con gli operatori che ci hanno contestato dei comportamenti a loro giudizio non adeguati, trovare una soluzione”.
Telecom tende la mano ai concorrenti e al regolatore perchè, ha detto ancora Patuano in questo momento bisogna “…mettere il regolatore nelle condizioni di gestire un mercato all’interno del quale i player vogliono fare più business e non fare business uno contro l’altro”.
Dal momento che tutti gli OLO, ossia Vodafone, Fastweb e Wind sono clienti Telecom bisogna “servire questi clienti in modo ottimale come un obbligo e non come un nostro dovere commerciale, prima che un dovere regolatorio”.
Non per paura delle sanzioni, insomma, ma per avere un cliente soddisfatto, come è nella logica di qualsiasi azienda che ci tenga alla propria reputation. E poi, ha concluso Patuano l’obiettivo deve essere “allargare la dimensione della torta, non diventare matti per prenderci una fettina leggermente più grossa di una torta che continua a rimpicciolirsi”.
La riapertura del dossier Metroweb
Secondo alcune fonti citate da Reuters, al prossimo cda Telecom del 16 ottobre sarà discusso un eventuale mandato al management per riaprire la trattativa per l’acquisto di una quota in Metroweb. L’agenzia spiega che “si discuterà un mandato alla riapertura della trattativa sulla base di una lettera dei soci Metroweb che non prevede più il limite a un’eventuale acquisto integrale” della società della rete.
Le indiscrezioni sulla riapertura del dossier su queste nuove basi sono state confermate ieri dal presidente Recchi, che ha attestato l’esistenza di una opzione per salire al 100% di Metroweb.
“Telecom Italia è sempre stata aperta a Metroweb, non c’è nessuna preclusione ideologica alla società. E’ sempre aperta a costruire una rete sostenibile a beneficio del mercato e del Paese”, ha affermato Recchi, pur precisando che non è detto che l’opzione, di cui si parlava già sei mesi fa “non venga stravolta quando se ne riparlerà”.
Già perché, secondo Telecom la riapertura del dossier Metroweb non può prescindere da valutazioni sui mutamenti intercorsi nelle condizioni attuali del mercato, soprattutto alla luce dello sblocco di fondi Cipe per 2,2 miliardi destinati ai cluster C e D (pari al 65% della popolazione), ossia le aree a fallimento di mercato dove gli operatori non sono interessati ad intervenire.
Ecco perché la società ha affidato al CFO Piergiorgio Peluso il compito di fare un’analisi dei cambiamenti del mercato rispetto a sei mesi fa: l’analisi approderà sul tavolo del cda che valuterà la sostenibilità finanziaria di ogni eventuale operazione.
Le reazioni
Si smarca dalla bagarre il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Antonello Giacomelli: il Governo, ha detto, ha fatto la sua parte com’è sua prerogativa, “stanziando 2,2 miliardi di euro ai quali si aggiungono altri 2 miliardi delle regioni…Poi – ha aggiunto – come si organizzano gli operatori è un problema loro”.
Alberto Calcagno, amministratore delegato di Fastweb condivide la scelta del governo di “concentrare i fondi di 2,2 miliardi sulle aree bianche per evitare un’Italia a due velocità” ma aggiunge: “…i fondi devono essere impiegati per creare un’infrastruttura: se il governo mette i soldi, lo stato deve rimanere proprietario di questa infrastruttura passiva”.
Gli operatori, secondo Calcagno, “hanno il dovere di mettersi d’accordo e di trovare insieme soluzioni migliori per illuminare questa rete e competere per dare il miglior servizio ai cittadini”.
Solo collaborando, secondo l’ad di Fastweb, si potrà colmare il gap italiano nell’ultrabroadband, adottato soltanto dall’8% delle famiglie contro una media Ue del 27% e del 60% negli Usa.
Wind, dal canto suo, si dice favorevole a un allargamento dell’accordo su Metroweb ma senza parlare “di maggioranza di uno o dell’altro”.
Secondo l’ad Maximo Ibarra, che si dice convinto della “possibilità concreta di poter costruire una partnership di sistema” deve però essere garantita “una governance equa che consenta l’equilibrio dei partecipanti e un corretto accesso alla rete di ogni operatore”.
Ibarra definisce, infine, di “buon senso” l’ipotesi che la collaborazione che Wind e Vodafone hanno avviato con Metroweb per la realizzazione di una una nuova infrastruttura possa allargarsi nel tempo: “l’importante – conclude – è che l’Italia abbia una rete importante e completa”.