Mentre attraverso Vivendi si muove per salire al 19% di Telecom Italia nel tentativo di aumentare la sua influenza sul gruppo, il finanziere bretone Vincent Bolloré – presidente del conglomerato media francese che controlla attualmente il 15,49% della compagnia telefonica italiana – è protagonista di un lungo articolo del Financial Times che sottolinea come il suo approccio diretto alla gestione delle sue controllate stia innervosendo i consiglieri d’amministrazione, gli analisti e i regolatori.
Il quotidiano britannico prende ad esempio il giro di poltrone nella PayTv Canal+: un avvicendamento ai vertici visto come un modo per circondarsi di ‘fedelissimi’ più che come un piano di riorganizzazione e che potrebbe essere un preludio di quello che succederà anche a un’altra controllata, Universal Music Group, la maggiore etichetta discografica mondiale in termini di ricavi.
Il tutto segue una logica precisa: il presidente di Vivendi vuole rilanciare la media company e per farlo ha bisogno di un entourage di fedelissimi.
Ora, è chiaro che la strategia di rilancio passi anche attraverso le telco e che, quindi, l’approccio accentratore di Bollorè finirà per riguardare anche Telecom Italia: il finanziere, finora, non ha scoperto le sue carte e sembra aver rassicurato il premier Matteo Renzi circa la sua intenzione di non voler mettere bocca nella strategia del gruppo italiano.
Ma, mentre i vertici Telecom ribadiscono di non temere affatto un’ulteriore crescita di Vivendi in seno alla principale compagnia telefonica italiana – nel cui board non ha comunque, ancora, alcun rappresentante – chi conosce bene Bollorè non ha dubbi sul ruolo da ‘manovratore’ che il finanziere vorrà svolgere.
Del resto, come nota sul FT l’analista Pierre-Henry Leroy, i metodi di Bollorè sono spesso in ‘fuorigioco’ rispetto alla prospettiva della corporate governance e tutto si può dire ma non che il suo ruolo di presidente sia pro forma.
Non è certo un caso che “…dovunque vada Vincent Bolloré, persone vengono licenziate. E’ uno schema che ha consentito all’industriale francese di costruirsi una reputazione di investitore spietato che riesce a ottenere le cose che chiede” si legge ancora sul FT.
E, a proposito dell’investimento in Telecom Italia, il quotidiano nota che non tutto è stato forse così trasparente: “Vivendi – sottolinea il quotidiano – ha speso circa 1 miliardo di euro a giugno per aumentare la sua quota in Telecom Italia al 14,9%. Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, afferma che il consiglio d’amministrazione aveva autorizzato l’operazione il mese precedente…Eppure qualcuno ritiene che l’approvazione della transazione sarebbe dovuta arrivare da un apposito cda, dal momento che lo statuto della società richiede l’approvazione del cda per gli investimenti che superano i 300 milioni di euro”.
Una figura, insomma, decisamente energica e ingombrante quella di Bollorè, che non potrà non confermare la sua fama anche sul mercato italiano, in pieno fermento sul versante del core business di Vivendi, ossia quello dei contenuti.