Contrordine: Facebook non morirà, ecco perché il social non ha i giorni contati

di Raffaella Natale |

Facebook replica con ironia, ma ci sono serie ragioni per dubitare dell’attendibilità dello Studio dell’Università di Princeton.

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Mark Zuckerberg

Il Rapporto dei due studenti di Princeton secondo il quale Facebook perderà l’80% dei suoi utenti nei prossimi tre anni ha fatto il giro del mondo. Il titolo, molto accattivante, è stato twittato migliaia di volte diffondendosi in modo virale secondo gli stessi schemi analizzati dai due giovani ricercatori che si ispirano al ‘ciclo di vita’ delle malattie epidemiologiche per spiegare l’esplosione e la morte dei social network.

 

Ma la scienza ha ragione? Davvero Facebook è destinato a perire?

 

Una prima risposta arriva direttamente dal team scientifico di Facebook composto da Mike Develin, Lada Adamic e Sean Taylor che, con tanto di grafici e tabelle, ha replicato ironicamente a Princeton: “Utilizzando la stessa robusta metodologia presente nel documento, abbiamo cercato di saperne di più su questa “Princeton University”, e non crederete a quello che abbiamo trovato: in linea con il principio scientifico “correlazione = causalità” la nostra ricerca ha dimostrato inequivocabilmente che Princeton potrebbe essere in serio pericolo e scomparire del tutto“.

 

Al di là dell’ironia dimostrata da Facebook, ci sono concrete ragioni per contestare le conclusioni del Rapporto, tanto più dopo che i due studenti John Cannarella e Joshua Spechler contattati da diversi analisti hanno rifiutato di rilasciare commenti perché il loro Studio è ancora in fase “peer-review” che significa che dovrà prima essere esaminato da altri colleghi per accertarsi che non sia aria fritta. Già questo diminuisce e di molto la sua attendibilità.

 

Per testate la loro teoria e arrivare alla conclusione che le reti sociali sono come le mattie infettive, i due giovani hanno usato il caso di MySpace che, dopo una prima fase di grande successo, ha conosciuto un rapido declino.

Ma questo non significa necessariamente che Facebook, Twitter o LinkdIn faranno la stessa fine.

 

Facebook e MySpace sono profondamente diversi. Entrambi hanno ‘infettato’ all’inizio i teenagers che sono anche stati i primi a sviluppare le ‘difese immunitarie’. Tanto più che la stessa Facebook ammette di stare perdendo i propri utenti più giovani.

MySpace però si è fermato ai giovani mentre l’azienda di Mark Zuckerberg sta duramente lavorando da tempo per attirare nella propria rete anche professionisti e utenti adulti.

I dati ci dicono che ci sta riuscendo perfettamente vista l’esplosione di iscritti over 55.

Inoltre il gruppo si sta allargando su altri mercati emergenti come l’Africa, l’Asia e l’America Latina.

 

Facebook ha inoltre potuto beneficiare, a differenza di MySpace, della grande diffusione di dispositivi mobili, che sono un nuovo ‘vettore’ di diffusione della ‘malattia’, giusto per attenerci alla terminologia usata dai due studenti di Princeton. La scorsa estate il 78% dei suoi utenti, infatti, accedeva da device mobile.

 

Altro elemento che inficia le conclusioni di questo Studio, è che i due ricercatori si sono basati sulle proiezioni di Google Trends, secondo le quali nel dicembre 2012 si è registrato il picco delle ricerche fatte per parola chiave ‘Facebook’ e poi c’è stato il calo. Un dato facilmente spiegabile perché oggi la maggior parte degli utenti accedono al social network dalla loro applicazione mobile.

 

Sicuramente lo Studio contiene alcuni elementi degni di attenzione e preziose indicazioni su come la gente diventa ‘immune’ a un prodotto che possono aiutare le aziende a mantenere i propri clienti.

 

Ma al di là di questo, il danno è fatto. La notizia che Facebook perderà l’80% dei propri utenti entro il 2017 è ormai ovunque e poche persone andranno al di là del titolo per cercare di capirne l’attendibilità. Certamente questa notizia non ha fatto perdere il sonno agli investitori o a Zuckerberg che guarda già al prossimo Mobile World Congress di Barcellona dove interverrà il 24 febbraio per annunciare le prossime mosse del social network.

Tranquilli, Facebook non morirà, almeno per il momento. 

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