Rai, il Bollino blu servirà davvero?

di Raffaella Natale |

Fonti ministeriali sentite da Key4biz spiegano l’utilità del Bollino: renderà il servizio pubblico trasparente. Potremo sapere, per esempio, se nei pacchi di Insinna ci sono i soldi del canone.

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Resta alta la soglia d’attenzione in merito al Bollino Blu, imposto dal Viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, come conditio sine qua non per la firma del Contratto di servizio Rai 2013-2015 per identificare i programmi finanziati dal canone.

In Vigilanza il confronto è sempre più acceso, specie dopo che anche l’Ebu (European Broadcasting Union) ha ritenuto ‘inutile’ e ‘dannoso’ il provvedimento.

Fonti ministeriali, sentite da Key4biz, hanno dichiarato che la previsione di inserire il Bollino ha come obiettivo di far sapere al contribuente quanta parte dei programmi Rai è finanziata dal canone.

 

Il provvedimento – hanno spiegato a Key4biz – rientra in un’operazione di trasparenza e non vediamo ragioni per cui non si debba predisporre.

Catricalà ha ribadito più volte: “…i cittadini devono essere messi nella condizione di sapere cosa pagano con il canone”. Le modalità, ha poi spiegato il Viceministro, spetteranno all’azienda, perché si tratta di una scelta di carattere editoriale.

 

Il Contratto di servizio, al momento ancora in discussione in Vigilanza, prevede, infatti, che ci sia una chiara distinzione tra programmi finanziati dal canone e dalla pubblicità. L”introduzione del Bollino indica i programmi di servizio pubblico: all’inizio, alla fine o durante la trasmissione verrà inserita la scritta “programma finanziato con il contributo del canone”.

 

Un’operazione di trasparenza – dicono dal Ministero a Key4biz -, perché non tutti i programmi sono finanziati dal canone e alcuni sono acquistati da produzioni esterne. E’ quindi giusto far sapere al contribuente quanta parte del programma che sta guardando è a suo carico e quanta no.

 

Il Bolino servirà inoltre in un’ottica di recupero dell’evasione: far sapere che un programma è finanziato da soldi pubblici, potrà servire a responsabilizzare ulteriormente l’utente verso il pagamento del canone.

 

Prendiamo per esempio la trasmissione preserale ‘Affari tuoi’ condotta da Flavio Insinna, grazie al Bollino i telespettatori potranno sapere quanti soldi che sono dentro ai ‘pacchi’ sono ricollegabili al canone.

 

Lo scontro sul Bollino non è nuovo. Alcuni temono che questa scelta rappresenti l’anticamera della privatizzazione della Rai, ma Catricalà ha più volte chiarito che “la logica non è quella di diversificare tra programmi a carattere pubblico ed altri a carattere privato”.

Il Bollino, ha spiegato, servirà a rendere riconoscibili e valorizzare i programmi finanziati con il canone per consentire a chi lo paga “di controllare come sono spesi i suoi soldi“.

Peraltro la privatizzazione, ha indicato Catricalà, “…non è un tema che possa essere affrontato dal governo ma semmai dal Parlamento anche perché sarebbe, semmai, necessario rivedere la governance”.

 

Contro il Bollino sono scese in campo anche le sigle sindacali dopo che la proposta di Catricalà è stata bocciata da Ingrid Deltenre, direttore generale dell’Ebu, l’Associazione che raggruppa le principali emittenti televisive pubbliche europee, audita a dicembre in Vigilanza.

 

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