Bitcoin, Rapporto del Congresso Usa: il trattamento della moneta virtuale in 40 paesi

di Paolo Anastasio |

Un report del Congresso Usa, che cita fra le sue fonti anche Key4biz, analizza la modalità di trattamento giuridico e fiscale della moneta virtuale in 40 paesi. Francesco Vatalaro: 'Fenomeno tecnologico potenzialmente dirompente'.

Stati Uniti


Bitcoin

L’amministrazione Usa guarda da vicino al fenomeno Bitcoin, prova ne è il corposo studio di 25 pagine sull’utilizzo della criptovaluta nel mondo appena realizzato dall’Ufficio Studi del Congresso e che cita fra le sue fonti anche Key4biz.

Il documento, commissionato dal senatore Tom Carper, presidente del comitato Homeland Security e Affari Governativi, analizza nel dettaglio le modalità con cui 40 paesi a livello globale stanno affrontando, anche in termini fiscali, l’onda lunga delle criptovalute in stile Bitcoin.

 

“Questo rapporto contiene una buona notizia, e cioè che gli Stati Uniti non sono poi così indietro, come sosteneva qualcuno, in tema di moneta virtuale – ha detto Carper – In realtà, gli Stati Uniti ricoprono un ruolo di guida per altri paesi, nel modo di gestire la crescita di questa tecnologia”.

 

Le lodi del presidente Carper sono forse un po’ esagerate, dal momento che molti paesi si trovano in una fase di studio delle criptovalute, una fase che in altri termini nasconde una sorta di inazione. Ma due paesi hanno certamente preso posizione nei confronti del Bitcoin: si tratta del Brasile e della Cina.

“E’ oggi ancora difficile dare una definizione convincente del Bitcoin che ne consenta una classificazione fra le valute, i titoli azionari o i beni di consumo, ovvero come ulteriore categoria non ancora emersa in altre forme – ha detto a Key4biz Francesco VatalaroProfessore Ordinario di Telecomunicazioni alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata –  Come dimostra il recente studio del Congresso Usa, la stragrande maggioranza dei paesi del mondo tratta il Bitcoin con grande cautela, proprio perché in merito c’è ancora molto da scoprire. Ad esempio, in questi giorni, la IRS (l’equivalente negli Stati Uniti d’America dell’Agenzia delle Entrate) non dà risposte ai contribuenti americani che chiedono come debbano trattare i Bitcoin che possiedono nella loro dichiarazione dei redditi. Come per ogni fenomeno tecnologico nuovo e potenzialmente dirompente, oggi la priorità è lo studio del Bitcoin, non la sua regolamentazione.”

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto del Congresso Usa cita fra le sue fonti l’articolo di Giulia Arangüena De La Paz Bitcoin, moneta virtuale e mezzo di pagamento reale: l’UE meglio degli USA? (In teoria, sì), pubblicato su Key4biz il 13 luglio 2013


A dicembre, la banca nazionale cinese ha annullato la validità dei Bitcoin, emettendo una nota cautelare contro i rischi della moneta e vietandone l’uso da parte degli istituti finanziari perché per sua natura “il bitcoin non è una moneta e per questo non deve circolare in quanto tale sul mercato”, si legge nel report. Una decisione che ha causato la repentina perdita del 50% del valore del bitcoin.

 

Contrariamente a quanto avviene a Pechino, il Brasile ha sposato in pieno il concetto di valuta elettronica. “Il 9 ottobre 2013 è entrata in vigore la legge n 12,865, che ha reso possibile la normalizzazione dei sistemi di mobile payment e la contestuale creazione di monete virtuali, compreso il bitcoin”, si legge sempre nel report. La legge consente al Brasile di regolare l’uso del bitcoin, delle microvalute e di ogni genere di valuta elettronica che nascerà in futuro.

C’è da dire però che la maggior parte dei paesi presi in esame ha deciso di non definire i bitcoin, riaffermando il concetto di corso legale, nel quale la microvaluta non rientra.

Anche l’Italia è in attesa di una regolamentazione del Bitcoin, promossa in Italia dal deputato Sergio Boccadutri, promotore della proposta di legge per la promozione dei pagamenti elettronici

 

Dal report emerge che l’interesse pubblico maggiore per il bitcoin si registra in Russia ed Estonia. “In base alle statistiche di ricerca su Google, Russia ed Estonia sono i paesi dove la parola bitcoin è stata più cercata sul motore di ricerca”, si legge nel report.

 

Nonostante l’interesse dell’opinione pubblica, Mosca non ha ancora regolato l’uso del bitcoin, tanto che uno studio legale russo definisce la criptovaluta come illegale, in base all’articolo 140 del Codice Civile. La Banca Centrale Estone dal canto suo sta monitorando le transazioni in bitcoin,  ma per ora nemmeno nel paese baltico la valuta è regolata per legge.

 

Diversi paesi, come ad esempio la Germania, il Canada, Singapore e la Finlandia, tassano il bitcoin e le monete virtuali con lo stesso regime fiscale usato per i beni e i servizi.

 

Un caso a parte è la Francia. Mentre diversi paesi trattano i bitcoin come uno strumento di permuta e commercio, Parigi boccia la microvaluta in maniera netta.  La Banca Centrale Francese ha emesso un rapporto in cui dice chiaro e tondo che in base alle leggi vigenti, “i bitcoin non possono essere considerati una vera valuta e nemmeno uno strumento di pagamento”, La Banca Centrale Francese critica inoltre “il bitcoin come strumento di speculazione, utilizzato anche per il riciclaggio di denaro sporco e per altre attività illegali”. Un timore, quello del riciclaggio di denaro sporco tramite bitcoin, condiviso anche da diversi altri paesi.  

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