#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Italia
Ci lamentiamo spesso (e legittimamente) della nostra classe dirigente, in particolar modo di quella politica. La fortuna di espressioni come “piove, governo ladro” (in uso sin dall’800) o la “casta” (resa popolare dal libro di Stella e Rizzo) indica proprio questa tendenza di noi italiani ad attribuire al vertice i problemi quotidiani in cui si dibatte la base. A volte questa mancanza di fiducia è comprensibile, purtroppo. Ma ci sono delle meritevoli eccezioni a cui bisogna dare il giusto risalto.
La scorsa settimana l’onorevole Sergio Boccadutri di Sel ha illustrato una proposta di legge rivoluzionaria nel campo dei pagamenti elettronici e della lotta al contante (che abbiamo già avuto modo di illustrare su Key4Biz) che mira a contrastare quel “mostro di fine livello” (per usare un’espressione dell’ex Ministro Tremonti) apparentemente indistruttibile che è l’economia sommersa, illegale e inafferrabile, stimata nel nostro paese al 15-20% del Pil (a seconda degli studi), rendendoci un unicum tra i paesi occidentali: nel Regno Unito il nero pesa il 6%, in Francia il 4%, negli USA il 5%, nella virtuosa Norvegia addirittura meno dell’1%. L’ampiezza del fenomeno produce un’enorme evasione fiscale, che l’Agenzia delle Entrate valuta in 120-150 miliardi di euro all’anno. Un dato sconcertante se si tiene conto che le entrate tributarie del nostro paese (dirette e indirette) ammontano a 423 miliardi di euro (dato del 2012).
Quella che gli anglosassoni chiamano shadow economy, senza regole e quindi senza diritti, è spesso collegata all’altra deleteria peculiarità italiana: la corruzione. Il sommerso, infatti, favorisce la creazione di fondi neri che aziende spregiudicate e criminalità organizzata possono utilizzare per ungere il ceto politico, locale e nazionale, al fine di essere favorite nella loro attività economica. Proprio pochi giorni fa la Commissione UE ha rivelato dati sconcertanti sulla corruzione nell’area Euro: un giro di denaro di 120 miliardi di euro ogni anno, concentrato, purtroppo, proprio nel nostro paese che ne produce, da solo, ben 60 miliardi di euro. L’Italia, che rappresenta il 12% della popolazione europea e il 10% del Pil continentale, produce la metà della corruzione dell’Unione Europea.
Per tutte queste ragioni, che deprimono le casse pubbliche e umiliano gli imprenditori e i lavoratori onesti, l’Italia deve impegnarsi nel superamento di quello che Boccadutri ha definito l’ePayment divide, un fenomeno che, proprio come il più noto digital divide, produce arretratezza, perdita di competitività del sistema economico e diseguaglianze tra cittadini.
Abbiamo bisogno di favorire strumenti di pagamento più moderni e trasparenti per colmare i tanti gap che ci separano dalle economie che stanno meglio affrontando la crisi economica di questi anni. Così come abbiamo bisogno di una normativa anti-corruzione più dissuasiva, che renda appetibile per le società straniere, forti e strutturate, investire nel nostro paese. E anche qui è da rilevare come la proposta di legge di Boccadutri sia utile in quanto (all’art.7) prevede l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di auto-riciclaggio, così come proposto (nel 2013) dal Presidente Grasso e caldeggiato in più di un’occasione dal Premier Enrico Letta, che avrebbe l’utile effetto di colpire le aziende in qualche modo legate alla criminalità organizzata che falsano la sana competizione del libero mercato.
Che il contesto italiano nella materia stia evolvendo velocemente, è confermato dal provvedimento di ieri (6 febbraio) adottato dal Consiglio dei Ministri che ha emanato un decreto legislativo (in attuazione della direttiva 2011/83/UE) in favore dei pagamenti con carta di credito e dei consumatori. Nette le parole del Premier che ha dichiarato come “nel nostro paese il consumatore che paga in contanti è sempre avvantaggiato e viene penalizzato il pagamento elettronico, ma noi vogliamo estendere il pagamento elettronico“. Le nuove norme ampliano il diritto di recesso per gli acquisti online e proibiscono maggiorazioni di prezzo per chi paga con carta.
Un piccolo passo, ma pur sempre un passo nella direzione del superamento dell’ePayment divide.