Social network: bolla o non bolla? Dopo Twitter, anche LinkedIn delude il mercato

di Alessandra Talarico |

Twitter non convince gli investitori, che restano scettici sulla capacità di attrarre nuovi utenti. LinkedIn presenta un outlook per il trimestre in corso e l’intero anno inferiore alle attese degli analisti.

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Bolla o non bolla è ancora difficile dirlo, ma i social network stanno affrontando un periodo non proprio felice in Borsa: dopo Twitter, che ieri ha perso il 24% dopo la presentazione della prima trimestrale dallo sbarco in Borsa – è stata infatti la volta di LinkedIn di deludere gli azionisti, per via di un outlook inferiore alle attese per il trimestre in corso e l’intero anno fiscale.

Il social network per professionisti ha registrato utili per 3,8 milioni di dollari (39  centesimi per azione escluse voci straordinarie) nel quarto trimestre, in calo del 67%, su un fatturato in crescita del 47% a 447 milioni, a fronte di un consensus di 437 milioni. Gli utenti del sito sono cresciuti del 6,9% a 277 milioni, generando un incremento del 48% del fatturato della divisione abbonamenti. Sono migliorate anche altre voci, quali le entrate dei servizi per le aziende di assunzione del personale (+53%) e la pubblicità (+36%).

Numeri importanti, dunque, ma gli investitori non hanno gradito le previsioni per il trimestre in corso e per l’intero anno, che sono inferiori alle attese: in questo trimestre, i ricavi dovrebbero crescere del 30% (per attestarsi tra 455-460 milioni, dai 325 milioni dello stesso periodo del 2013), gli analisti attendevano invece la conferma di un risultato da 470 milioni. Per l’intero anno, quindi, le stime sui ricavi si fermano a 2,02-2,05 miliardi di dollari contro attese per 2,16 miliardi.

E così negli scambi afterhours il titolo ha ceduto l’8%.

E’ da dire, però, che i titoli LinkedIn, che in Borsa ha una capitalizzazione di oltre 7,2 miliardi di dollari, nell’ultimo anno hanno quasi raddoppiato il loro valore, che è quintuplicato rispetto all’IPO nel 2011.

 

Anche le azioni di Twitter valgono attualmente quasi 51 dollari, il doppio rispetto al collocamento (26 dollari), ma hanno registrato una forte discesa rispetto al picco di dicembre a 75 dollari, e gli analisti prevedono un ulteriore decremento nei prossimi 12 mesi.

Il sito di microblogging ha chiuso l’ultimo trimestre con ricavi in aumento a 242,7 milioni dai 112,2 milioni dell’anno prima e meglio dei  218 milioni attesi dagli analisti. I ricavi sono stati trainati, in particolare,  dalla crescita della raccolta pubblicitaria su dispositivi mobili, salita al 75% del totale e in crescita del 5% rispetto ai tre mesi precedenti. Gli utenti che hanno accesso a Twitter da dispositivi mobili hanno raggiunto quota 186 milioni, il 76% del totale.

Nonostante questo, però, gli investitori, ieri, hanno punito il titolo perché restano scettici sulla capacità del sito di conquistare nuovi utenti e di mantenere quelli già esistenti. Un giudizio che si basa anche sul dato relativo alle ‘timeline views’, aumentate del 26% su base annuale a 148 miliardi ma in calo, per la prima volta, rispetto al trimestre4 precedente, quando erano state 159 miliardi.

Gli analisti di Cantor Fitzgerald, da sempre ‘ostili’ al titolo, continuano a mantenere il giudizio ‘sell’ e anche UBS ha cambiato il rating da ‘neutral’ a ‘sell’, con un target price abbassato da 45 a 42 dollari.

Più ottimisti, invece, gli analisti di Goldman Sachs – che vedono il valore del titolo salire da 65 a 69 dollari – e Deutsche Bank che danno un giudizio ‘buy’ sui titoli Twitter.

 

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