Con stime troppo ottimistiche si rischia l’autogol

di di Paolo Colli Franzone (NetSquare - Osservatorio Netics) |

Le grandi testate giornalistiche saranno meno disponibili a ospitare articoli ‘trionfali’ ma, in cambio, metteremo le basi per un lavoro serio di analisi e di supporto alla spending review.

#PAdigitale è una rubrica settimanale a cura di Paolo Colli Franzone promossa da Key4biz e NetSquare – Osservatorio Netics.
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Italia


Paolo Colli Franzone

La bella notizia è che i temi riconducibili al mondo dell’Agenda Digitale, con particolare riferimento a tutto quello che è “digitalizzazione della pubblica amministrazione e della sanità“, da almeno un paio d’anni sono usciti dal “ghetto” delle riviste e dei blog specializzati e cominciano a fare notizia anche su tv generaliste, quotidiani e periodici più o meno “nazionalpopolari”.

 

Ottimo.

 

Temo però che ci sia un problema serio: proprio con l’obiettivo di “sfondare sui media”, molti analisti (soprattutto di matrice accademica) hanno probabilmente esagerato con affermazioni iperboliche disegnando scenari a volte molto distanti dal poter essere concretamente realizzati.

 

Il problema è serio perché, a mio avviso, generando una quantità elevatissima di aspettative si finisce inevitabilmente col raccogliere delusioni e critiche. Un po’ come le campagne elettorali, diciamo.

 

Non è un caso se tra i (non pochi) detrattori dell’innovazione tecnologica di PA e Sanità cominciano a circolare battute del tipo: “eh, voi informatici, ci state raccontando un sacco di panzane pur di venderci i vostri accrocchi“.

 

Affermare apoditticamente che la digitalizzazione della Sanità porterà “tout-court” a risparmiare una quantità variabile di miliardi di Euro (chi dice 5, chi 7, chi addirittura 30) non fa bene alla Sanità Digitale. Forse, fa bene a chi finisce con tanto di firma e foto su giornali e newsletter di settore.

 

Parlare di 2,6 miliardi risparmiabili dalla PA grazie all’adozione della fatturazione elettronica perché grazie ad essa le amministrazioni pagheranno puntualmente i loro fornitori significa non avere la più pallida idea di come funzionano i pagamenti nella PA. Gli enti pagano in ritardo non perché ci mettono mesi a caricare a mano le fatture sui loro sistemi contabili, ma perché devono attendere le finestre di disponibilità di cassa (patto di stabilità) e i vincoli delle tesorerie uniche.


Affermare che attraverso la dematerializzazione si risparmieranno 15 miliardi all’anno di solo “recupero di produttività del personale della PA” significa ammettere di non conoscere le rigidità strutturali delle amministrazioni: nessuno potrà mai recuperare produttività dicendo “siccome fino a ieri facevi un lavoro che oggi fa il computer, allora da domani ti sposto a fare il vigile urbano“.
 

In un grandissimo Comune italiano, che già da almeno 10 anni paga i suoi dipendenti con bonifico bancario, esiste ancora l’ufficio “Cassa Stipendi”. Con tanto di personale rigorosamente mantenuto in quegli uffici. Indovinate cosa fanno, dalla mattina alla sera, questi impiegati e funzionari?

 

Tutto questo baillamme mediatico non fa che confondere le idee e “rovinare la piazza” a quell’immenso lavoro di analisi dei risparmi “reali” attivabili dalla PA e dalla Sanità italiana al netto dalle fantasticherie dei teorici.

 

Risparmi che, si badi bene, sono reali, e davvero (in moltissimi casi) realizzabili in pochissimo tempo.

 

Dare numeri “teorici” significa anche mettere in grossa difficoltà quei (non pochi) vendor che stanno elaborando modelli di remunerazione direttamente correlati alle performances assicurate ai loro clienti, in quanto si falsano “in eccesso” i presupposti di partenza e si rischia di finire “a bagno”.

 

Il fatto è che non si possono immaginare “risparmi nel breve periodo” considerando elementi quali il costo del lavoro, la produttività, la semplificazione dei processi burocratici, i tempi di pagamento dei debiti verso fornitori, eccetera.

 

Anche soltanto limitandoci al “ragionevolmente realizzabile”, i risparmi ci sono e sono interessanti: si pensi al ciclo del farmaco in Sanità, ai costi di fornitura di beni e servizi, ai costi per spostamenti, eccetera.

 

Magari i miliardi risparmiati saranno 10 e non 43, magari le grandi testate giornalistiche saranno meno disponibili a ospitare articoli “trionfali”. Ma, in cambio, metteremo le basi per un lavoro serio di analisi e di supporto alla spending review.

 

Tutto il resto?

Tutto il resto è marketing, come diceva il Poeta.

 

 

 

 

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