Francia
Il prossimo sbarco di Netflix in Francia e anche il sistema di quasi ‘intoccabilità’ nel quale lavorano sul mercato audiovisivo gli Over-The-Top, inquieta e non poco i broadcaster d’oltralpe che hanno deciso di rivolgersi direttamente al Ministro Aurélie Filippetti che non hai mai mostrato ‘morbidezza’ per la condotta delle multinazionali della rete, specie i loro sistemi per pagare le tasse al minimo traghettando i profitti nei paradisi fiscali.
Un atteggiamento scorretto contro cui ha puntato il dito anche il presidente François Hollande nell’ultima visita negli Stati Uniti la scorsa settimana, per ricordare che quando si investe in Francia ‘le regole vanno rispettate‘.
I CEO delle prime tre reti televisive commerciali, TF1, Canal+ e M6, hanno scritto una lettera congiunta, nella quale esprimo le preoccupazioni per la crescente concorrenza dei giganti americani come Google, Apple e Netflix.
“Non è una crisi economica quella che stanno attraversando TF1, Canal+ et M6, ma un cambiamento industriale accelerato (…) che minaccia la loro continuità”, scrivono Nonce Paolini, Bertrand Méheut e Nicolas de Tavernost nella missiva al Ministro Filippetti che reca la data dell’11 febbraio ma che l’Agenzia France press ha potuto visionare solo ieri, dandone immediata notizia.
Il timore è per “lo sconvolgimento causato dall’arrivo nel settore televisivo di nuovi attori” provenienti dal mondo di internet e delle nuove tecnologie “come Google, Apple, Netflix, Amazon e Facebook”.
I tre Ceo chiedono un urgente incontro al Ministro per presentare delle “urgenti proposte” per riformare l’audiovisivo francese.
Nella lettera, pubblicata dal blog Immédias di l’Express, i direttori delle tre reti televisive sottolineano la potenza di questi gruppi che si basa su un “modello economico mondiale” che si avvantaggia di “quadri legislativi più flessibili” di quelli in vigore in Francia, grazie anche a pratiche di “ottimizzazione fiscale esorbitanti“.
Situazione “aggravata” in Francia, scrivono ancora, da una politica che punta a “moltiplicare (…) il numero degli operatori in un mercato divenuto stagnante”, mantenendo una regolamentazione che risale agli anni ’80 “di una pesantezza e una complessità che non ha eguali in Europa”.
Di fronte al prossimo arrivo di Netflix e della Google Tv (piattaforma internet accessibile dal televisore), i tre direttori televisivi chiedono al governo di rivedere con urgenza “il sistema delle tasse” per liberalizzare il settore audiovisivo e modificare le regole che vietano la pubblicità televisiva in alcuni settori.
Chiedono anche una revisione delle “attuali relazioni tra produttori e distributori” che contribuiscono, secondo loro, a indebolire ulteriore il mercato senza permetterne il consolidamento.
I tre CEO mettono anche in guardia circa la propospettiva di abbattere le cosiddette ‘windows’ – le finestre temporali di distribuzione che prevedono che alcuni film arrivino prima al cinema, per poi essere disponibili su altri canali e infine in DVD – perché è su queste che “poggia la garanzia del finanziamento al cinema francese”.
Un’idea non condivisa però da chi sostiene che il sistema delle ‘windows’ sia una concausa certa della pirateria audiovisiva. In Italia il senatore del Pd Felice Casson ne ha chiesto l’abbattimento nella sua proposta di legge sul diritto d’autore e anche la Ue è su questa linea.