#Netneutrality, Luigi Gambardella a WSJ e FT: ‘Connected Continent a rischio, no a restrizioni all’Open Internet’

di Alessandra Talarico |

Oggi al Parlamento europeo il voto su alcuni emendamenti al regolamento Connected Continent relativi alla net neutrality, che ETNO ritiene eccessivamente rigidi e penalizzanti per il futuro dell’Europa digitale.

Europa


Luigi Gambardella

Le società europee di telecomunicazioni hanno espresso la loro contrarietà a una serie di emendamenti sulla net neutrality oggi al vaglio della Commissione Industria del Parlamento europeo. Alla vigilia del voto in Parlamento sul Regolamento Connected Continet, ETNO – l’associazione che riunisce i principali operatori europei – ha inviato una lettera al Commissario per l’Agenda digitale, Neelie Kroes e alla relatrice della proposta, Pilar De Castillo, in cui viene espressa forte preoccupazione riguardo il futuro del Regolamento. Preoccupazioni che si riferiscono, in particolare, a una serie di emendamenti sulla neutralità della rete che non consentirebbero agli operatori di riservare una parte della loro infrastruttura ai servizi ‘specializzati’, quali i video al alta qualità, da veicolare sulla base di accordi commerciali con i fornitori di questi contenuti.

 

Alla posizione di ETNO danno ampio risalto i principali quotidiani finanziari mondiali, il Financial Times e il Wall Street Journal, che riprendono le preoccupazioni espresse dal presidente del Board dell’associazione, Luigi Gambardella.

“Temiamo che se prevarranno le visioni più restrittive in materia di internet aperto, ci sarà una significativa limitazione per la scelta degli utenti” ha dichiarato Luigi Gambardella al Wall Street Journal, sottolineando che alcuni emendamenti della proposta potrebbero paralizzare lo sviluppo dei nuovi servizi sui quali invece la Ue sta puntando per ritornare a essere leader nella digital economy.

Per Gambardella, “il voto di oggi rischia di far deragliare gli obiettivi originali del Regolamento di Connected Continent”.

“Se le modifiche alle disposizioni sull’open internet fossero confermate nel testo approvato – ha dichiarato ancora Luigi Gambardella al Financial Times – a rischio sarà la digital economy europea, con le imprese che saranno messe in una situazione molto difficile in termini di competitività rispetto ai competitor globali”.

 

Le principali telco europee – tra cui Deutsche Telekom, France Telecom, Telefónica e Telecom Italia – assicurano che la possibilità di offrire servizi ‘avanzati’ non bloccherebbe in alcun modo i servizi di altri provider o l’accesso ai contenuti da parte degli utenti e sarebbero quindi perfettamente in linea con i dettami della Commissione europea sulla net neutrality.

La linea degli emendamenti oggi al vaglio del Parlamento, ha sottolineato invece ETNO, pregiudicherebbe invece la fornitura di servizi specialistici come la telemedicina o l’eLearning, ma anche servizi quali le VPN per le aziende, l’IPTV, il gaming online o le videoconferenze.

Secondo l’associazione, il testo proposto potrebbe rendere ingestibile la gestione del traffico sulle reti.

“I cambiamenti previsti nell’area di open internet, insieme alle misure repressive dei ricavi nell’area del roaming e all’introduzione di nuovi livelli di regolamentazione dell’accesso all’ingrosso, creerebbe una zavorra senza precedenti per il settore europeo delle telecomunicazioni”, sottolinea ETNO nella lettera.

 

Il dibattito sulla net neutrality è acceso anche negli Usa, dove le società di telecomunicazione stanno tentando di convincere la FCC di permettere loro di far pagare alcuni siti web per fornire i loro contenuti ad una qualità superiore. La Federal Communications Commission dovrebbe proporre nuove regole entro quest’anno, dopo che la Corte di Washington, accogliendo il ricorso di Verizon contro Netflix, ha bocciato le sue regole sulla neutralità della rete che impedivano agli operatori tlc un diretto controllo sulla rete, bloccando, accelerando o rallentato le connessioni internet a seconda dei loro interessi.

 

In Europa come oltreoceano, insomma, la tensione tra web company e operatori tlc sulla net neutrality e chi dovrà pagare per l’aggiornamento delle reti sta crescendo e aumenterà, si presume, di pari passo con l’incremento del traffico dati sia su fisso che su mobile.

È anche da dire che, sulla scia di questa vittoria di Netflix, negli Usa qualcosa si sta muovendo in favore delle telco, come dimostra anche il recente accordo ‘paid-peering’ tra Netflix e Comcast, con la prima che pagherà la seconda per assicurarsi uno streaming senza intoppi. L’accordo permetterà a Netflix di connettersi direttamente con la rete della società via cavo, senza intermediari.

 

“Penso che sia corretto che gli operatori possano garantire un servizio migliore a determinati clienti o servizi che hanno un più alto livello di urgenza o di necessità di performance”, ha dichiarato al WSJ il Ceo Vodafone Vittorio Colao.

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