Cybersicurezza, dalla Ue 85 mln di euro. Neelie Kroes: ‘Inaccettabile lo spionaggio di massa’

di Alessandra Talarico |

Nell’ambito del programma di ricerca Horizon 2020, la Ue ha stanziato per quest’anno 85 milioni di euro per sei progetti legati alla cybersicurezza e la Kroes cita Papa Francesco.

Europa


Neelie Kroes

Cita Papa Francesco il Commissario Neelie Kroes per parlare dell’importanza della Digital Agenda europea e mettere in guardia contro gli usi impropri delle nuove tecnologia (vedi Datagate), ricordando anche che sotto l’ombrello del programma di ricerca Horizon 2020 la Commissione ha stanziato per quest’anno 85 milioni di euro per sei progetti legati alla sicurezza nel mondo digitale. Cifra che va ad aggiungersi ai 350 milioni già investiti in questo settore.

 

Di recente, il Pontefice ha definito internet “un dono di Dio” per il contributo del web a una migliore comprensione reciproca e a farci sentire più vicini gli uni agli altri.

“Non so se davvero è un dono di Dio, ma le parole del Papa sono un dono per l’Agenda digitale europea“, ha detto la Kroes nel suo discorso ‘A secure online network for Europe’, in cui ha evidenziato le opportunità di internet per la crescita economica ma anche le minacce derivanti dagli abusi che sempre più spesso vengono perpetrati a nostre spese per mezzo del web.

La web economy, ha detto, “genera un quinto della nostra crescita. 200 milioni di europei comprano online ogni anno”. E non siamo che all’inizio, viste le prospettive di crescita di settori quali i big data cloud computing, l’Internet delle cose, l’high performance e il quantum computing.

Ma, come spesso accade, l’altra faccia della medaglia nasconde molte insidie. Ne è un esempio lo spionaggio su larga scala messo in atto dalla National Security Agency americana e che ha comportato un’invasione “totalmente inaccettabile” della nostra privacy, dei nostri diritti fondamentali, nonché l’erosione della fiducia nei confronti del web e dei nostri governi.

Non si può ritenere ‘accettabile’ lo spionaggio di masse solo perché è tecnicamente possibile, né d’altro canto vedere solo pericoli e minacce nei big data, invece che opportunità e poi, ha detto ancora la Kroes, non è più il caso di parlare di ‘diritti digitali’ perché quelli a cui ci si riferisce quando si parla di diritti online – dalla privacy alla libertà di espressione e i diritti dei consumatori – sono “diritti fondamentali, che si applicano online come offline”.

“Nel mondo reale queste libertà sono protette, controllate ed equilibrate. Nel mondo online, pur molto diverso, ci devo essere le stesse tutele e devono essere presenti a tutti i livelli: politico, tecnico e organizzativo. E deve essere basato su principi comuni come trasparenza e responsabilità”, ha spiegato.

Sottolineando di aver apprezzato la volontà del presidente Usa Barack Obama, che ha affermato di voler riforma l’NSA, la Kroes dice anche che a proposito del Datagate bisognerebbe chiedersi non tanto perché gli Usa hanno voluto spiare così tante comunicazioni, ma “come hanno fatto a riuscirci? Perché siamo così impreparati di fronte a queste minacce?”.

Cerchiamo di non essere ingenui, ha aggiunto: “lo spionaggio è il secondo mestiere più antico del mondo e a volte va a braccetto col primo”.

Le rivelazioni di Snowden hanno scioccato molta gente “ma in un certo senso sono state una benedizione e una sveglia: queste rivelazioni non potevano essere più tempestive, visto che ci avviamo verso un’economia e una società basate sui dati”.

C’è insomma un lato positivo nel Datagate e cioè che possiamo prenderlo come spunto per “rendere il mondo online più sicuro e per rendere l’industria europea più competitiva”.

“Senza sicurezza – ha detto – non c’è privacy né vera libertà. Non c’è vita privata se la vostra casa non ha i muri, non sei libero di camminare per strada se non sei al sicuro”. (Vai al discorso integrale)

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