#Cashless: ‘Pagamenti elettronici anche per i trasporti pubblici’. Intervista a Guido del Mese (ASSTRA)

di di Cristian Testa |

‘Necessario, però, che l’aggio riconosciuto alla banca sia il più possibile contenuto, per non gravare né sul cliente finale e né sull’azienda’.

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Italia


Guido del Mese

Il contante non è una questione astratta, ma assolutamente concreta che ha ripercussioni sulla vita dei consumatori e delle aziende tutti i giorni, tutti i momenti, producendo inefficienza e quindi costi che gravano sull’intero sistema.

Ne parliamo con l’Avvocato Guido del Mese, Direttore Generale dell’Associazione Trasporti.

 

ASSTRA nasce nel 2001, ma ha una storia ben più lunga, e rappresenta una fetta importantissima del trasporto pubblico. Cominciamo dai numeri:

 

Guido del Mese. 15 milioni di viaggiatori al giorno che si spostano a livello locale sul territorio nazionale.  Questa è la cifra che immediatamente dà il senso del peso e dell’importanza del settore che rappresentiamo. Un settore che ha una sua dimensione economica rilevantissima, ma che è inscindibile dalla dimensione sociale, di servizio, del trasporto pubblico locale (TPL). Un settore che noi rappresentiamo in buona parte: 95% del trasporto urbano e 75% trasporto extraurbano e regionale.

ASSTRA è l’associazione nazionale datoriale delle imprese di trasporto pubblico locale in Italia. Oltre a rappresentare le esigenze e gli interessi delle proprie aziende, noi siamo fortemente impegnati a promuovere e sostenere ogni iniziativa che favorisca la mobilità sostenibile e quindi il trasporto pubblico, in quanto elemento indispensabile per la vivibilità delle città, la salute dei cittadini, la giustizia sociale e l’economia del paese. Lo scopo dell’associazione è quello di richiamare una maggiore attenzione sui trasporti pubblici che sono al centro della vita quotidiana di ogni cittadino, e sui danni provocati dall’utilizzo eccessivo e scorretto dell’automobile al tessuto urbano, all’ambiente ed alle persone. Abbiamo circa 170 aziende associate che rappresentano oltre 100.000 lavoratori, 40.000 mezzi pubblici di trasporto (gomma e ferro) che servono oltre 5.000 comuni per un valore totale della produzione di 9,2 Miliardi di euro.
 

 

Quali sono le difficoltà che più spesso si trovano ad affrontare le aziende che voi rappresentate?

 

Guido del Mese. Oggi le aziende sono costrette a operare in un clima di sostanziale incertezza normativa e di assoluta crisi economica. Questo si traduce in una situazione un po’ paradossale nella quale da una parte la domanda di trasporti pubblici aumenta e dall’altra l’offerta di trasporto pubblico diminuisce perché le aziende sono obbligate a tagliare i servizi per non fallire.

Il nostro sistema sconta il vizio tutto italiano di fare le cose a metà. Le imprese di Trasporto Pubblico Locale (TPL), un tempo dette “municipalizzate” , avrebbero dovuto dismettere i panni dei piccoli monopoli municipali per passare a tutt’altro oltre 10 anni fa, diventando vere e proprie imprese con tutta la responsabilità e autonomia che ciò comporta per operare in un contesto di mercato. Una piccola grande rivoluzione che non è mai veramente decollata. Nel 1997 le aziende di trasporto pubblico si sono trasformate da municipalizzate (cioè aziende di diritto pubblico) a società per azioni. Questo fu fatto per incentivare soggetti privati ad entrare nel capitale, ma il processo non ha funzionato, anche a causa di una forte resistenza opposta da sindacati timorosi di perdere il proprio potere. Noi vogliamo un miglioramento dei servizi percepibile dall’utenza e per questo abbiamo bisogno di una maggiore concorrenza. Questo dovremmo prendere dalla UE. Come ha fatto anche la Francia i cui servizi di trasporto pubblico sono molto migliorati grazie al contributo del settore privato.

Nel nostro settore sarebbe necessario un processo di modernizzazione come quello avvenuto in Poste, azienda che un tempo era sinonimo di scarsa efficienza e che oggi, grazie alla trasformazione avviata da Corrado Passera nel 1998, è un’eccellenza italiana.

 

Dal punto di vista dei pagamenti che genere di problemi affrontano le aziende di ASSTRA?

 

Guido del Mese. In primo luogo il problema dell’evasione tariffaria, cioè di persone che salgono sui mezzi pubblici e non pagano il biglietto. Il che non solo sottrae risorse alle aziende, ma produce un effetto frustrante sugli utenti onesti che condividono il mezzo con quelli disonesti. Biglietto che per lo più è acquistato in contante.

 

Quindi anche il vostro settore è colpito dalla maledizione delle monetine…

 

Guido del Mese. Possiamo dire che è una valanga di monetine quella che investe le nostre aziende: almeno per un valore di 3 miliardi di euro l’anno. Questa è infatti la quantità di contanti in circolazione in Italia per acquistare i titoli di viaggio per salire sui mezzi di trasporto pubblico locale del Paese. Su un fatturato complessivo di circa 9,2 miliardi di euro del settore, il cash è quasi il 33%.

 

Parliamo di numeri enormi. Che problemi concreti comporta la gestione di una massa cosi ingente di contante? E che costi ha per gli associati di ASSTRA?

 

Guido del Mese. Una risposta diretta è impossibile. Tuttavia è lecito collegare i costi dell’evasione tariffaria alla modalità di vendita e dunque all’accessibilità al mezzo di trasporto. E parliamo di un costo enorme, stimato in 450 Milioni all’anno! Una cifra con cui si potrebbero acquistare 2000 autobus nuovi.

Facilitare l’acquisto del biglietto attraverso le moderne tecnologie sarebbe molto utile. Poter pagare il mezzo pubblico con la propria tessera elettronica o bancomat o carta di credito o addirittura il cellulare, dovrebbe essere il futuro prossimo per i trasporti pubblici chiamati ad adeguarsi agli sviluppi tecnologici. Con l’aria che tira non ci sono più margini di inefficienza possibili e fenomeni come quello dell’evasione tariffaria vanno combattuti in tutti i modi. La smaterializzazione dei titoli di viaggio, che comporta più controllo e facilità d’accesso al pagamento dei mezzi pubblici, è sicuramente un alleato importante nella lotta quotidiana delle aziende di TPL ai cosiddetti “portoghesi”, cioè quegli utenti che usano i mezzi pubblici a sbafo e quindi a discapito degli utenti onesti. Per noi sarebbe però fondamentale una pertinente standardizzazione dei sistemi e dei supporti: senza standardizzazione dei sistemi di bigliettazione elettronica e relativi supporti di pagamento, si rischia di mettere in moto una macchina col motore rotto alla partenza, complicando cosi la vita agli utenti, anziché apportare una reale semplificazione.

 

Si parla da tempo di un intervento normativo che possa favorire i pagamenti elettronici. Che genere di cambiamenti chiedete?

 

Guido del Mese. Auspichiamo che nel futuro sia consentito l’utilizzo delle carte di credito anche nel nostro settore. E’ sicuramente necessario, però, che l’aggio riconosciuto alla banca sia il più possibile contenuto, per non gravare né sul cliente finale e né sull’azienda.

 

 

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