Smart city & Smart community, a Bologna va in scena la governance urbana condivisa

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Bologna Smart City punta alla collaborazione partecipata e alla condivisione d’intenti per la governance urbana condivisa e la rigenerazione dei beni comuni cittadini.

Italia


Bologna

di Flavio Fabbri

 

Se il cuore della città intelligente è rappresentato dai cittadini e dalla loro partecipazione alla gestione e lo sviluppo del territorio urbano, allora i progetti di innovazione e governance condivisa dell’amministrazione comunale di Bologna sono un ottimo esempio di come può nascere una smart city.

 

Una città a misura d’uomo, aperta, collaborativa e orientata all’innovazione sociale sono gli aspetti che più caratterizzano il nuovo regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani della città emiliana.

 

Un progetto voluto dalla Città di Bologna, attraverso il supporto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, sotto la direzione scientifica di Labsus e con il supporto sul territorio del Centro Antartide, per rilanciare il ruolo delle smart communities nello sviluppo urbano sostenibile e innovativo.

 

Sul tema proprio oggi si è tenuto il webinar “La città bene comune: il Regolamento sull’Amministrazione condivisa del Comune di Bologna“, organizzato dall’Osservatorio ANCI Smart Cities, in partnership con FORUM PA, centrato sul tema dell’alleanza tra cittadini e istituzioni.

 

Una collaborazione partecipata e una condivisione d’intenti che sono non solo auspicabile, ma anche possibili. Un primo passo nella direzione di un’amministrazione condivisa, vera, è senz’altro rappresentato dall’approvazione del Regolamento comunale sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani.

 

Un regolamento che, ricorda Cittalia, nasce nell’ambito di un’esperienza concreta: quella della realizzazione del progetto ‘Le città come beni comuni‘, portato avanti dal Comune di Bologna, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e da Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà e con il sostegno sul territorio del Centro Antartide.

 

Iniziativa che ha permesso di sperimentare nuovi modelli di gestione condivisa e cura dei quartieri e capire quali sono le difficoltà e i vantaggi che derivano da una tale collaborazione: “Si sono costituiti infatti tre diversi laboratori urbani in cui cittadini, associazioni e amministrazione si sono confrontati per individuare aree della città su cui intervenire (guarda il video del progetto). Gli interventi di cura e decoro sono stati così realizzati nei quartieri di Santo Stefano, Giardino Bentivogli e Parco della Zucca“.

 

Sempre la Fondazione ANCI Ricerche ricorda dalle pagine del sito che esempi di questo tipo sono piuttosto diffusi a livello internazionale. Uno di questi è “City f service“, lanciato sin dal 2009 a New York dalla fondazione Bloomberg Philantropies e della Rockefeller Foundation, che punta a far convergere le energie dei cittadini in iniziative per lo sviluppo sostenibile della propria città.

 

Sul territorio nazionale tanti sono i progetti lanciati in Italia, come  le esperienze degli Angeli del Bello, un’associazione di cittadini con sede a Firenze che, con il supporto del Comune e in collaborazione con il Museo Stibbert, che ha dato il via ad una serie di interventi di manutenzione degli spazi verdi del parco Stibbert per preservare, a vantaggio delle generazioni presenti e future, il grande valore storico e culturale del museo.

 

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