L’Europa bacchetta l’Italia sullo sviluppo digitale, posizionandola al 25esimo posto su 28 Stati membri nell’ultimo Digital Economy and Society Index 2015.
Il bel paese non migliora e veste la maglia nera in alcuni dei campi analizzati dal rapporto annuale UE, in primis il problema della connettività, il capitale umano, quindi la scarsa incentivazione all’uso di internet con conseguente fruizione ridotta di contenuti online.
Tuttavia, l’integrazione della tecnologica digitale e la digitalizzazione dei servizi pubblici sono gli unici due campi dove l’Italia continua a essere positiva mantenendosi nella classifica tra i primi 15 paesi.
Il problema all’origine di questo sconfortante risultato a livello europeo è soprattutto dovuto al problema della connettività.
Se da un lato, la banda larga fissa ha una penetrazione quasi totale sul territorio, un dato che piazza il nostro paese in 11esima posizione.
Dall’altro, è necessario aumentare il numero di abbonati alla banda larga fissa, soprattutto per quanto riguarda gli abbonati alla banda ultralarga. Solo il 51% delle famiglie è abbonato alla banda larga fissa (la percentuale più bassa in Europa ndr.) e solo il 3,8% degli abbonamenti alla banda larga sono per velocità superiori a 30 Mbps.
Lo scarso uso d’internet e la mancanza di un’educazione al digitale sono dei forti deterrenti per uno sviluppo digitale crescente nel paese.
L’Italia ha bisogno di coinvolgere i suoi cittadini a utilizzare la Rete, dal momento che ha una delle percentuali più basse -a livello Europeo- di utenti regolari di Internet (59%), senza dimenticarci che il 31% della popolazione italiana non ha mai utilizzato il Web (e la media UE è del 18% ndr.)
Questi sono dati che riflettono l’impossibilità dell’Italia, al giorno d’oggi, di essere competitiva nell’economia digitale. Anche perché, rispetto agli altri paesi siamo -per cosi dire- ‘infortunati’ visto che 1/3 della popolazione non può partecipare né contribuire allo sviluppo di questa economia.
Ultimo dato, non meno importante è l’aumento positivo della fruizione di contenuti online –per quanto riguarda musica, video, giochi, social networks e pagamenti online- ma al contempo una riduzione drastica nella fruizione di contenuti di informazione come news.