Netflix, grandi manovre all’Eliseo prima dello sbarco in Francia

di Raffaella Natale |

Il Ministro Aurélie Filippetti sta incontrando i rappresentanti dell’audiovisivo e degli Isp per stabilire le condizioni dell’arrivo di Netflix in Francia.

Francia


Aurelie Filippetti

In vista dell’appuntamento con Netflix, fissato il prossimo 24 marzo, il Ministro alla Cultura Aurélie Filippetti ha indetto una serie di incontri con gli operatori del settore.

La Filippetti, nota per essere un osso duro con gli OTT, vuole conoscere le posizioni di tutti i player coinvolti. Al Ministero si stanno, quindi, susseguendo le riunioni con i rappresentanti dell’audiovisivo e anche con gli Isp che offrono servizi di video on-demand anche se al momento la Filippetti non conferma.

Tutto deve essere ben calcolato prima di permettere alla società californiana, che offre contenuti in streaming, di sbarcare i confini transalpini. L’arrivo è previsto per settembre.

Anche Netflix sta incontrando gli operatori.

 

Il nodo centrale resta sapere da dove Netflix distribuirà il proprio servizio: Francia o Lussemburgo dove ha già la sua sede europea?

Su questo punto la compagnia americana è poco chiara. Durante gli incontri avuti con gli operatori e i produttori ha risposto sempre vagamente.

Se Netflix decidesse di mantenere a Lussemburgo la sua unica sede sarebbe sicuramente in una posizione di vantaggio rispetto agli altri player francesi. Intanto perché Lussemburgo è una delle mete preferite dalle multinazionali di internet per pagare le tasse al minimo e poi perché così facendo non sarebbe costretta a rispettare le ‘rigide’ leggi francesi che riguardano il finanziamento dell’industria culturale, senza tralasciare il rispetto delle finestre temporali di distribuzione che gli impediscono di offrire film prima di 4 mesi dall’uscita in sala.

 

Gli obblighi degli operatori francesi sono fissati dal Decreto SMAD (Services de médias audiovisuels à la demande) che impone ai servizi di video on-demand di investire il 12% del fatturato in film e fiction francesi.

Il catalogo deve, inoltre, comprendere il 60% di film e fiction europee (di cui il 40% francesi). La homepage poi deve dare maggior grande spazio alle opere europee.

Impegni molto difficili da rispettare per Netflix il cui servizio comprende quasi unicamente film e serie americane. Limiti che comunque non esistono a Lussemburgo.

 

Per quanto riguarda le tasse poi, in Francia l’Iva è al 20% mentre a Lussemburgo è al 6%.

Inoltre se Netflix avesse sede in Francia dovrebbe versare al Centro nazionale del cinema (CNC) la tassa sui video, che ammonta al 2% del fatturato.

Cosa farà Netflix? La scelta non è facile ma non è detto che il governo non scenda a compromessi. 

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