Si è tenuto oggi alla Camera dei Deputati il tradizionale appuntamento NoCashDay “Come i pagamenti digitali migliorano il rapporto tra pubblico e cittadini”, giunto alla quinta edizione e organizzato da CashlessWay con il patrocinio del della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Agenzia per l’Italia Digitale, Ministero per la Semplificazione e PA, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dello Sviluppo Economico e ANCI.
Nei tre panel di oggi, ai quali hanno partecipato esponenti del Governo, rappresentanti delle Regioni e degli Istituti bancari e di pagamento online per discutere a tutto campo di pagamenti digitali e dei risultati ottenuti nell’ultimo anno a livello nazionale. Obiettivo, fare il punto della situazione italiana nel processo di digitalizzazione delle transazioni, con particolare attenzione alle resistenze di tipo culturale e tecnico che si incontrano.
Gli enti pubblici
Innanzitutto, bisogna partire dalla concezione che il contante è da sempre stato visto come un ‘medium sociale’ più che uno strumento fine a se stesso. L’upgrade e l’innovazione che invece porta la moneta elettronica ci trasportano in un universo ben distinto da quello al quale siamo abituati. “La moneta elettronica è, di fatto, uno strumento attraverso il quale avviene un prezioso scambio d’informazioni.” dice Sergio Boccadutri, responsabile area innovazione del PD, “Scambio d’informazioni che rendono anche il cittadino e la PA più vicini tra di loro sviluppando un rapporto di trasparenza necessario e creando una fitta rete relazionale con gli enti locali, in maniera da poter garantire un sistema di pagamento digitale adeguato alla domanda del pubblico”, ha aggiunto Boccadutri.
Un commento a cui Marina Sereni, Vice Presidente Camera dei Deputati, ha voluto aggiungere il suo punto di vista, evidenziando tre parole chiave da seguire in questo processo di digitalizzazione dei pagamenti, ovvero: consapevolezza, semplificazione e incentivazione, “dal momento che servono soltanto degli strumenti per attuare le norme che già ci sono”, ha commentato la Sereni.
Va subito al dunque il Direttore Superiore Banca D’Italia, Domenico Gammaldi spiegando che la “carta di credito o bancomat è usata in Italia come trasportatore virtuale di contante e non per l’uso per cui era stata progettata”. Quindi il problema non sembra essere tanto il sistema di ePayment quanto un’attitudine culturale diffusa ancorata al contante. Gammati ricorda che “l’Italia non ha un problema infrastrutturale dei pagamenti” bensì l’Italiano rispetto a uno straniero paga meno con carta (l’italiano spende 1800 euro l’anno contro i 3000 dello straniero ndr) però preleva più contanti dello straniero (lo scarto si attesta sugli 800 euro in più in media da parte dei nostri connazionali ndr).
Fare sistema
“Il driver principale per lo sviluppo della moneta elettronica è rappresentato dal fare sistema” inizia Maria Pia Giovannini, Responsabile Area Pubblica Amministrazione Agid. “Un sistema uniforme che sia capace di semplificare” precisa Giovannini, affermando che “portare il pagamento online sul mobile, ad esempio, rappresenterebbe una totale apertura delle attività commerciali.” Ha poi concluso, riallacciandosi a quanto già detto da Sereni, evidenziando la necessità di “non dover avere ulteriori normative ma una definizione più chiara dello switch off dei pagamenti in contanti”.
Parola agli enti locali
Nel panel dedicato alle regioni, la parola è andata per prima alla regione Veneto, all’avanguardia nei pagamenti elettronici.
Antonino Mola, Responsabile NODO pagamenti Regione Veneto ha sottolineato che “sin dagli albori dell’ePayment la regione Veneto ha voluto essere partecipe implementando questi nuovi sistemi di pagamento.” Il Veneto è così diventato “un intermediatore tecnologico” attraverso “la realizzazione del nodo nazionale telematico”, un progetto che porta con sé una standardizzazione del processo, semplificando e creando interoperabilità tra i vari enti all’interno della regione.
È stata poi la volta di Guido Albertini, Direttore Sistemi Informativi e Agenda Digitale del Comune di Milano, che ha condiviso la sua esperienza nel territorio e i cambiamenti avvenuti attraverso “la rivisitazione totale della comunicazione online con i cittadini”. Un processo non semplice, ma che ha portato a “un nuovo sistema di portali focalizzato su nuovi sistemi di pagamento online”. Un sistema che possa quindi andare incontro alle esigenze del cittadino, dal ticketing sulla mobilità al pagamento di multe fino all’implementazione per ciascun cittadino di un estratto conto digitale scaricabile ogni anno con entrate e uscite relative agli oneri statali.
Punto di vista interessante quello di Enzo Lavolta, Assessore Innovazione, Ambiente e Smart City del Comune di Torino, che descrive “la moneta elettronica come un incentivo all’utilizzo di servizi pubblici e non viceversa come siamo abituati a pensare.” Questo è il caso dei mezzi di trasporto locale. A Torino ci sono ben 26mila abbonati al bike sharing, 5mila sono abbonati al car sharing e 2mila di questi non possiedono più l’auto di proprietà. Un dato che evidenzia quanto sia importante “creare la consapevolezza dei vantaggi e sfidare i cittadini. Anche perché l’obiettivo principale è educare alla semplificazione ma soprattutto migliorare la qualità di vita del singolo”, ha poi precisato Lavolta.
Dello stesso parere Angelo Tomasicchio, Assessore Organizzazione e Innovazione Tecnologica del Comune di Bari, che evidenzia “la necessità di migliorare l’interazione tra i cittadini e le PA attraverso questi sistemi di semplificazione digitale.” Ha poi continuato: “se si pensa che a Bari ci sono 320mila abitanti e l’app che consente di pagare il parchimetro online è stata scaricata 13mila volte è un risultato di penetrazione molto promettente.” Tomasicchio ha poi ricordato che anche Bari ha sviluppato il borsellino elettronico – come anche altre città – per i parcheggi auto, i trasporti pubblici, le mense etc.
Anche Vicenza ha portato un contributo significativo con l’intervento di Filippo Zanetti, Assessore alla Semplificazione e Innovazione del Comune, che ha voluto specificare che innanzitutto “l’esigenza del cambiamento digitale è nata dai cittadini e non dalle norme che lo impongono” e poi, se si parla di cambiamento o rivoluzione digitale della burocrazia, “prima di digitalizzare, bisogna riscrivere le procedure e i processi, altrimenti si rischia di creare entropia nel sistema burocratico non semplificando nulla, anzi complicandolo maggiormente”.
Cashless city
Giacomo Angeloni, Assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo, ha infine illustrato l’innovativo progetto al quale partecipa la città. Bergamo infatti sta diventando la prima ‘cashless city’, un progetto che prevede l’abbassamento drastico dell’uso del contante tramite incentivi e premi a chi esegue pagamenti elettronici. “Tramite questa campagna, abbiamo triplicato in un mese i pagamenti elettronici rispetto al mese precedente, un risultato senza precedenti.” Ha concluso Angeloni.
Il connubio con l’arte
Un piacevole momento di riflessione culturale e break dall’intenso dibattito è stato proposto da Francesco Cascino, curatore e consulente per l’arte contemporanea, che attraverso una digressione storica sull’effetto dell’arte (con un’attenzione particolare a quella di Duchamp ndr.) su intelligenza economia e sviluppo, ha provocatoriamente lanciato un appello agli addetti ai lavori: “Volete mettere a contatto i cittadini con la tecnologia dell’epayment? Chiamate gli artisti.”
Campo libero alle aziende
Bisogna tenere presente che “il contante è la voce con il costo più alto nel sistema bancario” ha specificato Francesco Francioni, Global Transaction Banking Italy, Unicredit. Francioni ha sollevato il problema del ‘digital divide’ che regna in Italia, quindi c’è la necessità di cambiare il modo di ‘dialogare’ tra cittadini e Istituzioni, un cambio che le banche stanno gia facendo. Infatti, molte delle istituzioni bancarie permettono al cittadino di pagare alcune ‘voci’ tramite il proprio istituto.
Anche Sergio Moggia, Direttore Generale Consorzio Bancomat, pone l’accento sul problema culturale e educativo. Ci tiene però anche a mostrare dei dati rincuoranti per l’Italia, almeno sotto il punto di vista dello sviluppo del pagamento digitale. “Nonostante in Italia l’84% dei pagamenti nazionali è ancora in contante, ci sono 1milione e 700mila POS e 93 milioni di carte bancomat” una cifra non indifferente per un paese considerato arretrato in Europa. “In aggiunta, le frodi nazionali su bancomat sono dello 0,0016%” una nullità se pensiamo che l’Italiano medio è disincentivato alla spesa tramite carta anche per una questione di sicurezza, questione che- come evidenziano i dati- non si deve nemmeno porre.
Dati positivi vengono anche da Enrico Sponza, Presidente Consorzio Movincom che citando un recente studio condotto su scala globale individua la Svezia e l’Italia come paesi al primo posto nell’acquisto tramite mobile di titoli di mobilità. Un dato in netto contrasto con quelli che conosciamo sul nostro paese ma che ci da speranza sul futuro dell’ePayment in Italia. Sponza è infatti sicuro che “la digitalizzazione della PA sui servizi elettronici passerà sicuramente sul mobile, sul ticketing di mobilità e sull’intrattenimento culturale.”
A conclusione del panel è intervenuto Enrico Susta, Responsabile Sistema di Pagamento Elettronici, Banca Sella, che ha delineato tre parole chiave per avere un quadro chiaro nella complicata questione dell’ ePayment: tecnologia, pervasività e interoperabilità. Nello specifico, Susta auspica “l’esistenza a livello nazionale di un sistema di interoperabilità che aggreghi e connetta tutti i vari sistemi di pagamenti elettronici esistenti.”
Luigi De Stefano, giornalista e autore TV ha presentato la terza edizione di #NoCashTrip, un programma che porterà il protagonista in giro per l’Italia esclusivamente senza contanti, raccontando e mostrando quali sono le realtà italiane e anche a che punto siamo realmente messi in termini pratici con i pagamenti online.
L’ultima parola è stata lasciata a Boccadutri che con un occhio ottimista ha confermato: “l’Italia si trova di fronte a un grandissimo momento d’innovazione, e può fare tanto proprio perché questo ritardo che abbiamo auto rispetto agli altri paesi europei ci aiuterà a non perdere altro tempo prezioso.”