La kermesse

ilprincipenudo. Forum PA specchio del Paese: tante iniziative, ma serve una strategia

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

La kermesse aperta oggi conferma le contraddizioni della Pubblica Amministrazione italiana, tra annunci ottimisti e eccellenti pratiche ‘dal basso’ non adeguatamente sostenute dallo Stato

È iniziato oggi, nel grande contenitore del Palazzo dei Congressi di Roma, il Forum PA, ovvero l’edizione n° 26 della “Mostra Convegno dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione e nei Sistemi Territoriali”: la kermesse ideata da Carlo Mochi Sismondi perde qualche colpo quest’anno, soprattutto perché la “spending review” ha determinato l’assenza di molti espositori storici (tra gli altri, ci limitiamo ad osservare che quest’anno manca il Ministero dei Beni e le Attività Culturali e il Turismo), e sono ormai un ricordo del passato le centinaia e centinaia di stand e le migliaia di metri quadri di allestimento che caratterizzano le edizioni di un decennio fa, nella sede di allora alla Fiera di Roma su via Cristoforo Colombo.

#ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz.
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L’edizione 2015 del Forum sintetizza il proprio obiettivo in due hastag “#si può fare se” e “#si può fare con”, e si pone anche come occasione per tenere a battesimo i nuovi vertici di alcune strutture, a cominciare dal neo Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale Antonio Samaritani al Direttore dell’Agenzia per la Coesione Territoriale Ludovica Agrò, dal neo Presidente dell’Istat Giorgio Alleva al il Presidente dell’Inps Tito Boeri.

Mochi Sismondi così spiega il senso di quel “se” e di quel “con”: “innanzitutto ‘si può fare se’ c’è coerenza politica, e non attraverso la politica dello ‘stop and go’, come è avvenuto per l’avvicendamento all’Agid (prima Caio, poi Ragosa, Poggiani e ora Samaritani); inoltre, si può fare ‘con’ i dipendenti, e non ‘contro’ di loro. La ‘brunettite’ è stata una scossa necessaria, ma non paga nel lungo periodo, le regole devono essere chiare ma vanno fatte insieme, la politica da sola non basta”.

Permane quella caratteristica contraddittoria del Forum, che riteniamo sintomatica di alcune dinamiche generali del nostro Paese: pullulare di iniziative, deficit di coordinamento, debolezza di strategia.

In effetti, il programma del Forum della Pubblica Amministrazione appare estremamente corposo e ricco, ma al contempo dispersivo e frammentato, e vengono ad essere organizzati in contemporanea eventi (convegni, seminari, workshop) di discreto interesse, su tematiche spesso simili, rendendo evidentemente impossibile la partecipazione in assenza del dono dell’ubiquità. Una discreta confusione regna sovrana.

Talvolta, incontri stimolanti sono organizzati in salette per poche decine di persone, sottoposte ad un fastidioso “rumore di fondo” determinato dal continuo flusso di visitatori erranti…

Il rischio di una vetrina effimera e di passerella istituzionale è purtroppo sempre latente, in queste kermesse: per evitarlo basterebbe editare “gli atti”, edizione dopo edizione, delle tante occasioni di dibattito, e lasciare comunque traccia, scritta o audiovisiva (cartacea e telematica), di tutti gli incontri.

Basterebbe anche sviluppare una trasmissione “live” completa degli eventi, su canali in contemporanea, e consentire la piena fruizione via web di tutti gli eventi (di “serie A” e “serie B”). Il digitale lo consente, senza impegni particolarmente onerosi: perché non farlo al meglio, e quindi rendere possibile una agevole partecipazione a distanza?! Non soltanto “streaming”, ma anche consentendo la fruizione “ex post” di incontri già realizzati.

Crediamo infatti che una struttura ricca e consolidata come il Forum dovrebbe farsi promotrice di una attività documentativa della kermesse approfondita ed accurata, divenendo sempre meno “vetrina” e sempre più “laboratorio”. I presupposti ci sono (ed anche i fondi, dato che non si tratta esattamente di una manifestazione francescana): basta riorganizzare la struttura e ridefinire in parte la “missione”.

Altro dato interessante della “fenomenologia” del Forum (che meriterebbe un saggio “ad hoc”): alcuni enti affittano stand di dimensioni notevoli, affollati di graziose hostess (sorridenti quanto nullafacenti), ma non mettono a disposizione pressoché alcun materiale. “Cui prodest”?!

Altri espositori hanno eliminato completamente il “cartaceo”, e rimandano ad un rituale “può trovare tutto su web” (frase di rito delle hostess sorridenti cui supra), dimenticando che la carta non va demonizzata in sé, e non è ancora ritenuto un atto criminale mettere a disposizione del cittadino utente un qualche supporto materiale (manuale, guida, schema…) che possa consentire almeno un orientamento nel “mare magnum” del web.

Si passa da un estremo all’altro: fino a qualche anno fa, sarebbe stato opportuno andare al Forum attrezzati di trolley, per poter portar seco le decine di chili di documenti acquisibili (interessanti e talvolta preziosi, perché spesso introvabili fuori dalle amministrazioni di competenza); va anche ricordato che spesso il Forum era l’unica occasione, per alcune pubbliche amministrazioni (nazionali e locali), per scaricare dai propri magazzini pubblicazioni di dubbia pubblica utilità e di inesistente distribuzione;  oggi si registra una leggerezza “digitale” che finisce per determinare invece una sensazione di inconsistenza, e – sia consentito – finanche una assenza di senso. Certo, “tutto” è disponibile sulla rete, ma… vallo a trovare!

Eccezione a questa nuova prassi, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: il suo stand è ricco di materiali, abbondanza di ricerche, fascicoli e copie (in verità arretrate) del denso periodo “Annali della Pubblica Amministrazione”… Altresì dicasi per la Camera di Commercio di Roma, ancora generosa di carte…

Un piccolo episodio ci ha colpito (ed ha colpito una decina di colleghi giornalisti): per acquisire il badge per entrare nel Forum, era indispensabile aver con sé copia della comunicazione di avvenuto accredito: copia… su cartaceo. Chi non aveva pensato a ciò ovvero non avesse stampato la comunicazione (la maggior parte degli accreditati), si è trovato costretto ad una estenuante coda, nella migliore tradizione storica dell’ufficio postale… borbonico. Piccolo (grande) esempio di come la volontà teorica “di innovazione” (che pure è alla base stessa dell’idea del Forum) si scontra, nella quotidianità operativa, con la realtà dei fatti.

Questo piccolo episodio fenomenologico ci consente una riflessione più ampia: si sta facendo un gran parlare della dichiarazione dei redditi telematica ovvero della chance (avviate sperimentalmente dal 15 aprile 2015) consentita dall’Agenzia delle Entrate, che ha messo a disposizione dei titolari di redditi di lavoro dipendente ed assimilati un “modello 730” precompilato (documento che può essere accettato o modificato). Innovazione “rivoluzionaria”, secondo alcuni esponenti del Governo, ma va osservato che le modalità di redazione e trasmissione (ovvero l’utilizzazione di un sistema informativo che buona parte degli italiani, analfabeti digitali, non conoscono) ha determinato paradossalmente un effetto contrario: è cresciuto il fabbisogno di “intermediari”, ovvero di… “mediatori culturali”. Per cui, la auspicata “disintermediazione” ha prodotto un surreale appesantimento delle procedure!

Abbiamo dedicato qualche ora della nostra vita, nell’esplorazione della mattinata di apertura del Forum PA, e proponiamo una qualche spigolatura.

Nel succitato stand del Miur, abbiamo assistito ad un seminario dei dirigenti ministeriali che hanno illustrato come il dicastero stia cercando di portare a termine un censimento delle “banche dati” interne (che “ovviamente” non comunicano ancora tra loro, e ci sono uffici che non conoscono qual è il patrimonio informativo di altri uffici), e ci siamo resi conto di quanto sia il ritardo che deve essere colmato, e quante le difficoltà da affrontare (per esempio, in termini di “anagrafe degli studenti”, di obblighi di riservatezza, di interazione con l’Autorità Garante della Privacy…).

A distanza di poche decine di metri, in un’altra sala, un incontro promosso dall’associazione Stati Generali dell’Innovazione (presieduta da Flavia Marzano), intitolato “Verso una carta della cittadinanza digitale”, e moderato/provocato da Carlo Infante (Performing Media/Urban Experience), registrava la lamentazione sull’impossibilità di acquisire l’elenco degli immobili dell’edilizia scolastica (vedi alla voce Miur, vedi alla voce “banche dati” indisponibili o comunque di ardua accessibilità…), e proponeva una serie di “buone pratiche” di cittadinanza digitale, di fronte ad un uditorio di poche decine di astanti. Pratiche eccellenti da emulare, sulle quali non erano però concentrati i riflettori più importanti del Forum PA, né sono certo concentrate le attenzioni dello Stato.

Molte centinaia erano invece gli spettatori dell’incontro istituzionale, con la partecipazione della Ministra Marianna Media. Per onor di cronaca, va segnalato che la Ministra della Pubblica Amministrazione, prima di intervenire al convegno di apertura del Forum PA, è stata contestata da un gruppo di lavoratori del settore pubblico, che hanno inscenato un piccolo blitz. Dal pubblico, uno dei manifestanti, che sventolavano le bandiere dell’Unione Sindacale di Base (Usb), ha urlato: “Vogliamo contratti e assunzioni nella pubblica amministrazione. Il Ministro Madia ha mentito su questo palco l’anno scorso. Madia blocca le assunzioni della pubblica amministrazione”.

I manifestanti sono saliti sul palco ed hanno consegnato alla Ministra un “Pinocchio” di legno, ed hanno gridato: “Madia bugia! Vergogna! Fuori i privati dalla pubblica amministrazione!”. Madia ha risposto “confermo anche per quest’anno che non è il Def che blocca e sblocca i contratti pubblici. Ma è la legge di Stabilità, che discuteremo in autunno. E auspico che in quella sede collegiale si possa riaprire una normale dialettica”. La Ministro ha precisato: “anche l’anno scorso avevo detto che la sede per la discussione dei contratti è la legge di Stabilità, e non è una bugia. Con la prossima legge finanziaria, il governo deciderà, a seconda delle risorse disponibili, lo sblocco o meno dei contratti pubblici. Auspichiamo di riaprire una normale dialettica, perché il blocco non è e non deve essere la normalità”.

Al di là del piccolo episodio (che comunque evidenza che il Paese reale non corrisponde proprio all’immagine ottimista che ci propone continuamente il decisionista Presidente del Consiglio Matteo Renzi), la Ministra ha posto grande enfasi sul successo della “fatturazione elettronica” obbligatoria da fine marzo per le Pubbliche Amministrazioni, ed ha annunciato che il Governo vuole che entro fine dell’anno ci siano almeno 1,5 milioni di italiani dotati di “cittadinanza digitale”, ovvero di una carta di identità elettronica che venga “riconosciuta” da tutte le pubbliche amministrazioni.

Madia ha rimarcato l’esigenza di costruire “uno Stato semplice”, superando duplicazioni e sovrapposizioni di ruolo, come nel caso dell’assurda esistenza in Italia di cinque forze di polizia (Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale, Guardia di Finanza), rispetto alla quale il Governo Renzi intende attuare una “rivoluzione” (testuale), accorpando tutti i servizi (per esempio, gli uffici legali e gli uffici acquisti), e superando finanche la partizione delle caserme e degli immobili… “Cinque catene di comando sono troppe, producono sprechi e nella delega abbiamo deciso di ridurle, accorpando tutti gli uffici strumentali dei corpi”.  Ricordiamo che una inchiesta del gennaio 2015 de “L’Espresso”, firmata da Emilio Fittipaldi, aveva addirittura censito nove corpi di polizia in Italia!

Anche questa dichiarazione è coerente con quella logica decisionista di “semplificazione” della struttura dello Stato che tanto piace a Renzi: l’auspicio è condivisibile in sé, ma è bene procedere con calma, perché si corre il rischio di destrutturare elementi importanti dell’apparato statale e di indebolire quel policentrismo che – se non degenerato – è ricchezza stessa della democrazia.

Sulle tempistiche della riforma che reca ormai il suo nome, Madia ha annunciato questa tabella di marcia: “stiamo facendo le audizioni alla Camera, abbiamo una discussione alla Camera approfondita, siamo assolutamente aperti a modifiche in questo passaggio parlamentare, in seguito ci sarà un terzo passaggio definitivo in Senato. Spero che a giugno potrà essere approvata alla Camera, magari per la fine di giugno, se poi ci sbrighiamo potrà essere approvata prima dell’estate in Senato, altrimenti all’inizio dell’autunno, ma l’impegno nel piano nazionale di riforme è quello di concludere entro il 2015 il disegno di legge e i decreti attuativi, e questo è l’impegno che confermo”.

Vedremo.

Lo scetticismo è intenso, anche rispetto alle sorti del Governo, ma sarà bene attendere l’esito delle imminenti consultazioni elettorali regionali, per comprendere se Renzi potrà accelerare o sarà costretto a rallentare.

Nel mentre, Riccardo Luna, il “Digital Champion” italiano, si lanciava in lodi sperticate nei confronti del Dg Rai Luigi Gubitosi e della Presidente Anna Maria Tarantola, che – bontà loro – hanno dato ampio spazio giustappunto alla campagna per la fatturazione elettronica (il 2 marzo fu organizzato un “Digital Day” dedicato), che ha ritenuto esempio eccellente di quel ruolo di “alfabetizzazione digitale” che la radiotelevisione pubblica potrebbe svolgere: sia consentito osservare che è ben poca cosa, rispetto a quel che la Rai potrebbe e dovrebbe fare in materia. Invitiamo Luna a leggere il dibattito avviato qualche mese su queste colonne, prima di evocare la bella quanto evanescente idea di un progetto Rai “Manzi 2.0”

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