Il settore dei droni è uno dei più promettenti nel panorama dell’Ict e il tema è molto caldo nei palazzi della UE. La Commissione Europea si sta muovendo a passi rapidi, l’obiettivo è redigere un regolamento ad hoc per i ‘droni commerciali’ entro il prossimo autunno. L’interesse è forte, come dimostra anche l’accordo firmato ieri a Bruxelles da Italia, Francia e Germania per lo sviluppo di un programma europeo di droni per ‘ricognizione e sorveglianza’, da rendere operativo entro il 2025.
L’obiettivo dell’Unione Europea, che era già stato proposto nel 2013 per emanciparsi dal predominio degli USA e Israele nel settore, è la creazione di un drone europeo della tipologia MALE ovvero un velivolo di media altitudine e lungo raggio, che può volare a 9.000 mt per 24h.
Il drone sarebbe usato principalmente per scopi di sorveglianza come il controllo di frontiere, il monitoraggio e la prevenzione di catastrofi ma anche per usi non civili, quindi militari.
L’Europa sta cercando di emanciparsi dal punto di vista tecnologico e acquisire una propria indipendenza in un settore, quello dei droni, in continua crescita. Il giro d’affari di questi velivoli, su scala globale, ammonta a 4,57 miliardi di dollari, cifra destinata a raddoppiare nel 2023. In tutto ciò l’industria europea, nonostante l’agguerrita concorrenza statunitense e israeliana, è solida. Secondo EASA -l’agenzia europea per la sicurezza aerea – ci sono 114 produttori e 2.495 operatori di piccoli droni in Europa.
Il problema, quindi, non si pone tanto nella crescita del settore né negli accordi presi tra paesi per lo sviluppo di questi velivoli, quanto nella mancanza a livello comunitario di norme specifiche per ciascun tipo di drone e per ogni singolo genere di utilizzo. A questo si aggiungono i reiterati problemi legati alla privacy, alla sicurezza e agli aspetti assicurativi dei velivoli.
La questione della privacy è soprattutto l’argomento che scalda di più gli animi nel dibattito sulle norme, dal momento che la consistente ‘pesca a strascico’ di dati dei droni di materiale fotografico, video etc. mette in serio pericolo il diritto di ciascun individuo alla riservatezza.
Come spesso capita in Europa, il rischio di frammentazione normativa è dietro l’angolo. Per il momento 11 paesi dell’Unione Europea hanno adottato legislazioni nazionali in materia di droni, ma rimangono ancora molte le questioni aperte.
Urge quindi una presa di posizione netta da parte di Bruxelles, per rispettare i tempi e redigere una normativa armonizzata che consenta il fiorire di un mercato al quale la Ue non vuole rinunciare.