Senza emozioni nessuna storia, nessun racconto ha la minima chance di decollare e di coinvolgere il lettore. Questo il principio cardine di un buon storytelling secondo Giovanna Cosenza, Coordinatore CdL Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, espresso in occasione del suo intervento all’evento “Artigiani Digitali. Wwworkers Camp 2015” che si è tenuto il 7 maggio alla Camera dei Deputati.
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“Storytelling è un termine molto di moda in Italia – dice Cosenza – un termine che negli Stati Unito viene studiato e analizzato almeno dalla metà degli anni ’90. Storytelling è un’etichetta trasversale che riguarda la letteratura, il marketing, la politica, la pubblicità, il cinema, la psicologia, il management, la comunicazione d’impresa. Come tutte le parole che sono abusate, il rischio è che perda significato”.
Secondo Cosenza, in Italia si parla forse troppo di storytelling, e poco invece “di cosa significa costruire storie che siano buone ed efficaci – continua – Basti pensare che negli Stati Uniti invece ci sono molti investimenti, soprattutto in ricerca, per studiare lo storytelling, in particolare sulla viralità in rete e sulla condivisione delle storie sui social media”.
Le ricerche più importanti in materia arrivano dalla Harward Business School, dalla University of Pennsylvania e dal MIT. Ma il principio fondamentale per costruire una storia efficace è “mettere in scena le difficoltà dei protagonisti – aggiunge Cosenza – le sei emozioni universali per costruire una storia, a partire da una mancanza di base e dalla difficoltà a trovare gli elementi per costruirla, sono rabbia, disgusto, paura, felicità, tristezza e sorpresa”.