L'audizione

Riforma Rai, l’affondo della Tarantola su governance e Vigilanza

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Duro attacco del presidente Rai alla riforma Rai del Governo Renzi. Secondo Anna Maria Tarantola, poco chiare le norme su governance, trasparenza e indipendenza del Cda.

Governance e canone Rai al centro dell’audizione del presidente della Tv pubblica, Anna Maria Tarantola, in Commissione Comunicazioni del Senato.

Al centro la riforma avviata dal premier Matteo Renzi, al momento in discussione a Palazzo Madama, che non ha trovato grandi conferme anche allinterno dello stesso Pd.

Non è apparsa soddisfatta la Tarantola per le nuove norme, in particolare perché a suo dire non assicurerebbero quella tanto decantata indipendenza gestionale del Consiglio di amministrazione Rai che dovrebbe invece essere, ha spiegato, “il presupposto per la credibilità dell’azienda”.

 

Mancanza di trasparenza nelle nomine

 

Tarantola, pur apprezzando “l’intendimento di rafforzare la configurazione di spa della Rai” e l’introduzione della figura dell’amministratore delegato, ha criticato l’impianto complessivo della riforma, che affronta il tema della governance ma non parla invece della mission dell’azienda.

“Le regole sulla governance dovranno essere integrate da ulteriori norme che garantiscano l’indipendenza gestionale dell’azienda, la trasparenza e la sostenibilità del servizio pubblico, intesa come possibilità di seguire le esigenze del pubblico”, ha osservato il presidente Rai.

Dubbi anche sul sistema delle nomine, che nel ddl competono a Parlamento e Governo. “Non si è scelto di affidare a un organo indipendente le nomine dei vertici aziendali – ha spiegato -. Fatta questa scelta, è essenziale che i consiglieri vengano indicati con procedure trasparenti che garantiscono un elevato livello di competenza“. Il provvedimento è poco chiaro – ha ribadito – anche sul ruolo del Cda e sul rapporto con l’Ad nelle nomine interne”.

Nel ddl, ha proseguito, “non è detto nulla su conflitti di interesse e incompatibilità” dei vertici aziendali, ipotizzando tra le soluzioni quella di un “periodo di raffreddamento” nel caso di scelta di manager provenienti da aziende concorrenti.

Per la Tarantola, sono comunque “pienamente condivisibili” gli obiettivi di rendere la Rai “più efficiente e più autonoma dal condizionamento politico, allo scopo di accentuarne la funzione sociale di servizio pubblico”.

Affondo del presidente Rai anche sulle norme che riguardano i futuri poteri della Commissione di Vigilanza, già al centro di diverse polemiche.

“Nel ddl sia Vigilanza che Consiglio dei Ministri hanno il potere di emanare indirizzi sia pure in diversi contesti. Sarebbe opportuno specificare meglio rispettivi ambiti”, ha detto senza mezzi termini.

Canone non legato al possesso della Tv

E poi riguardo al canone, per il quale la riforma prevede una delega al Governo, Tarantola ha precisato: “Dobbiamo toglierci dalla mente l’idea che il pagamento del canone debba essere legato al possesso della tv, perché ormai i programmi si vedono su tutti i device”.

In questo senso però la tv pubblica dovrebbe dare un colpo d’accelerata, visto che ancora non è sufficientemente incisiva sul fronte dei contenuti fruibili, per esempio, online e on-demand.

Riguardo all’evasione, ha parlato della necessità di “cambiare il sistema di enforcement”.

Secondo indiscrezioni di Viale Mazzini pare che gli italiani che non lo pagano siano oltre il milione e che l’evasione sfiori ormai il 30%.

In merito poi alla possibilità, come ipotizzato da Renzi, del finanziamento del servizio pubblico attraverso la fiscalità generale, Tarantola ha ricordato che “ha creato forti problemi nei Paesi in cui è stato applicato, come in Spagna, perché fa dipendere le risorse dall’andamento del bilancio dello Stato”.

Più disponibile invece a considerare la possibilità di introdurre il canone in bolletta elettrica, di cui si era parlato tempo fa e caldeggiata dal Sottosegretario Antonello Giacomelli, anche se, ha avvisato, “funziona solo a una serie di condizioni”.

 

Riforma al ralenti

Intanto l’iter della riforma procede al ralenti e, forse, non si riuscirà a mantenere l’impegno di eleggere i nuovi vertici Rai, ormai in scadenza, entro luglio. Qualcuno parla addirittura della possibilità che le nomine slittino all’autunno.

Il clima al Senato non appare sereno. Forza Italia, con Paolo Romani e Maurizio Gasparri, ha contestato lo strapotere del Governo che nominerebbe un amministratore delegato con poteri rafforzati. Critiche sono arrivate anche dal M5S che, con Andrea Cioffi, protagonista di un accesso battibecco con Enrico Buemi (relatore del provvedimento con Raffaele Ranucci), ha puntato il dito tra l’altro contro l’assenza di regole sul conflitto di interessi.

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