Turchia
Twitter ha respinto con forza le accuse di elusione fiscale, lanciate dal premier Erdogan, nell’incontro avuto con alcuni rappresentanti del governo turco per discutere della situazione. Il social network, che era stato oscurato il mese scorso proprio da Erdogan e poi tornato attivo dopo l’intervento della Corte di Ankara, non intende neanche aprire alcuna sede in Turchia.
La scorsa settimana, Erdogan aveva attaccato Twitter, puntando stavolta sull’evasione fiscale e aveva promesso che si sarebbe occupato della situazione.
“Abbiamo una divisione in Turchia – ha ribattuto il vicepresidente di Twitter Colin Crowell – che paga le imposte previste, come tutte le altre aziende che fanno affari qui”.
Le multinazionali di internet come Google, Amazon, Apple e Facebook, sono nel mirino di diversi governi, soprattutto in Europa, perché accusati di eludere le tasse, servendosi di sofisticati meccanismi di ottimizzazione fiscale. Il fatto di non avere una sede stabile nei Paesi dove offrono i loro servizi, gli permette di bypassare il fisco.
Ma Twitter non cede e non intende aprire una sede turca come richiesto con insistenza dal governo.
“Il clima per gli investimenti non è favorevole“, ha dichiarato Crowell. “Qualsiasi compagnia – ha poi commentato – avrebbe delle riserve a investire in un Paese dove il proprio servizio è stato vietato”.
“Noi valutiamo l’opportunità di aprire una sede in funzione del clima per gli investimenti”, ha spiegato il vicepresidente di Twitter.
“Il nostro investimento qui per sviluppare le nostre attività dovrebbe essere legato alla certezza che possiamo assicurare la continuità del nostro servizio”.