Germania
Si riaccende lo scontro tra editori e motori di ricerca dopo la lettera infiammata che Mathias Döpfner, amministratore delegato del colosso tedesco dell’editoria Axel Springer, ha scritto rivolgendosi agli editori e al pubblico mondiale per lanciare un monito contro l’avanzata di Google sul mercato digitale.
“Google ci fa paura, lo dico chiaramente“, dice Döpfner nella missiva che è stata pubblicata dal Frankfurter Allgemeine, una testata che non appartiene al gruppo Springer e che nei giorni precedenti aveva pubblicato anche un articolo a firma del Ceo di Google, Eric Schimdt, nel quale il manager di Mountain View elogiava i rapporti con l’editore.
Google News, ha osservato Schmidt, è nato dopo l’11 settembre per permettere alle persone di avere informazioni sugli attacchi, ma è ormai presente in oltre 70 versioni nel mondo.
“Non contiene pubblicità, e funziona collegando i lettori con le più rilevanti e autorevoli fonti di informazione e di opinione. L’obiettivo è quello di far uscire l’utente fuori dal nostro sito e portarlo su quello dell’editore: per leggere l’articolo, infatti, l’utente deve andare sul sito web dell’editore”.
“Ogni mese – ha osservato ancora Schmidt – Google invia oltre 10 miliardi di visite ai siti degli editori di tutto il mondo. Ogni click è un’opportunità di business per crescere in termini di pubblico e di profitto. Nel 2013, solamente attraverso il nostro prodotto AdSense, abbiamo distribuito 9 miliardi di dollari agli editori di tutto il mondo”.
Dopefner, nella sua risposta, ammette le buone relazioni tra le due società ma precisa che come editori non avevano “molte altre scelte valide che non trovare un’intesa con Google, perché non vedevamo alcun motore di ricerca alternativo che ci garantisse di ampliare la nostra presenza online”.
E’ l’eterno problema che contrappone editori a motori di ricerca e quindi a Google al quale la Germania aveva tentato di dare una risposta con una legge ad hoc, rimasta nei fatti lettera morta. In Francia, il governo ha raggiunto un accordo con Google per la costituzione di un Fondo di 60 mln di euro che servirà per finanziare i progetti di innovazione tecnologica degli editori e anche il Belgio ha preferito optare per un progetto simile.
Una querelle che pesa su un mercato che già deve fare i conti con una crisi economica senza precedenti – giusto alcuni giorni fa la Fieg ha presentato i drammatici dati che riguardano il calo delle vendite dei giornali cartacei in Italia – e che inevitabilmente si lega all’avanzata del digitale che gli editori faticano a cavalcare.
In tutto questo resta sempre aperto lo scontro con i motori di ricerca, ai quali gli editori chiedono il pagamento delle royalties per i loro articoli indicizzati e grazie ai quali Google genera laute entrate grazie alla pubblicità.
Un problema che resta sul tavolo del neo Sottosegretario all’Editoria Luca Lotti. Situazione resa ancora più problematica dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Ue secondo la quale ‘linkare opere gratuite non è reato’. Una decisione che ha subito scatenato la protesta dei titolari dei diritti d’autore. L’ex Sottosegretario Giovanni Legnini aveva provato a dare una risposta con una norma che prevedeva l’accordo remunerato.
Adesso
Lotti che dovrà decidere se raccogliere quell’eredità o istruire una disposizione ex novo, seguendo anche le indicazioni della Corte Ue.
Internet, scrive ancora Doepfner, è una grande chance, ma sono preoccupato dal ruolo che Google ha nel mondo digitale. Nella sua lettera aperta esprime perplessità pure per il dossier Ue sulle procedure antitrust di Google sul mercato della web search.
La Commissione Ue, scrive ancora Doepfner, “ha sanzionato e criticato l’introduzione di un modello di business che in ambienti poco onorevoli si chiama estorsione“.
Doepfner nel suo intervento punta il dito anche contro Facebook, ricordando una frase del fondatore Mark Zuckerberg sulla policy del social network riguardo alla privacy: ‘Chi non ha niente da nascondere non ha nulla da temere‘, aveva detto Zuckerberg. Per Doepfner si tratta di una frase ‘terribile’ che palesa i rischi che corrono i singoli utenti e la politica, il Datagate ne è una chiara dimostrazione, in questo campo.