Consolidamento tlc, Angela Merkel si schiera con le telco: ‘Meno vincoli dalla Ue’.

di Alessandra Talarico |

Necessario trovare 'un equilibrio tra potere di mercato e concorrenza per consentire alle telco Ue di competere a livello internazionale'.

Europa


Angela Merkel

A poche settimane dalla presa di posizione del candidato popolare alla presidenza della Commissione europea Jean-Claude Juncker, anche il Cancelliere tedesco Angela Merkel si schiera dalla parte degli operatori telefonici, che chiedono alla Ue di alleggerire i vincoli antitrust che impediscono operazioni di consolidamento del mercato.

Sottolineando che la digital economy dovrebbe essere piazzata in cima all’agenda della prossima Commissione europea, Merkel ha sottolineato la necessità di trovare “un equilibrio tra potere di mercato e concorrenza per consentire alle telco Ue di competere a livello internazionale”.

L’importante quanto ‘rara’ presa di posizione del Cancelliere tedesco su questioni legate alle decisioni di Bruxelles arriva mentre l’Antitrust europeo si appresta a decidere se permettere o meno due importanti fusioni tra operatori telefonici: quella in Germania tra Telefonica ed ePlus (KPN) e quella in Irlanda tra 3 (Hutchison) e O2 (Telefonica)

Anche in Francia è in ballo un’importante fusione, quella tra Numericable e SFR, caldeggiata anche dal governo per limitare i danni della scelta, forse troppo avventata, di far entrare nel mercato un quarto operatore – Free – che ha scatenato una feroce guerra dei prezzi che ha finito per deteriorare ulteriormente le finanze degli operatori già presenti.

 

Favorevolmente colpito dalla presa di posizione di Angela Merkel, il deputato di Sel Sergio Boccadutri, secondo cui “la dichiarazione per non vincolare troppo le compagnie di Tlc europee è giusta, perché evita un impoverimento di investimenti e ricerca delle compagnie europee a favore della strapotenza delle Telco extra Ue”.

Secondo Sergio Boccadutri, bisogna inoltre  “trovare il giusto equilibrio per consentire alle Telco europee di competere in Paesi extra Ue, preservando i principi della concorrenza”.


In Europa operano oltre 170 operatori, contro i 4 attivi in Cina e negli Usa. Le telco europee chiedono da tempo una maggiore flessibilità verso le fusioni tra operatori sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali, così da consentire la realizzazione delle economie di scala essenziali per poter competere e investire.

Riducendo, ad esempio, il numero di operatori a 3-4 per paese, si potrebbe infatti ottenere un risparmio sui costi e maggiore potere sui prezzi, ma finora il Commissario alla concorrenza Joaquin Almunia ha gelato le attese dell’industria, opponendosi a concedere ‘carta bianca’ alle telco in fatto di consolidamento all’interno degli Stati membri. Le autorità europee hanno concesso simili accordi solo dietro precise condizioni, come nel caso della recente acquisizione da 1,7 miliardi di Orange Austria da parte di Hutchison Whampoa.  

Il via libera alla fusione è arrivato dopo un anno di indagini e corredato da una serie di misure tra le quali anche la cessione di un quarto dello spettro radio delle due società combinate nella frequenza dei 1800 Mhz, utilizzata per offrire servizi a banda larga mobile. Spettro che tra l’altro nessuno ha acquistato.

Anche Telefonica sta offrendo simili ‘rimedi’ all’antitrust Ue, cercando così di ammorbidire le posizioni di Bruxelles.

 

Secondo quanto riportato dal Financial Times, gli Stati membri – chiamati ora anche a votare il controverso pacchetto telecom e le misure su roaming e net neutrality partendo da posizioni decisamente disallineate – avrebbero ritrovato coesione nel riconoscere, finalmente, che le telco non sono più soltanto una fonte di lauti introiti fiscali ma un volano fondamentale per la ripresa economica dell’intero continente: dovranno essere gli operatori, infatti, a investire (e parecchio) per realizzare le nuove reti di comunicazione, la spina dorsale della futura economia digitale.

Una visione che però dovrà essere fatta valere a Bruxelles per rimediare agli errori commessi finora con una regolamentazione eccessivamente ingombrante che ha impedito alle telco europee di crescere al pari dei competitor americani ed asiatici la cui crescita è stata sostenuta da politiche decisamente più lungimiranti.

 

 

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