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Rai, il Cda approva la riforma dei Tg. Modello BBC con risparmi per 70 milioni di euro l’anno

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Il Cda Rai ha approvato il novo piano informazione. Si va verso la redazione unica. Per Gubitosi, ‘Svolta dopo 35 anni con risparmi per 70 milioni di euro l’anno’.

Ore febbrili per la Rai che oggi ha approvato il nuovo piano informazione. A dare il colpo d’avvio è stato nei giorni scorsi il Premier Matteo Renzi che è arrivato a minacciare il decreto d’urgenza per riformare la Tv pubblica. Ieri poi nuovo scossone con Ei Towers, la società delle torri controllata da Mediaset, che con una mossa ampiamente prevedibile ha spostato la sua pedina sulla scacchiera, facendo un’offerta da 1,22 miliardi di euro per il 100% di RaiWay.

L’operazione si può fare? Si corre il rischio di problemi antitrust? Le domande sono tante e in attesa di risposta. Stasera si potrebbe sapere qualcosa in più dopo il Cda straordinario convocato da RaiWay per le ore 17.00 – sotto la presidenza di Camillo Rossotto e dall’amministratore delegato Stefano Ciccotti – e dopo la discussione da parte del management Rai.

Rossotto ha tuttavia precisato che “Il Cda non prenderà decisioni” sull’Opa di Ei Towers. Il Cda di oggi, ha precisato, “è una normale informativa da fare ai consiglieri. Era giusto informarli dopo che gli offerenti si sono fatti vivi l’altra sera”.

 

Matteo Renzi: ‘Quella di Mediaset su RaiWay operazione di mercato’

Intanto il premier è intervenuto smani in occasione della conferenza stampa congiunta con il segretario della Nato Jens Stoltenberg per dire che “Bisogna chiarire una volta per tutte che quella di Mediaset non è un’operazione politica, bensì un’operazione di mercato”. “Dovete considerare le operazioni di mercato per quelle che sono, non politiche ma di mercato – ha aggiunto Renzi – Per questo serve la libertà di chi è sul mercato e il rispetto delle regole”.  Quanto alla norma che assicura in ogni caso il 51% di RaiWay alla controllante Rai “il Governo ha messo delle regole e non intende cambiarle: sono le regole del 51%. Punto. Per me la discussione è finita qui”.

 

Nuovo piano per i Tg Rai

 

E mentre gli occhi del mercato restano puntati sulle torri e la politica si infiamma davanti all’ipotesi dell’ingresso di Mediaset in RaiWay, oggi i vertici Rai a Milano hanno approvato la riorganizzazione dei tg e il piano di risparmi.

Il nuovo piano del direttore generale Luigi Gubitosi è stato rivisto alla luce dei 17 punti del parere della Commissione di Vigilanza, punta in prospettiva alla creazione di un’unica struttura.

Il riordino dei tg che dovrebbe consentire a regime risparmi compresi tra 80 e 100 milioni di euro. Secondo quanto di apprende hanno votato a favore cinque consiglieri su otto. Contro si sarebbero espressi Antonio Verro, Rodolfo De Laurentiis e Guglielmo Rositani.

In base agli ultimi cambiamenti resteranno in vita i singoli marchi di Tg1, Tg2 e Tg3, ognuno dei quali dovrebbe avere come referente un vicedirettore. Il piano di Gubitosi è molto corposo, 132 pagine, e prevede grossi risparmi attraverso la riduzione delle duplicazioni, oltre che con una razionalizzazione del personale giornalistico che prevede meno direttori, vicedirettori e capiredattori.

Il dg esporrà il piano mercoledì prossimo in commissione di Vigilanza, dove il giorno prima sarà ascoltato il presidente Anna Maria Tarantola sulla lettera che il consigliere Antonio Verro avrebbe inviato nel 2010 a Silvio Berlusconi.

Luigi Gubitosi (Rai): ‘Arriveremo a una redazione unica’

“Dopo 35 anni finalmente si riesce a cambiare”.  È questo il commento di Gubitosi che ha aggiunto: “Cade un muro invisibile, ma storico. E cambia l’informazione, pensiamo che sarà migliore, più aggiornata e ci riporta a uno standard internazionale adottato da tutti gli altri broadcaster”.

“Arriveremo – ha detto ancora Gubitosi – a una redazione unica. Faremo un passaggio, prima dividendo in due le nostre testate attuali. Oggi ne abbiamo almeno sei televisive, diventeranno due che confluiranno in un’unica redazione”.

Secondo il direttore generale, “il modello è quello della Bbc storica, ma in realtà è un modello al quale stanno convergendo un po’ tutti gli operatori. È una grande semplificazione che ci permetterà di fare ancora più cose, di dar maggiore qualità e servizio ai nostri utenti. A tre anni dall’implementazione, l’azienda stima di poter risparmiare, con il piano stesso, 70 milioni l’anno”. In merito alle ricadute occupazionali, Gubitosi ha precisato che “ci sarà una migliore utilizzazione dei giornalisti e di tutto il resto del personale”.

A marzo in CDM disegno di legge su governance Rai

La riforma Rai e del servizio pubblico restano quindi al centro del dibattito. Secondo alcune fonti per metà marzo e, nonostante la ‘minaccia’ di Renzi di ricorrere al decreto d’urgenza, in Consiglio dei Ministri dovrebbe approdare il disegno di legge che riguarderebbe solo la governance Rai (quindi solo l’articolo 20 della legge Gasparri), visto che l’attuale Cda è in scadenza ad aprile e il premier vuole che il nuovo management venga eletto secondo le nuove regole.

Pare anche che il Ministro Boschi stia lavorando per individuare una corsia preferenziale in Parlamento.

Dal punto di vista tecnico il referente resta il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che assistito da un gruppo di lavoro del Pd voluto da Renzi da tempo sta lavorando alla riforma Rai.

Sotto la lente nuove norme per la riformare la governance, ma al pettine ci sono anche altri nodi quali il canone, il contratto di servizio pubblico e soprattutto il rinnovo della concessione che scadrà a maggio 2016 che Giacomelli ha sempre detto di voler anticipare a quest’anno.

A complicare le cose però ci si è messo Renzi minacciando il decreto d’urgenza e che, nonostante alcuni parlamentari abbiano precisato che sarebbe l’ultima possibilità davanti a un eventuale ostruzionismo parlamentare, non è ancora intervenuto per far chiarezza sulle sue dichiarazioni e per sedare le tante polemiche.

Un’entrata a gamba tesa non gradita anche ad alcuni esponenti del Pd che avevano sempre sottolineato la necessità del confronto parlamentare su un tema così delicato quale appunto la riforma della Tv pubblica.

Il presidente della Camera Laura Boldrini non ha fatto sconti e ha detto chiaramente, ospite della trasmissione di Floris, di non condividere la decisione di Renzi, spiegando che l’intervento sulla Rai non ha quei requisiti di urgenza richiesti per giustificare il ricorso al decreto legge. Vedremo.

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