Italia
Una storia interminabile quella che accompagna l’Agenzia per l’Italia digitale fin dalla sua nascita nel 2012. Dapprima i problemi con la nomina di Agostino Ragosa, successivamente con lo Statuto, per poi continuare perdendoci in una serie di cavilli amministrativi, accavallamento di competenze, intoppi burocratici, conti che non tornano…Insomma una vera e propria odissea che sembra non avere fine.
E quando tutti pensavano che con il governo Renzi ci fosse la possibilità di rilanciare i temi dell’Agenda digitale, che in tutto questo ha subito un forte rallentamento, ecco che tutte le carte vengono nuovamente scombinate e si profila un nuovo inizio, l’ennesimo.
Il premier mette il digitale nelle mani del Ministro per la PA Maria Anna Madia, Ragosa lascia la direzione generale dell’AgID e tutto riparte.
Una nota del ministero della PA ha informato ieri che a seguito di “un amichevole colloquio” con il Ministro Madia, che “gli ha rappresentato le esigenze connesse alla politica governativa di rinnovamento e discontinuità nell’amministrazione pubblica, e condividendo le finalità di questa politica, l’ing. Agostino Ragosa, ha rassegnato oggi le proprie dimissioni da Direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale”.
Ragosa, spiega ancora la nota, “ha manifestato la propria disponibilità a rimanere in carica fino all’insediamento del suo successore. Ciò consentirà di assicurare continuità all’attività dell’Agenzia e di definire le attività in corso, al fine di supportare il Governo in questa fase transitoria e di avvio di alcuni importanti progetti pubblici (relativi tra l’altro alla fatturazione elettronica, al sistema pubblico di identità digitale, all’anagrafe della popolazione residente), che l’Agenzia sta svolgendo con la Sogei e con i Ministeri interessati”.
Stando a quanto risulta a Repubblica, l’AgID sarà per il momento affidata a un Commissario Elisa Grande che gestirà l’Agenzia in attesa che venga bandita la selezione per il nuovo direttore generale.
In tutto questo l’Italia continua ad accumulare ritardi, come continua a dire la Commissione europea e come risulta anche dal servizio studi della Camera che certifica che, dei 55 adempimenti attuativi dell’Agenda digitale ne sono stati adottati solo 17 e, per gli atti non ancora emanati, in 21 casi risulta già scaduto il termine per provvedere.
Neanche il Digital Champion Francesco Caio, nominato da Letta, è riuscito a fare granché per l’Agenda digitale se non a mettere in campo due provvedimenti, quello per l’anagrafe e quello per la fatturazione elettronica.
La Madia avrà un gran bel da fare: dovrà organizzare un team che lavori proprio a questi obiettivi, tenendo presente che c’è di mezzo anche la riforma della PA e le trattative con i sindacati.
Il Ministro della PA dovrà dare prova di grande bravura nel coordinare le operazioni di un dicastero molto grosso dove non mancano le competenze ma dove serve una guida politica per gestire al meglio il progetto di digitalizzazione della PA e il rilancio dell’Italia digitale che tutti attendono.