Ogni giorno, in tutto il mondo, quasi 200 mila persone si muovono dalle aree rurali verso le grandi città. Un fenomeno demografico che andrà intensificandosi, nei prossimi anni, e che porta con sé conseguenze pesanti per l’ecosistema urbano e l’ambiente.
Sfruttamento elevato delle risorse energetiche ed idriche, produzione di rifiuti di ogni tipo, accesso di massa ai servizi, peggioramento della qualità della vita, mancata redistribuzione delle risorse, processi di inclusione/esclusione sociale, pesante impatto ambientale, percezione di insicurezza crescente da parte dei cittadini, sono solo alcuni degli argomenti chiave e delle criticità delle città odierne, attorno a cui si sta sviluppando un acceso dibattito a livello globale.
Le soluzioni tecnologiche ci sono, manca spesso la volontà politica di trovare ed attuare una governance efficace dei fenomeni e dei problemi. Le smart city sono dei paradigmi tecnologici e culturali che potrebbero favorire l’exit strategy dalla crisi economica, la sovrappopolazione e gli effetti dei cambiamenti climatici. “Grazie alle nuove tecnologie M2M, o machine-to-machine, è più facile integrare servizi e infrastrutture all’interno di un sistema innovativo ed efficiente, che poi sono le smart city di tutto il mondo”, ha spiegato in un articolo sul magazine IoT News Network Andrew Morawski, Head of Machine-to-Machine (M2M) per il Gruppo Vodafone in America del Nord e del Sud.
Tali soluzioni servono ad aumentare quantità e qualità dei dati disponibili per enti pubblici ed aziende, indispensabili per lo sviluppo e l’offerta di nuovi servizi (la cosiddetta ‘app economy’). “Le città del futuro ce le immaginiamo da anni e oggi abbiamo davanti ai nostri occhi le prime realizzazioni smart city, ma sono proprio i dati a definirne funzionalità, risultati ed eventuale apprezzamento dei cittadini”, ha ricordato Morawski, aggiungendo: “Grazie alle piattaforme M2M noi siamo in grado di raccogliere ed elaborare dati trasformandoli in informazioni, a partire dal traffico urbano, dai rifiuti accumulati nei cassonetti, dai parcheggi, dagli edifici, dalle nostre case, da cui poi ottenere delle applicazioni più efficaci e vicine alle esigenze dei cittadini”.
E questo, spiega il responsabile Vodafone, è possibile grazie ai sensori sparsi ovunque nelle nostre città (ma anche nelle nostre case): “Servono a captare e misurare il verificarsi di un fenomeno, comunicandolo in tempo reale ai sistemi di raccolta ed elaborazione dati, come nel caso di Chicago, una delle più sviluppate smart city americane, che ha installato già migliaia di sensori M2M e che presto ne monterà altri 500 per lo studio del clima nella sua area urbana”. Un progetto open source, aperto a tutti e partecipato anche dai cittadini (visto che è finanziato da soldi pubblici).
Morawski cita anche l’Europa, come best practice M2M, con i progetti lanciati e attuati in 25 Comuni dei Paesi Bassi e relativi ai cassonetti intelligenti (smart bins), per ottimizzare la raccolta dei rifiuti e promuovere la cultura del riciclo e del riuso industriale: “Vodafone, ad esempio, collabora con l’azienda Olandese Mic-O-Data per la gestione di oltre 6000 dispositivi M2M integrati negli smart bins cittadini, con l’obiettivo di offrire al cittadino un servizio più efficiente e di ridurre le emissioni di CO2 del 18%”.
Ulteriori vantaggi dell’M2M applicata al traffico è il suo utilizzo combinato al cloud computing, per la riduzione degli ingorghi cittadini che tanto tempo rubano ai cittadini e che sono all’origine di molte patologie croniche dovute allo stress e l’inquinamento: “La congestione del traffico urbano, secondo uno studio Roland Berger, ci costa 270 miliardi di dollari all’anno – ha affermato il dirigente Voadafone per le Americhe – l’utilizzo di servizi di infomobilità con cartellonistica stradale aggiornata in tempo reale e direttamente sul nostro smartphone/tablet aiuterebbe di molto ad evitare questi classici problemi delle città di tutto il mondo”.
Stesso discorso con l’illuminazione pubblica intelligente in uso in molte città americane (smart street light), dove l’M2M consentirebbe un controllo da remoto dei lampioni e dei sistemi di illuminazione scelti (magari a LED) regolandone intensità, attività, luminosità, consumi e gestendone al meglio le funzionalità multiservizi.
“L’M2M non solo ottimizza le performance tecnologiche del dispositivo, ma crea le condizioni per migliorare la qualità della vita del cittadino, evitando sprechi e costi aggiuntivi, garantendo un’alta qualità dei servizi pubblici e un basso impatto ambientale”, ha commentato a conclusione dell’articolo Morawski, un nuovo modo per promuovere la cittadinanza digitale delle smart city, dove le persone “finalmente sono messe in condizione di contribuire in prima persona alla trasformazione e la crescita del proprio quartiere e della città intera”.