Si riaccende il dibattitto sul diritto d’autore e sulla responsabilità degli Internet service provider alla luce della sentenza della Corte d’appello di Milano (n. 29/2015) nel caso RTI, del gruppo Mediaset, contro Yahoo! per il servizio video della società americana, tra l’altro non più attivo.
Una sentenza questa destinata a far discutere e che avrà un inevitabile impatto sul diritto d’autore online.
Secondo i giudici di Milano, infatti, le piattaforme di video-sharing non sono direttamente responsabili della pubblicazione da parte degli utenti di video coperti dal diritto d’autore, pur essendo tenute a rimuoverli, ma solo in presenza di segnalazioni “qualificate, puntuali e circoscritte”.
La sentenza d’appello rovescia completamente le decisioni assunte in primo grado secondo le quali la diffusione, da parte di Yahoo! di contenuti audio-video tratti dai programmi televisivi costituiva violazione del diritto d’autore.
Quali effetti avrà queste sentenza?
Simona Lavagnini, legale dello Studio LVG Avvocati e insegnante di diritto d’autore presso l’Università di Pavia, ha dichiarato a Key4biz che “La questione della responsabilità degli Internet Service Provider è oggetto da tempo di accesi dibattiti, anche da parte dei tribunali. L’Italia non fa eccezione, anche grazie alle molte iniziative giudiziarie intraprese negli ultimi anni da RTI (si pensi per esempio al caso YouTube/Google che pende avanti al tribunale di Roma, ai casi Yahoo!, etc.). La decisione del tribunale di Milano che è stata ribaltata dalla Corte d’Appello si era iscritta in una tendenza giurisprudenziale particolarmente severa nei confronti degli ISP, e non pareva in linea con le norme comunitarie ed italiane in vigore nella materia, né con la stessa giurisprudenza comunitaria”.
Lavagnini precisa anche a Key4biz che “Il nocciolo del dibattito concerne le modalità del contrasto ai contenuti illeciti immessi nelle reti telematiche. Posto infatti che tutti sono d’accordo circa la necessità di intervenire nel caso di individuazione di contenuti illeciti, il tema scottante concerne chi debba sopportare i costi ella ricerca dei contenuti illeciti, della loro segnalazione e della loro rimozione”.
“A me pare – conclude Lavagnini – che la recente decisione della Corte d’Appello si sia allineata a quanto previsto dalla normativa comunitaria, esprimendosi a favore di un bilanciamento ragionevole degli interessi in campo. In particolare, si è deciso che gli ISP non debbano essere gravati di un obbligo di sorveglianza preventiva (con tutti i costi a questo attinenti), ma si possano limitare ad agire a seguito del ricevimento di una adeguata segnalazione. Del resto affermare che gli ISP debbano sorvegliare preventivamente la rete, oltre ad essere in contrasto con le direttive comunitarie, appare anche praticamente impossibile o comunque eccessivamente oneroso: prova ne è che il servizio Yahoo! Video è stato cancellato dopo la decisione del tribunale di Milano.”
La sentenza non convince però Mediaset che ha già annunciato il ricorso in Cassazione contro una sentenza ritenuta “molto pericolosa per il futuro del diritto d’autore” specie visto che è ancora pendente il ricorso contro YouTube.