L’addio di ministeri e comuni alla carta è legge, dopo l’approvazione del decreto della Presidenza del Consiglio che impone il passaggio al digitale di tutti i documenti della PA nel giro di 18 mesi. Il dpcm, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 gennaio, parla chiaro: entro un anno e mezzo la PA dovrà adottare regole standard per la formazione, trasmissione, copia, duplicazione, riproduzione e convalida di un file che abbia valore legale, di certificato o di qualsiasi altro atto amministrativo.
“L’ultimo tassello per l’applicazione del Codice dell’amministrazione digitale”, dice all’Ansa Maria Pia Giovannini, dirigente dell’Agid che guida l’area Pa. Ora “la Pa ha tutti gli elementi per lo switch off dalla carta al digitale, 18 mesi il tempo per l’adeguarsi”.
Il decreto
Il dpcm che racchiude le indicazioni cui devono attenersi tutti gli enti della PA si intitola “Regole tecniche in materia di formazione, trasmissione, copia, duplicazione, riproduzione e validazione temporale dei documenti informatici nonché di formazione e conservazione dei documenti informatici delle pubbliche amministrazioni”. E’ composto di cinque capitoli e altrettanti allegati, che dettano le norme tecniche cui attenersi destinate alla PA ma anche ai cittadini che si mettono in contatto con i vari uffici ed enti pubblici.
“L’obbligo di adottare per tutte le amministrazioni pubbliche il documento elettronico nasce dal Codice per l’amministrazione digitale (Cad)”, precisa Giovannini, regista del nuovo regolamento.
Il Cad già stabilisce come “gli atti formati dalle pubbliche amministrazioni con strumenti informatici, nonché i dati e i documenti informatici detenuti dalle stesse, costituiscono informazione primaria ed originale da cui è possibile effettuare, su diversi o identici tipi di supporto, duplicazioni e copie per gli usi consentiti dalla legge”.
Mettere in pratica le nuove regole non sarà certo una passeggiata. “Non è un principio facile da far valere, anche se sono previste già sanzioni per i dirigenti che non si adeguino – dice Giovannini – Però oggi ci sono diversi modi per formare e trattare un documento informatico ed ecco perché sono previsti 18 mesi di transizione prima di passare al completo adeguamento”. Insomma, l’obiettivo è sempre lo stesso: semplificare e uniformare le procedure di trattamento dei documenti, superando una volta per tutte la dipendenza del settore pubblico dalla carta.
Resta il nodo dei cittadini digitali
Nelle disposizioni finali del decreto, che entra in vigore fra un mese, è stabilito che “le pubbliche amministrazioni adeguano i propri sistemi di gestione informatica dei documenti entro e non oltre diciotto mesi dall’entrata in vigore del presente decreto. Fino al completamento di tale processo possono essere applicate le previgenti regole tecniche”. A questo punto per la dirigente dell’Agid “ci sono tutti gli strumenti affinché la Pa, ma anche i privati, possano superare l’utilizzo della carta e la diffusione del documento digitale diventi una realtà per il Paese”.
Fatto salvo l’obbligo di digitalizzazione della PA, resta da vedere se i cittadini si adegueranno anch’essi allo switch off e se saranno quindi incentivati e coinvolti in modo tempestivo in un cambiamento di paradigma che porterebbe alla PA risparmi miliardari. (P.A.)