La Legge di Stabilità 2015, approvata ieri, contiene importanti novità riguardo alle frequenze televisive.
Il Governo ha intanto mantenuto l’impegno di prorogare al 30 aprile la data entro il quale bisognerà liberare le frequenze che creano interferenze ai Paesi vicini all’Italia.
Confermato anche l’aumento degli indennizzi per le Tv locali che saranno ‘sfrattate’ che adesso salgono a 51 milioni di euro.
Respinto però l’emendamento del Governo, giudicato inammissibile, che chiedeva il ‘congelamento’ almeno per un anno del canone per l’utilizzo delle frequenze tv del digitale terrestre.
Di conseguenza, per calcolare i contributi annuali bisognerà far riferimento allo schema predisposto dalla Delibera Agcom, approvata a settembre.
Il nodo canone
Un provvedimento controverso quello dell’Autorità che ha sollevato diverse obiezioni anche all’interno della stessa Agcom e che secondo alcuni garantirebbe un maxi sconto a Rai e Mediaset.
Secondo alcune stime, i due principali operatori tv pagherebbero, per il 2014, 13 milioni ciascuno, anziché 50 in totale, come avveniva quando il canone era calcolato sulla base del fatturato. Altre stime parlano di un risparmio per i due incumbent ancora maggiore: 23 milioni per la Rai e 17 per Mediaset nel 2014, con minori entrate per l’Erario di oltre 39 milioni rispetto al 2013, a causa del maggior esborso per altri operatori nazionali.
Secondo alcune fonti, però, il Governo cercherà di garantire una certa equità tra gli operatori con il decreto ministeriale con cui dovrà recepire le indicazioni dell’Agcom.
Ecco come si paga
Il canone per l’uso delle frequenze in vigore fino al 2013 indicava che le aziende dovessero corrispondere allo Stato l’1% del fatturato fissando anche un limite per le tv locali pari a 17 mila 776 euro. Con il nuovo sistema, che fa pagare l’operatore di rete che usa il mux e non l’azienda editoriale, è stato calcolato che una Tv locale attiva in un’area poco più grande della Lombardia potrebbe arrivare a pagare fino a 300 mila euro fra diritti d’uso delle frequenze e diritti amministrativi.
Infatti, proprio per garantire la parità di gettito rispetto ai circa 50 milioni che fin qui le frequenze per le tv hanno assicurato allo Stato, se Rai e Mediaset diminuiscono il canone gli altri soggetti del mercato – tra cui Persidera (che si è già espressa contro) e lo stesso Urbano Cairo detentore dell’unico mux assegnato all’ultima asta delle frequenze – dovranno pagare di più.
La base per il calcolo è stata indicata dall’Agcom in base alla cifra di circa 30 milioni pagata da Cairo per il Lotto 3.
Riordino dello spettro
Quanto al riordino e alla razionalizzazione dello spettro radio, l’emendamento del Governo passato in Senato e inserito nel maxiemendamento realizza una corsia preferenziale per gli operatori locali nella riassegnazione delle frequenze disponibili.
Vengono, infatti, concesse agli ‘interferenti’ le frequenze non assegnate nell’ambito della procedura di beauty contest e liberate quelle bloccate con la procedura d’infrazione Ue, aperta nei confronti dell’Italia col passaggio al digitale terrestre.
Più precisamente, con lo scopo di aumentare la capacità trasmissiva a livello locale, il Governo metterà frequenze nazionali non utilizzate a disposizione di operatori di rete scelti con graduatorie regionali e in base a criteri che terranno conto dell’esperienza maturata nel settore, dei piani tecnici presentati e della solidità economico-patrimoniale.
Su questo terreno la correzione all’emendamento da parte del Senato indica che se nessun operatore locale corrisponderà ai criteri indicati, le frequenze potranno essere messe a disposizione anche di operatori nazionali ma con l’obbligo di trasmettere programmi locali. Dunque anche nel caso di operatori di rete nazionali, fossero anche RaiWay o Ei Towers, dovranno ‘trasportare’ sulle frequenze così ottenute esclusivamente programmazione televisiva locale.
I contributi
I contributi alla rottamazione saranno utilizzabili da chiunque restituisca una o più frequenze favorendo, nell’ordine, coloro che decideranno di liberare quelle interferenti e le nuove società che, consorziandosi, consentano un uso più efficiente dello spettro. Saranno dunque privilegiati i consorzi a livello regionale.
Quanto ai futuri contributi pubblici, non andranno a chi sarà l’assegnatario delle frequenze, ma agli editori, tenendo in considerazione i criteri degli ascolti, del numero di dipendenti assunti a tempo indeterminato con particolare riguardo ai giornalisti.