Diritto all’oblio, dopo il caos iniziale Google lancia un sito ad hoc

di Raffaella Natale |

Dopo le questioni sollevate dal Guardian e della BBC per alcuni link rimossi dal motore di ricerca, Google ha deciso di lanciare un sito per raccogliere l’opinione degli utenti sul diritto all’oblio.

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Il diritto all’oblio e la recente sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha stabilito anche la responsabilità dei motori di ricerca per i contenuti pubblicati online da terzi, continua a restare uno degli argomenti caldi per Google che ha deciso di lanciare un sito ad hoc per raccogliore l’opinione degli utenti.

L’azienda, che ieri ha annunciato l’istituzione di un fondo da 100 milioni di dollari per sostenere le startup europee, torna sul diritto per gli utenti internet d’essere dimenticati e lo fa dalle pagine del Guardian, con il quale nei giorni scorsi s’è registrato una polemica per via di alcuni articoli rimossi dal motore di ricerca e poi rispristinati.

Per Google la questione s’è poi ulteriormente aggravata a seguito della cancellazione di un ‘post’ del 2007 pubblicato dal giornalista della BBC,Robert Peston, sull’ex capo di Merryl Lynch, Stanley O’Neal.

 

Il vicepresidente di Google e responsabile dell’ufficio legale, David Drummond, ha ammesso che il motore di ricerca ha ‘erroneamente’ rimosso quei link dopo la segnalazione di alcuni utenti che rivendicavano il diritto all’oblio (Scheda).

Drummond ha dichiarato “Non siamo d’accordo con la sentenza” ma “ovviamente rispettiamo l’autorità della Corte Ue“, aggiungendo però che “un vivo dibattito è benvenuto e necessario“, proprio per evitare di incorrere in alcuni errori com’è avvenuto per gli articoli del Guardian.

 

Per evitare altri problemi di questo tipo, Google ha annunciato la nascita di un nuovo sito, messo a punto dall’azienda di Mountain View, già online, su cui si trovano i nomi e le biografie di tutti i membri del Comitato istituito ad hoc sul tema e anche un modulo con il quale tutti gli utenti del web possono esprimere la propria opinione sul diritto all’oblio.

Del Comitato fanno parte, tra gli altri, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, il direttore di Le Monde Sylvie Kauffmann, e l’inviato speciale per la libertà d’espressione e d’informazione dell’ONU Frank La Rue.

 

Stiamo facendo del nostro meglio per attenerci alla sentenza rapidamente e responsabilmente – ha aggiunto Drummond -. E’ un compito enorme, dal momento che da maggio abbiamo ricevuto più di 70.000 richieste che riguardano 250.000 pagine web“.

 “Gli esempi che abbiamo visto finora evidenziano i difficili giudizi di valore che i motori di ricerca e la società Europea devono ora affrontare – ha spiegato Drummond -: ex politici che vogliono far rimuovere messaggi che criticano le loro politiche quando erano in carica; criminali violenti che chiedono di cancellare articoli sui loro crimini; recensioni negative su professionisti come architetti e insegnanti“.

 

Naturalmente – ha osservato il manager di Google – in soli due mesi il nostro processo è ancora molto in fase di sviluppo. E’ per questo che la scorsa settimana abbiamo erroneamente rimosso i link ad alcuni articoli”.

 

“La buona notizia – ha concluso Drummond – è che il dibattito in corso fornirà elementi per lo sviluppo dei nostri principi, norme e pratiche – in particolare su come bilanciare il diritto alla privacy di una persona con il diritto all’informazione di un’altra. E’ una questione complessa, senza facili risposte. Per questo un vivo dibattito è sia benvenuto sia necessario; in quanto, almeno su questo tema, nessun motore di ricerca ha una risposta immediata o perfetta”.

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