Secondo l’ultimo rapporto IFPI sul cambiamento e lo sviluppo dell’industria musicale, le case discografiche si confermano come il motore dell’industria musicale globale, con investimenti annuali che raggiungono i 4.3 miliardi di dollari in A&R e marketing.
Le etichette rimangono quindi i primi e maggior investitori in artisti e repertorio, con il 27% di investimento (rispetto al 26% registrato nel 2011). E’ stato inoltre riscontrato che negli ultimi 5 anni, le case discografiche nel mondo hanno investito più di 20 miliardi di dollari in A&R e marketing.
Più di 7,500 artisti hanno firmato un contratto con una major nel 2013, a cui si aggiungono poi altre decine di migliaia di artisti considerando le etichette indipendenti. Tra questi, un artista su cinque è un emergente, proprio a sottolineare l’importanza del nuovo talento come linfa vitale dell’industria.
Le case investono pertanto una parte dei ricavi globali in A&R che è maggiore rispetto a quanto in altri settori si investe in ricerca e sviluppo. Degli investimenti in A&R, solo quelli in ricerca e sviluppo (16%), superano gli investimenti in ricerca e sviluppo di settori come quello dell’informatica (9.9%) e dell’industria farmaceutica e biologica (14.4%) [1].
Il rapporto Investing in Music è stato rilasciato da IFPI, che rappresenta l’industria discografica nel mondo, in associazione con WIN, che rappresenta le etichette indipendenti internazionali. Il rapporto è stato lanciato durante l’evento ‘Friends of Music’ a Strasburgo tenuto da IFPI e dal suo Presidente Plàcido Domingo. Con dati aggiornati e numerose case-study di settore, il rapporto sottolinea e mostra il durevole e rinnovato rapporto tra etichette musicali e artisti nel mondo digitale.
Frances Moore, chief executive di IFPI, ha dichiarato: “L’Investing in Music sottolinea il valore degli investimenti multi milionari per gli artisti che vengono effettuati ogni anno dalle major e dalle etichette indipendenti. E’ stato stimato che gli investimenti in A&R e marketing degli ultimi 5 anni hanno superato i 20 miliardi di dollari. E’ un dato impressionante che permette di misurare la qualità che definisce l’industria musicale e le attribuisce un valore unico.”
Alison Wenham, chair of WIN, ha inoltre affermato: “La maggior parte degli artisti che vogliono intraprendere una carriera in ambito musicale cercano un accordo discografico. Vogliono riuscire a raggiungere i migliori produttori, fonici ed ingegneri del suono, oltre che i migliori musicisti nel settore. Hanno bisogno di supporto finanziario e di un sostegno professionale per attivare campagne di marketing e promozione.”
Il rapporto fornisce dati sulle case discografiche e racconta di gruppi e realtà musicali che giungono da tutto il mondo, tra cui Ed Sheeran, 5 Seconds of Summer, Lorde, MKTO, Negramaro, Nico & Vinz, Pharrell Williams and Wei Li-An.
Il rapporto include inoltre:
- I costi per permettere ad un’artista di esordire sul mercato di massa rimane sostanzialmente tra $500,000 e S$2 milioni. Il costo generalmente è dato da varie voci quali: gli anticipi ($50,000-350,000), i costi di registrazione ($150,000-500,000), i costi di video produzione ($50,000-300,000), costi e supporto tour ($50,000-US$150,000) e costi di marketing e promozione ($200,000-700,000).
- Le case discografiche investono in talenti locali e permettono a questi di raggiungere audience mondiali. L’industria discografica esporta i suoi artisti a livello internazionale, ma investe pesantemente nel repertorio locale. In 12 dei suoi maggiori mercati, i repertori locali contano per oltre il 70% delle vendite degli album in top10.
- Le performance live non hanno sostituito le etichette discografiche nel ruolo di guida dell’industria musicale. Mentre le case investono $2.5 miliardi in A&R, non c’è una piccola evidenza di un investimento simile nella musica emergente che arriva da altre fonti. I 5 maggiori tour del 2013 sono stati fatti da artisti che avevano pubblicato album nove o anche più anni prima, tra cui un gruppo che ha proposto registrazioni di oltre 50 anni prima. Pochi artisti riescono a raggiungere una carriera sostenibile e scalabile senza produrre dischi con il supporto di un’etichetta.
- Gli artisti cercano e vogliono un accordo con le etichette. Una ricerca condotta nel Regno Unito con l’ Unsigned Guide, ha rilevato che il 70% degli artisti attualmente senza contratto, ne vorrebbero uno con le case discografiche. Il motivo che più di tutti spinge verso questa scelta è il supporto di marketing e promozione che si riceve (76), il supporto per un tour (58%) e la possibilità di poter ricevere un supporto finanziario in forma di anticipo (45%).
- Gli accordi con i brand e di sincronizzazioni hanno accumulato maggiore importanza. Un accordo di questo tipo permette di sbloccare differenti forme di ricavo, per artisti ed etichette. Questi includono una nuova generazione di “brand partnership” e accordi di sincronizzazioni, tra quali per esempio l’utilizzo delle registrazioni in TV, nei film, nei video giochi e nella pubblicità.